Siamo

Siamo un punto nel vuoto lontano dal centro,

che con rabbia cerchiamo da sempre,

siamo senza l’andata, senza sosta e ritorno.

Siamo noi il deltaplano sospeso nel cielo,

che il vento trascina, aggrappati alle deboli corde

di un giorno che stenta a finire.

Siamo nel vuoto del nulla, dentro lo smarrimento

dell’animo leso e nemmeno l’inganno di una muta

speranza ci aiuta a capire.

Siamo l’eco costante di noi, siamo il mistero dei nostri respiri,

il riflesso dei nostri silenzi,

dove l’anima danza nel precipizio del tempo,

senza ore, né giorni.

Bruciano gli orologi e i calendari nel fuoco dell’attesa

e noi siamo le scintille, testimoni di quel tempo senza tempo,

mutiamo la nostra pelle, per non farci riconoscere.

Siamo gli abili attori sul palco della nostra apparenza,

stringiamo tra le mani i nostri sogni accartocciati,

quelli non li abbiamo mai gettati,

mai gettati.


 

Oltre la paura

Il buio la sostiene,

Il cuore batte forte.

S’inceppano i respiri dentro al petto

l’aria, quel filo d’aria esce a scatti tra le labbra morse e

i denti serrati.

Nudo è il rispecchio dell’ombra scura, più scura della notte,

è l’immagine tinta di catrame, un solo luccichio, le gocce di sudore,

che bagnano un volto sfigurato che stenta a riconoscersi nei lineamenti

senza presa.

Sosta dentro l’odore della morte.

Pungente, acre, brivido e disgusto di melma e fango addosso.

Lei prende forma in questa notte, sembra irreale anche il silenzio

Sfila nella stanza come fosse una modella

si traveste da illusione, indossa l’abito della delusione,

si infila il vestito lungo della disperazione

Ma è solo un trucco di lei che gioca con la fragilità.

La luce della stanza la sveste dei suoi stracci, appoggiati sulla sedia

quei cenci, usati dall’inganno, sporchi, fradici, sudati.

Sono ciò che resta di chi non ha paura.


 

Il gioco della vita

Se il gioco fosse la realtà, la realtà potrebbe essere un gioco e

la vita sarebbe la realtà di un gioco

insieme potremmo gioire, come i bambini mentre giocano.

Se il mondo delle immaginazioni, diventasse un po’ reale,

ci sarebbero donne vestite da regina con corone intrecciate di ginestre,

sulla testa.

Ci sarebbero uomini vestiti da giullari e cavalieri fieri

Ognuno diventerebbe l’espressione del suo stesso desiderio,

senza nessuna interpretazione.

E tutti,

proprio tutti si unirebbero in un grande ballo,

danzerebbero nel gioco dell’incanto e della meraviglia,

dove la realtà assomiglia ad una festa.

Una festa

alla quale la vita invita tutti,

dove il vero manifestare avvera i sogni e

dove l’esistere fa ubriacare.