Acquaria

Cade una foglia che si bagna

del colore dell’autunno separata

dalla chioma verde dell’albero

appena rinsecchito

staccato il cicciolo del suo destino

plana nell’acqua salmastra e scende

con garbo protetta dall’acqua del catino

dietro le vetrine occhi sgranati a meraviglia

scivolano più in basso

per corridoi trasversali

i pesci stupefatti.


 

Nostalgia

Una ferita dello spazio da cui il suono si approfitta

S’incunea e si dipana nell’aria fresca della sera

L’occhio cattura l’effetto

E qualche riflesso di luce lontana, stellare

A rovistare tra gli scherzi della memoria

Un via vai di ricordi, ricordi?

Il tempo non molla la presa

E’ il colore del vento che s’abbuia.

Sale ora il sole che ci vide.


 

Acquaria 2

Provo a calarmi nel profondo degli abissi

come un sasso che piomba nel mare

inghiottito dalle tenebre

via via più silenzioso giù da basso

ingolfato dalla gravità dei misteri della terra

affamata di bisbigli sempre sommersi o sommessi

quasi a perdersi con l’acqua

tanto appare inutile la presenza di un rumore

comunque assopito o forse sbigottito

dal penetrare in bui inesplorati

fino al silenzio di due occhi belli

le narici spalancate da allegra malizia

la bocca ridendo negli anfratti di un umore improvviso

spalancate le branchie alla meraviglia di esistere, colorate.