NEVE

Spunta l’alba che annuncia il nuovo giorno,
il cielo è bianco, pallida è la luna,
fuori la neve cade, cade a fiocchi
e descriver non so la mia emozione.
Dal cielo cadi neve, soffice e pura
bianco e brillante il tuo prezioso manto
copre tetti di case, alberi e fiori,
che spettacolo sei della natura!
E di bellezza eterna sei l’incanto.
Intanto cadi neve, cadi ancora,
riempi gli occhi con il tuo candore,
somiglia al mio quando l’avevo allora
e vivevo di sogni e di speranze.
Ma poi la realtà si è fatta avanti
mostrando l’altra faccia che è il dolore.
E dal bianco che era il mio colore,
di verde la speranza l’ha vestito.
Questa di certo, non uscirà dal cuore,
sarà per me compagna della vita.
Tu invece resti sempre bianca neve
e conservi nel tempo il tuo splendore.


D E L U S I O N E

Amore, amor
io, non so più cos’è questa parola
che spesso si pronuncia con ardore,
ma quante volte può suonare vana,
se non si pensa al senso ne al valore.
Di quale amor si parla, se per aver amato,
mi resta dentro un vuoto, che non si è più colmato.
Un tempo ti ho creduto, amore traditore.
Chi mi viveva a fianco, angelica creatura
mi sembrava, semplice e pura mi giurava
amore eterno, immenso come il mare,
e si è svelata invece un velenoso ragno
che tesseva per me perfidi inganni .
Ma quel che è peggio è che la ragnatela,
nelle sue mani, avea sembianze di innocente tela.
Ricamata con filo d’oro, c’era una storia,
che raccontava la nostra vita insieme.
Amore, amore
che hai tolto alla mia vita gli anni più belli,
gioventù sprecata, che più non tornerà,
come potrò credere ancora in te!
Una voce mi giunge da lontano, sento che dice:
Quando un amore muore,
vedrai che presto un altro nascerà,
perché l’amore vero, non ha fine,
e quando arriva, per sempre resterà.


P E R L E

Scavando nei ricordi a me più cari,
in fondo ad un cassetto, fra i tanti oggetti,
un fil di perle mi trovo nelle mani.
E nello stesso istante, nella mia mente
appare chiara l’immagine di te,
che indossi la collana, mia cara mamma.
Non conosco il valor di queste perle,
forse saranno false o forse vere.
Per niente al mondo io le cambierei.
Ora ce l’ho ben strette nelle mani,
e par che io senta ancora il tuo calore.
Anch’io son stanca sai, piena d’affanni
come te, prima che il tempo ti portasse via.
Ho tante pene nascoste in fondo al cuore
e la realtà che vivo mi condanna
ad ascoltare del mondo il suo dolore.
Vorrei sentire ancora una parola
che consolasse questi giorni miei,
e solo tu me la potresti dire.
Quel che di te mi resta, oggi son solo perle,
e se prima adornavano il tuo collo
rendendo più splendente il tuo bel viso,
ad indossarle oggi sarò io, pensando a te
e a chi te l’ha donate, io lo conosco bene,
era mio padre.


