Mi disse il Salice

Noi abbiamo vissuto

La morte del valore estetico.

Semplici righe nere nell’orizzonte

Che trafugano ogni senso

Dalle pagine di questa giornata.

Noi abbiamo temuto

Che il focolaio delle vostre paure

Sfuggisse dalle prigioni

E abbiamo assistito mesti

Alla melodia di quell’ora.

Noi ci siamo persi

Dentro i gelidi sguardi dei ghiacciai quando,

Macchiati di rosso da un sole alla deriva,

Ci pregavano dolcemente di tenergli le mani.

Abbiamo annaspato

Fra le radici di questa terra

Cercando anche

Una singola traccia di gratuità

E ne siamo usciti sconfitti.

Non ci siamo ancora arresi

No…per favore,

Non ce lo chiedete.

Preferiremmo morire.

Non ci siamo ancora arresi

E continueremo ad esporre

Le nostre schiene

Alle vostre fruste.

Non abbiamo un nome

Chiamaci

Se vuoi

Poeti.


Febbre da Caffè

Cachinnando,

Come suona sgradita alle mie

Memorie

Questa scarna parola.

E’ come se si presentasse d’innanzi agli sbandati,

Vantando la sua discendenza dal fetore della terra.

-Annaspando fra le miti

Levigature di un angolo,-

Parrebbe essere

La degna voce del nostro vagare.

Cachinnare, <<cosa?

Forse volevi dire scappare

Dai rimasugli di questa giornata! >>

Improvvisare, intendo dire

Sulle rime di questo lento

Procedere verso il basso.

<<non è forse questo il

Greve spartito dell’uomo? >>

Improvvisare,

Intendevo,

Fra le fronde di questi rami.

Ho visto che mi segui

Lettore curioso

E hai annotato questo vocabolo

Fra le pagine dei mesti presagi.

Improvvisare intendevo,

E premere con

Le nostre mani

Le tempie di queste

Prigioni.

Cachinnare, annaspare, vagare.

Non mi è parsa inutile questa

Deviazione

Solo,

Ingiallita dalla nostra

Cupidigia.

Non cercare dignità in quello che non hai

Uomo.

La Musa è ormai fuggita

Ma, correndo,

Ha lasciato cadere l’ombra

Sua complice

E Terra

Mi è parso di udire,

Fra le sue ultime

Confessioni,

Non Vittoria,

Non Gloria.


Poesia Povera

Io ho imparato a sognare

E nei meandri di questa vita

Ho scorto singole fratture

Di verde

E mi sono incantato d’innanzi

Al pensiero dell’Infinito

Così scritto dentro di noi

Da rimanere invisibile,

Sussurrato e atteso.

Quale spettacolo

È la vita

Per chi sa osservarla!

Riesco a sentire il respiro

Di ogni singolo pianista

E sono con lui,

Seduto davanti a quella vetrina,

A barattare cinque minuti del mio tempo

Con il profumo

Del Mondo.

Poesia povera e semplice

Che ti componi da sola,

Come una figlia orfana

Che non conosce la schiavitù

Del giudizio altrui.

Poesia debole e introversa,

Delicato e acerbo canto adolescente,

Unica voce

Della mia Anima.