A stemperar ambizioni lasse e la mia speme ormai lessa.

Pensando come bloccare il Loro mondo che vita fa fessa.

A curarmi da questa rabbia rossa che sale facendo male.

Pensando che è colpa Loro il non poter essere animale.

A immaginare senza più empatia una vita di vere emozioni.

Pensando che ciò che provo è sofferenza che pesta intenzioni.

A lottare per liberarmi dal Loro mondo che forte ghettizza.

Pensando che resa sia meglio e che la morte tranquillizza.

A paragonare Nativi con ingenue frecce per salvare propria pelle.

Pensando che pregare natura salvi almeno lo spirito nelle stelle.


 

Scura e invadente coprendo si espande la nuvola di pioggia.

Smorza luce e ombre del suolo fermo sopra cui poggia.

Più grigio appare il fiorire della primavera che lenta arriva.

Veloce cade quel calore con speme di ogni allegra alternativa.

Ormai toccato da mani fredde del vento che improvviso aggredisce.

Un pensiero teso sulla sorte del mondo forte mi intristisce.

Come tale nuvola che divampa e chiama tuono e fulmine.

La nera fine arriverà mangiando sangue e vita al culmine.

Mi copro dal pizzicar del gelo che colpisce come lance.

Non cadono dalla nuvola queste gocce a solcare mie guance.


 

Avevo quella impressione che la mia Ansia potesse sparire lontano.

In quella età bambina in cui tutti mi chiamavano “strano”.

Ma oggi è ancora qui sulla spalla della mia anima.

Come un avvoltoio pesa e graffia e ride alla lacrima.

Prove e sfide superate non mi aiutano a comprenderne fattezze.

Lei mascherata non si mostra e vedo albe come tristezze.

La sua sinistra amica Paura mi attacca forte e opportunista.

Non esiste gioia che io non tramuti in nera antagonista.

Non mi aspetto più niente tranne una solita fine deturpante.

Rapito da storie sopravvivo in questa lunga agonia tanto massacrante.