MIRACOLO (A RENATO)

ventiquattro – dodici – sedici,
non sono numeri, ma sono momenti di emozioni,
sono spaventi.
Stavi dormendo, nelle braccia di Morfeo ti pensavo
ed io accanto,
al suono del tuo pesante respiro riposavo.
Il tu respiro sempre più strano diventava
ed io, invano, ti destavo.
Tu, invece, in modo strano mi guardavi.
Un balzo dal letto, il tuo volto ho fissato
e con timore ti ho chiamato.
Stavi male e ti ho svegliato,
ma lo sguardo tuo mi ha scioccato;
l’ambulanza ho chiamato
e via in barella ti han portato.
Subito dopo, la stanza e la mia vita,
vuota mi è sembrata,
tristezza immensa mi è pervasa.
Cosa accadrà: vivrà? Morirà? Inabile diventerà?
Momento di panico incommensurabile c’è stato,
dopo due giorni, la vita mi hai ridato,
quando, vedendoti,
come sempre con amore mi hai guardato.
Era Natale, sono certa,
che Gesù Bambino ti ha salvato.
Tu ed io, insieme, nel breve cammino della vita
che ancora ci restera,
il tuo respiro, amore, anche il mio diventerà.

Maria Cristina Spada


GRAFFI NELL’ANIMA

Graffi profondi, mi hai lasciato
nell’anima mia,
quando hai aperto la porta
e te ne sei andato via.
Con tutta la forza disperata,
di non lasciarmi sola ti ho urlato,
ma senza voltarti ti sei allontanato.
Il mio cuore, sembrava già scoppiato
dal vuoto grande che mi hai lasciato.
Scoppia cuore mio,
scoppia, gli avrei voluto dire:
non posso vivere se lui da me,
vuole fuggire.
Per tanto tempo, invano e infranta
ti ho aspettato,
ma non sei più ritornato.
Il tempo è passato triste e lento
ma non ha lenito il mio tormento.
In città sono tornata
ancora tanto disperata.
Un giorno ti ho trovato
sotto casa, sul portone,
con la tua faccia da gattone.
Il tuo dolce sguardo mi è bastato
che alla fine tutto ho già scordato.
Mi hai baciata così teneramente
che in un attimo, la mia vita,
è cambiata totalmente.
Maria Cristina Spada


 

SALICE PIANGENTE

Dpo mesi che non mi vedevi,
piangevi e la mia mano mi stringevi.
Con quegli occhi azzurri
gonfi di lacrime, mi guardavi;
io ti fissavo,
ti scrutavo e non capivo
se la morte di tua madre ti turbava
o era l’amore mio che ti mancava.
Mi abbracciavi e stretta stretta mi tenevi
e con i miei capelli,
le tue lacrime asciugavi.
Poi in un momento, da me ti staccavi,
e, scherzando aggiungevi,
un poco emozionato:
un salice piangente sono diventato.-
Sbandando sulla porta,
da me ti allontanavi
e con una stretta al cuore mi lasciavi.
Le tue lacrime ed il tuo dolore,
non mi facevi interpretare,
ma io soffrivo, che non riuscivo
ad alleviare.

Maria Cristina Spada