L’ULTIMO GIORNO DI SCUOLA

Ci sono pezzi di vita vissuta che non possono essere dimenticati e come non ricordare: L’ ultimo giorno di scuola.
L’emozione che provava Eliana Marini mentre salutava i suoi piccoli alunni, era indescrivibile, traspariva chiara sul suo volto, nonostante si sforzasse di apparire tranquilla e sorridente…
I suoi bellissimi occhi di un azzurro intenso come il colore del cielo quando è terso e sereno, a stento riuscivano a trattenere le lacrime. Ne aveva vissuti di ultimi giorni di scuola, ma quello era particolare .
Era veramente l’ultimo giorno che chiudeva per sempre la sua attività di insegnante di scuola materna. Eliana non avrebbe mai voluto andare in pensione, lasciare quei bambini fantastici. Si era troppo abituata a quel loro gioioso e innocente mondo.
Faceva fatica a nascondere il dispiacere del distacco.
«Ciao maestra, ti voglio bene» le aveva detto Domenico, il più piccolo di tutti, mentre l’abbracciava forte.
«Arrivederci bambini» La voce di Eliana era quasi rotta dal pianto, non poteva più dire: «Al prossimo anno»
L’aula, si era svuotata e intorno era rimasto solo un gran silenzio.
Fino a qualche minuto prima, echeggiavano le vocine gioiose dei bambini, che seduti nei loro banchetti, giocavano con le costruzioni, si divertivano a creare casette e palazzi, altri invece con la plastilina colorata davano forma a piccoli animaletti come:
Cani, gatti e pulcini, oppure creavano fiori, alberi e casette…
Era un piacere ascoltarli quando cantavano le canzoncine che lei, con tanta pazienza gli aveva insegnato, accompagnandole con la graziosa mimica che i bimbi eseguivano a perfezione.
Eliana, si guardava intorno, con aria sconsolata, si stava rendendo conto che uno alla volta i suoi piccoli, erano andati via. «Anch’io devo andare via» diceva a se stessa, «Devo uscire fuori, all’aria aperta, per respirare forte»
Doveva in qualche modo colmare il vuoto che, così come regnava in quell’aula, si era insinuato prepotentemente nel suo cuore.


A Lara

Ti vedo sempre nei miei sogni,
mia dolce Lara, cucciolotta mia.
Ma appena riapro gli occhi
tu scompari.
Sapessi quanto mi addolora,
vederti solo nella mia visione
che poi svanisce per perdersi nel nulla,
ed io delusa più non la ritrovo.
Mi manca tutto di te,
il tuo scodinzolar festoso
quando tornavo a casa.
Il tuo abbaiare quando volevi
attirare l’attenzione.
Hai dovuto seguire il tuo destino,
che ti ha portato via, piccola Lara,
negandomi la gioia di poter stare
ancora insieme a te.
Vorrei poterti fare una carezza,
stringerti forte, forte sul mio cuore,
come facevo allora, e a te,
mancava solo la parola, quando
con quegli occhioni languidi, pieni d’amore
me ne chiedevi un’altra e un’altra ancora.
Ti penso sempre Lara,
mia fedele compagna, unica amica mia.
Ti voglio bene Lara,
mio grande e dolce amore,
continuerò a vederti nei miei sogni
così vivrai per sempre nel mio cuore.

Maria Rosaria Mercurio


L U N A

Nel buio della notte, appari luna,
bella e splendente.
Il cielo si rischiara con la tua luce,
che si diffonde sul mondo intero.
Incanti luna, quando vesti d’argento,
quando con le stelle brilla il firmamento .
Dall’alto tu mi guardi,
come una madre dolce e protettiva.
Mi ascolti, se ti parlo di gioie e di dolori,
in quel silenzio magico e irreale,
la voce mia si spande, flebile e tremante.
Sento che mi comprendi, pur se non parli,
l’anima mia si cheta dalle pene.
Fai sognare gli amanti, sotto il tuo chiarore,
accendi ancor di più la fiamma dell’amore.
Maliarda e incantatrice,
sei musa di poeti e di scrittori,
i più bei versi che sgorgano dal cuore
son dedicati a te.
A tarda sera poi, guardandoti dal mare,
lì sulla riva, mi lasci senza fiato.
Fai luccicare l’acqua, e su di essa,
stendi una fascia di argentei riflessi.
Tu fai sognare , fai sospirare, fai pensare
che esisti e posso dirti solo grazie luna.

