Rosa dei tuoi sandaletti (a Sarita)

Dentro l’ombra degli eucalipti

Ai polsi ti ho messo braccialetti

Alternando alle foglie argentate

I bruni calici scolpiti.

Così perfetta è l’ora:

Ha il suono dei tuoi sandaletti

Dal lavatoio fino al mare.

Tu lasci la mia mano e corri

In discesa fino alla chiesa.

Controluce ti vedo oscillare

Per gioco sui ciottoli imperfetti

E mentre corri anche l’aria si tinge

Del rosa dei tuoi sandaletti.


Trame verdi d’acqua

… E appena più in alto l’airone cinerino

Va sorvolando isole e canali

Trame verdi d’acqua e vegetazione

Anse come abbracci e grigi pali secchi

Avvinghiati a tre, a cinque stretti

Calzati d’acqua fino ai ginocchi.

Sosta un poco alla foce del Sile

Oltrepassa una chiusa un pontile

Tra fruscianti risucchi di ventriloque sirene. Poi

Darsene. Secche. Barene.

Gabbiani accoccolati sulle briccole

Piantate dentro verde amniotico

E folaghe e gazzette a spasso lungo gli argini

Nicchie in mezzo ai giunchi sonori come organi

Lembi di terre alofile (limonio e salicornia

Sazi di salsedine…)

Vola sfiorando casoni e capanne fatti di canne

Fra i tamerici rosa-polvere di giugno

E lente barche da pesca nei piccoli canali a pettine

Dove l’acqua non s’increspa – o frantuma

In scintille di schiuma … e docilmente si scosta

Alla spinta del remo – senza per questo sentirsi respinta.

Poi quasi un velo cala color di perla e fumo.

Cela silenzi d’erba secca e limo.


E il bianco di un piccolo melo

Tra fili tralicci baracche di legno

E lamiera ondulata

La fuga di ripe brunastre e case incolori…

Di colpo una roggia appare e sparisce

Fra macchie di colza cornacchie

E un campo marrone arato a striscie.

Intorno dintorni senza contorni.

Seguono stazioni come stagioni

E generazioni…

Si parte si arriva e riparte

Sotto le pensiline

(Rirmo ondulante del treno

Xilofono di ghiaia e traversine)

Lui legge il giornale

Io torno alla roggia al canale

Ai fruscianti risvegli

D’invisibili germogli.

Negli orti ingrigiti invecchiati

Imbrigliati da filo spinato

Qualche rottame abbandonato

Un vecchio manubrio

Un secchio bucato.

E il bianco di un piccolo melo s’accende

Nel grigio del cielo.