Mare Magnum

O mare, tu che sei dell’infinito,

il sogno, il tempo, il grido.

Quant’amor avvolgono le tue onde,

fremebonde di passion, cosi gioconde

Nei tue abissi, ove regna l’incognito

Quanto passato celato e quanti inattesi ritorni.

Specchio d’acqua che tutto vede,

che tutto racconta, non celar i tuoi tesor,

al bianco candor di madre luna e suoi lumi.

Le tue creature t’invocano con dolce canto,

nessun richiamo mai cosi soave e velato,

sirene che celano un misterioso racconto,

attendono la tua leggenda senza compianto,

come muse che invocano sospiranti il loro creatore.


Specchio

Finestra, tu che d’ogni vita sei lo specchio,

il tuo riflesso non svela mai il vecchio.

Come tesor nascondi ogni tuo tresor,

donando ad ogni tua ricchezza valor.

Quanti passi, voci e anime hai celato

Senza tralasciar nessun fiato.

Eppur fra le tue forti mura tutto freme

E nulla sfugge en passant al tuo sguardo.

Ogni mormorio rintocca come una impalpabile cantata,

un echeggiare di vividi sogni che danzano

fra i tuoi distinti labirinti fino a sera,

lasciando una fragranza di vissuto nell’atmosfera.


Incontro

O libero Cupido, il tuo sguardo ha incontrato il mio,

in un silenzio senza loco e tempo.

Era mattina e l’aria profumava di caffellatte.

Nulla era scritto eppur quei momenti erano tutto.

Fra mille suoni con vigor ti sei battuto,

per difender con grazia un cuor libero e puro.

Come uno scudiero schermavi ogni freccia,

Poi, senza svelar la tua lontana genesi,

con sagacia sei scomparso come sei apparso,

come un sospiro tra le soavi braccia dell’aura.

In cerca di coglier il fatato attimo,

il mio cor non riconosceva i fragili esulti

Nulla sospettava in quel attimo rapito dal destino.

Eppur in quei passi c’era scritta la vita,

in quegli occhi dipinto l’avvenire,

quella melodia enunciava una mirabilia.