2020

Dentro la pelle avvizzita,
un turgido cuore combatte.
Batte e segna le ore del tempo trascorso
che ha trasformato i ricordi in dolore.
Eppur dentro di essi si cela
l’ insieme di volti, di odori, sapori e saperi che il tempo ormai vela.
Cosa è restato che non abbia lasciato il vuoto
di un futuro che spaventa, in cui nulla è più noto.
Dietro la strada è crollata,
davanti la nebbia è calata spessa e pesante.
Amore, lavoro, famiglia, certezze, ora sono
al di là delle tende di una finestra che sola,
ti ricongiunge a un mondo che non sa più chi tu sia.

 

 

 

Non guardarmi

Povera cosa io sono.
Il mio tronco è stato segato e abbattendosi al suolo, ha spezzato i sui rami.
Tuttavia un seme è restato.
Un seme è germogliato dal mio seno tagliato,
si è nutrito di me.
Un magnifico arbusto selvaggio, che non conosce la natura di sé.
E lei guarda il tronco abbattuto
Pensando di esserne figlia, immemore di quanti venti e tempeste,
hanno scosso i sui rami.
lasciandolo intonsi.
Affrontava uragani, proteggendo il suo seme.
Non guardare oh cespuglio, questo tronco abbattuto.
Cerca invece nel seme i ricordi
Di rami verdi e ombrosi che ti diedero gioia.

 

 

 

La notte

La mia bimba non dorme e la cullo.
La mia bimba non dorme e mi guarda vivace.
Dorme solo attaccata al mio seno.
La mia anima geme dal sonno,
eppur gode di un simile frutto,
sicchè si abbracciano saldi la gioia e il lutto.
E non so qual di lor sia più vero,
davanti ad un uomo che ti guarda severo,
e rivendica il suo pezzo di te.