Poesie
Siamo
Siamo un punto nel vuoto lontano dal centro,
che con rabbia cerchiamo da sempre,
siamo senza l’andata, senza sosta e ritorno.
Siamo noi il deltaplano sospeso nel cielo,
che il vento trascina, aggrappati alle deboli corde
di un giorno che stenta a finire.
Siamo nel vuoto del nulla, dentro lo smarrimento
dell’animo leso e nemmeno l’inganno di una muta
speranza ci aiuta a capire.
Siamo l’eco costante di noi, siamo il mistero dei nostri respiri,
il riflesso dei nostri silenzi,
dove l’anima danza nel precipizio del tempo,
senza ore, né giorni.
Bruciano gli orologi e i calendari nel fuoco dell’attesa
e noi siamo le scintille, testimoni di quel tempo senza tempo,
mutiamo la nostra pelle, per non farci riconoscere.
Siamo gli abili attori sul palco della nostra apparenza,
stringiamo tra le mani i nostri sogni accartocciati,
quelli non li abbiamo mai gettati,
mai gettati.
Oltre la paura
Il buio la sostiene,
Il cuore batte forte.
S’inceppano i respiri dentro al petto
l’aria, quel filo d’aria esce a scatti tra le labbra morse e
i denti serrati.
Nudo è il rispecchio dell’ombra scura, più scura della notte,
è l’immagine tinta di catrame, un solo luccichio, le gocce di sudore,
che bagnano un volto sfigurato che stenta a riconoscersi nei lineamenti
senza presa.
Sosta dentro l’odore della morte.
Pungente, acre, brivido e disgusto di melma e fango addosso.
Lei prende forma in questa notte, sembra irreale anche il silenzio
Sfila nella stanza come fosse una modella
si traveste da illusione, indossa l’abito della delusione,
si infila il vestito lungo della disperazione
Ma è solo un trucco di lei che gioca con la fragilità.
La luce della stanza la sveste dei suoi stracci, appoggiati sulla sedia
quei cenci, usati dall’inganno, sporchi, fradici, sudati.
Sono ciò che resta di chi non ha paura.
Il gioco della vita
Se il gioco fosse la realtà, la realtà potrebbe essere un gioco e
la vita sarebbe la realtà di un gioco
insieme potremmo gioire, come i bambini mentre giocano.
Se il mondo delle immaginazioni, diventasse un po’ reale,
ci sarebbero donne vestite da regina con corone intrecciate di ginestre,
sulla testa.
Ci sarebbero uomini vestiti da giullari e cavalieri fieri
Ognuno diventerebbe l’espressione del suo stesso desiderio,
senza nessuna interpretazione.
E tutti,
proprio tutti si unirebbero in un grande ballo,
danzerebbero nel gioco dell’incanto e della meraviglia,
dove la realtà assomiglia ad una festa.
Una festa
alla quale la vita invita tutti,
dove il vero manifestare avvera i sogni e
dove l’esistere fa ubriacare.