Così si finisce
così terminan le novelle
Piogge violente e liquidi ricordi
occhi si chiudono e il tuonare è forte

Un’enorme scintilla
cade sul bacio
terminato è l’ inchiostro si richiude il sipario

Lei è sparita
rimane il sapore
del ricordo di un bacio
Terminato è il racconto è morto il teatro.


 

Sei come un’artista che disegna la vita
Sei la forza divina che dà luce al neonato
sei una solida capanna durante la tempesta
che lo racchiude dal primo movimento umano,
premurosa, attenta iniziatrice.
Adesso però il silenzio t’inonda
il tuo sguardo è diffidente,
quei pianti non sono più tenere note
la sua fame diventa pian piano mani tra i capelli
digrigni i denti,
irrigidisci le dita.
Lo guardi piangere
accennando un sorriso fatale:
-amore mio- prendi un sacchetto,
ti avvicini al poppante baloccando la voce
Allunga le manine per prendere quella plastica opaca,
il moccio torna su d’un colpo e
il viso rosso del pianto si cristallizza in un fermo immagine
di attesa e speranza di quel nuovo giochino.
Chi sei?<<Medea, e non mi hai conosciuta fino ad oggi>>
Dove è andato a finire quel sinfonico pianto di bisogno?
Cosa hai fatto Medea? Perché non piange?
<< Io sono Medea ma le mani che stringono vigorose il suo pianto son tue Adesso è racchiuso nella plastica opaca>>.
Un vento nostalgico suona lento.
Amarcord
Silenzio.


 

Come sarebbe la percezione del sensibile senza la cecità?
Cosa sarebbe l’Amore senza il delirio?
La luna non sarebbe altro che un satellite e non una distratta confidente.

Cosa sarebbe il visibile senza il sospetto del suo opposto?
Cosa sarebbe il desiderio senza mancanza?
Credo di aver sentito il divino stanotte.

Cembali e rime si accovacciano sotto l’edera.
Per quali strade va camminando la Poesia
se non per i fitti boschi nebbiosi che conducono al regno della follia?