L’appello

Mi trovavo in una distesa brulla

e camminavo

lungo una strada

sinuosa come

un serpente giallo.

 

Mi venne incontro.

una sagoma scura

che fluttuava

nel nero d’un mantello.

 

Non aveva volto,

non aveva corpo.

Era un’ombra di nulla.

 

Mi chiamò per nome

a voce alta,

con tono deciso.

 

Io non risposi,

 

ma compresi che

quell’ombra di passaggio

mi aveva preso il nome

per segnarlo

nel suo fatale appello.


Tragici abissi

Tragici abissi senza confini,

bui ed ignoti dirupi marini,

diàfane, pallide tombe fluttuanti

d’esangui corpi d’ignoti migranti.

 

Progetti e speranze come sparse conchiglie

spezzate e svuotate nel sabbioso fondale.

 

Annaspanti bocche annegate di mare

che affiorano ancora per l’estremo respiro.

Disperati occhi bruciati dal sale,

rivolti a questo lido lontano,

a queste spiagge tanto sognate,

prima di scendere,

piano,

nel nulla d’azzurro e d’infinito silenzio.


Distesa sulla sabbia 

Eterno, dolce appassire del tramonto

sulla madreperla tremolante del mare.

 

Mi stendo sulla sabbia, a braccia aperte,

per sentirmi una cosa con la Terra.

 

Per sentirmi insieme alle Vite passate

che si sono spente nella Terra.

Per sentirmi insieme alle Vite future

che, s’accenderanno, per un istante,

per veder la luce delle stesse stelle.

 

Mi sono stesa sulla sabbia a braccia aperte,

per sentirmi una cosa con la Terra.

 

E ho viaggiato con lei a velocità straordinarie.

E mi sono lasciata portare nel vuoto dell’Immenso,

vorticando fra gli astri, in ellissi ed in spirali

apparentemente senza senso.

 

Ho viaggiato in un lembo d’Universo,

stupita del mio effimero, inspiegabile Presente.

E ho ruotato con questa nostra folle giostra,

dove s’accalcano gli umani e s’ammucchiano i rifiuti.

E ho sentito perdersi fra gli astri

le grida e gli scoppi della guerra.

O Terra, mia Terra violentata e guasta,

O Terra, mia Terra, perché mai facciamo questo viaggio?

 

Intanto, lontani, profili d’acuminati monti

addentano, con i morsi ormai scuri della notte,

le acque inquiete del profondo.

 

Mentre io, stesa sulla sabbia,

ancora ruoto nei vortici dei mondi.