Maria Rosaria Mercurio


Primavera nel cuore

Fresco e gradito arrivi venticello,
ti muovi lieve, fra le verdi fronde,
nutrite dai primi raggi tiepidi del sole.
L’aria è odorosa di fiori…
Che gioia respirarti, primavera!
L’anima si ristora ed ogni cuor sopito,
si risveglia all’amore.
Con te, ricordo i giorni miei più belli,
ma uno solo ruba i miei pensieri.
Odorosa era l’aria, di rose e gelsomini,
profumo intenso, che indossavo anch’io,
e mi sentivo piena di allegria.
Ma già da allor sapevo,
che quel profumo, aveva un tempo breve.
Il suo nome?
Una parola sola: gioventù.
Ed in quel tempo, ho conosciuto te,
luce della mia vita.
La primavera, era nel mio cuore,
e con le rose e con i gelsomini
era sbocciato il nostro grande amore,
che oggi ci ritrova ancor vicini.
Ogni anno tu ritorni primavera,
e continuo a sentirti nel mio cuore,
ma svanito è nell’aria, quell’inebriante odore,
che ha per nome una parola sola: gioventù.
Di lei mi resta ciò che più volevo: l’amore,
che sfida il tempo e non mi lascia più.

Maria Rosaria Mercurio


Strade

Strade….Che mi hanno visto crescere e andar via,
strade mie amate e mai dimenticate,
ogni volta che torno in quelle vecchie vie,
mancar mi sento…dalla nostalgia!
E mi rivedo ancora una bambina…
Lì, c’era la mia casa,
la mia scuola, c’era la mia famiglia…
Il mio piccolo mondo spensierato,
ne facevo di corse in quelle strade!
All’angolo di una delle vie,
c’era una vecchierella,
aveva un po’ di tutto sulla bancarella:
giochi, coriandoli, leccornie e giornaletti.
Con cinque lire compravo due fumetti.
Oggi, sorrido, pensando ai giornaletti,
li nascondevo in fondo ad un cassetto
di un vecchio armadio.
Mio padre, non voleva, che li avessi,
e mi diceva che: studiare si doveva…
Io studiavo, però, non smettevo di leggere,
le valorose imprese e le vittorie dei miei eroi.
Strade mie amate, siete nel mio cuore.
Quanti anni son passati…


Napoli

E’ una città che si può solo amare…
Anche se c’è chi la ferisce al cuore,
al mondo, lei non mostra il suo dolore,
fierezza e dignità difendono il suo nome.
Napoli, è ricca d’arte, di musica e poesia,
la sua bellezza incanta e fa sognare,
è baciata dal sole, il mare luccica della sua luce d’oro.
Come una madre, abbraccia i figli suoi,
e li vorrebbe tenere stretti a sé.
Ma, lei sa, che ormai nulla può fare,
per l’abbandono diventa terra amara.
Terra violata, terra maltrattata
dalla mano dell’uomo,
che impietosa continua a demolire,
ciò che di buono si cerca di iniziare,
per aiutare i figli a non partire.
Chi va lontano vuole ritornare,
è una promessa fatta con il cuore.
Napoli, non si può dimenticare!
Ma se di giorno, c’è sempre da sperare,
di notte si interrompe il dolce incanto,
ed il dolore non si può evitare,
né si riesce a trattenere il pianto.
Come si può sfuggire ad un destino
che dalla terra amata ti allontana?
Dopo la notte arriva un nuovo giorno,
ed anche la speranza fa ritorno.


Fotografia

Trovandomi a sfogliare un vecchio libro,

scelto fra gli altri, chissà forse per caso,

dalle sue pagine, dal tempo un po’ ingiallite,

scivola via, una fotografia.

Ed è così che l’ho nelle mie mani,

che prendono a tremar per l’emozione.

La data è poco chiara,

ma nitide si vedon due figure.

Siamo noi due…

Che sorridiamo, tenendoci per mano,

quanti ricordi arrivano nel cuore,

che inizia a palpitar come impazzito,

mentre il pensiero vola via lontano.

Unico e grande era il nostro amore,

era sbocciato nella verde età,

respiravamo aria di primavera,

eran più dolci, i miei e i tuoi pensieri.

La vita passa in fretta, il tempo vola,

ma c’è qualcosa che si può rubare,

il suo momento di felicità,

un solo scatto poi lo fermerà.

Nel rivederci con quello sguardo fiero,

pieno di luce da far brillare gli occhi,

come vorrei che fosse ancora ieri.

Allor, bastava vestirsi di un sorriso,

per afferrare la felicità.

Lo so che da noi due, mai più ritornerà,

ma è bello pensare che:

Per uno scatto di tanti anni fa,

resterà ferma per l’eternità.


