Era così

Per tanto tempo
sei rimasto in me
abbandonato
figura di carta
ricoperta dalla polvere
ma tu ora vi hai soffiato sopra
e l’hai ricolorata
non più di carta ma viva
ed io ti darò
le lacrime di una pietra
e ti regalerò un fiore bianco
che diventa rosso quando tu lo baci.

Non sono io
che invento queste poesie,
sei tu che le evochi.
Sono lì in attesa da tempo,
come il mendicante di sogni.
Come hai fatto a trovarne la strada,
io stessa non pensavo vi fosse.
E poi come hai fatto ad entrare?
Le pietre regolano duramente l’ingresso.
È questo il più grande stupore.


Ciò che di me possiedi

tu solo evochi con forza
lo specchio oscura il resto.

Oscillo con il carico prezioso
il vento mi agita e a volte
sospinge indietro.
Ti guardo da vicino blu profondo opaco
sei un mare diverso che non so nominare.

Obliqua visuale della piazza
il biancore dell’occhio
il mare la pupilla.
In diagonale plana
un gabbiano silenzioso
come il mondo come te che dormi
in questa alba sospesa

… si slegano pensieri
se pure trovo l’ago
cerco ancora un filo.


Eravamo ormai sull’orlo dell’abisso

all’orizzonte il sole moribondo
fioca la luce e tante gradinate
cercavo di sfruttarne ogni suo sprazzo

chissà perché all’inizio
cercavi tenebre e silenzio

nel gelo che più ci sovrastava
ti è parso di vedere in me un parelio
e ti chiedevi perché non bloccassi quel tramonto

del sole scoprivo in me il calore
immenso unico mio aiuto
mio unico regalo e orientamento
per evitare di franare e dolcemente
poterti accompagnare fino al fondo.