IMPARARE A VIVERE

Da bambino impari a camminare,
da bambino impari a parlare.
Giochi, giochi, giochi.
Che cos’è?
Perché?
Molta importanza avrà la risposta
e con quale interesse ti verrà trasmessa.

 

A scuola impari a scrivere, leggere e contare,
a scoprire come del mondo è il suo funzionare.
Giochi, giochi, giochi un po meno.
Torni a casa felice di quanto imparato,
di ciò che è capitato.
Stupito del tutto,
voglioso di nuovo.

 

Durante il liceo impari ancora il mondo,
la storia, l’arte, e forse anche il corpo.
Giochi, giochi ancor meno.
Qualcosa comincia ad annoiare,
non vorresti più studiare.
Scopri il sesso,
scopri l’amore.

 

Continui ad imparare
andando a lavorare.
Giocare?
Ho un problema da risolvere!
Questione di fortuna.
Sesso o successo,
drogarsi è più semplice.

 

E adesso cosa fare,
se sai solo imitare?
Crisi!
Puoi di certo dimenticare,
puoi di certo ignorare.
Ma è adesso che devi cominciare a pensare,
pensare alla vita che ti sta per bussare.

 

Imparare ed imitare,
perché non creare?
Generare!
Iniziare e costruire per cambiare,
capire dove andare.
Io sono, o io penso?
Forse io sento!

 

Di imparare non dimenticare,
di imparare ad ascoltare.
Paura?
Lasciati andare,
e scoprirai cosa fare.
È l’emozione ciò che vuoi trovare,
ma prima la devi cercare.

 

L’amore devi imparare,
coltivare e non dimenticare.
Gioire!
Se la gioia non impari,
la gioia non esprimi.
E allora il bambino ti tocca guardare,
perché adesso è lui che vuole insegnare.

 

Scegliere puoi,
ma forse scegliere devi:
Sognare
Provare
Sperare
Credere
Vivere.


LA FELICITÀ È AMORE

Se sono un pensiero,
sono il desiderio;
nei sogni mi dimeno,
nei suoi livelli più profondi.
Cogliermi non puoi
se prima non ci credi.
Alla magia tu devi ambire
per potermi accarezzare.

 

Se sono un’espressione,
sono la passione;
dal centro irradio il mio sapore,
giusto li, si, dal cuore!
A come agir tu non pensare,
io non ho regol da seguire.
All’improvviso arriverò
ed il tuo tempo fermerò.

 

Se sono un’azione,
sono l’improvvisazione;
è la paura che trattiene
sempre il mio potere.
Fiducia in te devi avere
e l’errore non temere.
Energia io ti darò
e la tua vera vita svelerò.

 

Se sono un’emozione,
sono lo stupore;
Per differenza io mi genero
e sempre più in alto posso andare.
Se provarmi tu non sai,
il bambino imiterai.
Il mio sorriso ti accoglierà,
e la tua più forte arma diverrà.

 

Se sono una parola,
son di certo la più bella;
possedermi è una virtù,
dimostrarmi una grandezza.
Nel mio agire non c’è scopo,
ne origine, ne destino.
Felicità è il mio nome
e mi svelo con l’amore.


STATI DI COSCIENZA

Un giorno mi capitò di incontrare,
otto uomini convinti di spiegare
la natura del loro farneticare.
A coppia parvero trovare,
un opposto modo di operare.

 

Io sono il miserabile,
della vita nulla mi è mai bastato
e in un lamento il mio suono ho imprigionato.
Sempre ceco ed assetato,
rimpiango il giorno che son nato.

 

Io sono l’ignorante,
il perchè non mi sovviene
e l’indifferenza è mia compagna.
L’istinto mi precede ed io lo temo,
ma di chieder perdono ho gran vergogna.

 

Io sono il “politico”,
potere ed importanza ho perseguito
e la superbia mi ha avvelenato.
Della semplicità non ho più ricordo,
o forse si, ma non l’afferro.

 

Io sono il solitario,
un mondo mio mi son creato
di eterno giudice ed imputato.
Con gli altri la mia legge non funziona,
resto quindi ad annoiarmi in poltrona.

 

Io sono l’operaio,
fatica e sofferenza mi han trovato
ma l’onore mi ha salvato.
Mi illudo spesso o mi rassegno,
son forte si, io non m’arrendo.

 

Io sono l’imprenditore,
di fiducia e speranza son padrone
e dal rischio ricevo l’emozione.
La ricchezza non mi soddisfa,
è sempre un nuovo inizio a darmi forza.

 

Io sono l’intellettuale,
tanta voglia ho di parlare
ma prima ancora di ascoltare.
Il mio mondo è un labirinto,
dove ogni scelta è un entusiasmo.

 

Io sono il contadino,
di tutti son da sempre il padre
e sfamo i figli anche senza alcuna stima.
La libertà per me è cosa naturale,
e so già che arriva sempre il sole dopo un temporale.

 

Io sono il sognatore,
le vie del cielo mi son chiare
e non ho problemi a ritardare.
Sto spesso fermo a contemplare,
mi incanto e penso: “sono reale!”

 

Io sono il religioso,
grazia e coraggio mi accompagnano
e di pentirmi non ho vergogna.
Il mio verbo è verità,
la mia solitudine una felice realtà.

 

Io sono il compassionevole,
le vie del cuore ho ritrovato
e dei perchè io non mi curo.
La saggezza è per me un ideale;
non son difficile, ma naturale.

 

Io sono lo spettatore,
di questo rebus ho la soluzione
osservo e ascolto, sempre con stupore.
Salgo e scendo in continuazione,
dentro questa mia comica illusione.

 

Sei tu quindi, il sol che sceglie come pensare;
dipende da quanto riesci a sopportare
il peso di una coscienza che sa già dove andare.
Sapere di non sapere è un traguardo arduo da varcare;
dopo chissà, si riuscirà forse davvero a volare.