Caro poeta

Nelle tue poesie,

parli della bellezza della vita,

della letizia che solo lei, sa dare,

e del dolore che lei non può negare.

Oggi, il tuo corpo stanco piegato è dagli affanni,

per i passati anni e le pene patite.

Esile ramo sei, dal tempo inaridito,

ma non ti spezzi con la forza del vento,

resisti sempre!

Tu, caro poeta, regali versi come caramelle,

sai, come addolcire il cuore di lettori golosi di emozioni.

Sei famoso, sei vero, piace la tua poesia.

Tu scrivi, scrivi e la passione

ti brucia dentro come fiamma ardente.

Continui a raccontare il tuo dolore,

ed i momenti di felicità.

Parli d’amore, dell’infinito amore

che tutto sa donare e nulla chiede.

Ora, poeta, giaci nel tuo letto,

hai tanti mali, fisici e morali, ma tu non l’hai mai detto.

C’è una finestra aperta nella tua grigia stanza,

e si respira aria di primavera.

C’è tanto sole, c’è tanta vita fuori…

Che nostalgia nel cuore!

Nessuno sa, cosa ti manca,

sarà l’orgoglio che non te lo fa dire.

Nessuno, di te si cura, uomo,

ma del poeta si, ti leggono con cura.

Sono belli e profondi i versi tuoi,

in essi c’è ricchezza di valori, sanno toccare il cuore,

e intanto, da solo…muori.

Cosa rimpiangi? Caro, mio poeta.

Quante persone, conoscono il tuo nome?

Ma nulla, sanno di te, della tua anima ferita.

Eppure è scritto nelle tue poesie…

Che lettori distratti !

Nessuno sa cosa ti affligge, neppure chi,

hai amato più della tua stessa vita.

Nulla chiedevi, ma solo amor volevi.

Non sei stato creduto…

Ecco perché, ora, tu muori solo…

Caro poeta, amico del mio cuore.


La gabbia

Allo spuntar dell’alba, un melodioso canto,

allieta il mio risveglio.

Sei tu che canti, batuffolino dalle piume d’oro.

Dopo la notte buia, mio caro canarino

felice accogli la luce del mattino.

Io ti guardo incantata, esserino indifeso,

e mi chiedo: Per qual mistero,

da un ugola così piccina,

esce un sì poderoso suono, musica sublime!

Dalla finestra aperta, si diffonde nell’aria…

L’ascoltano i passanti, recandosi al lavoro,

e deliziati sono dal generoso canto.

Ma io, non so ancora,

se il tuo soave canto è pien di gioia,

se senti palpitare il cuoricino

per quel raggio di sole,

che si confonde fra le piume d’oro.

O canti per la rabbia,

di sentirti rinchiuso in una gabbia?

Anche se mi consola la dolce melodia,

non posso non pensare che …

Vorresti volar via, mio canarino.

Potresti andar lontano…

Posarti sopra i rami degli alberi fioriti,

sentire poi il richiamo dei compagni di volo.

Ora mi duole il cuore, saperti prigioniero.

Sai, ho deciso di aprire la tua gabbia…

Cosa c’è che non va? Perché non vuoi andare?

Forse non sai, cos’è la libertà!

Pur se la porticina, or vedi che è già aperta,

sei ancora lì, fermo sulla bacchetta.

Lo so, che questa gabbia è la tua casa,

qui dentro ci sei nato, nulla ti manca.

Fuori, saresti troppo impaurito,

molte le insidie nei luoghi da esplorare,

facile preda di chi ti vuole male.

Resta con me, piccolo mio caro,

ora lo so, che il canto tuo è d’amore,

gioisci, appena vedi un bel raggio di sole.

Tu, l’hai trovata qui, la tua felicità,

più non la cerchi, più non la vuoi,

l’amata libertà.


Luce di vita

Come sei bella luna nell’azzurro del cielo,

piena di luce chiara, annunci l’alba

di un nuovo mattino.

A poco, a poco pallida scompari,

prende il tuo posto il sole.

Luce di vita sei per tutti noi…

Quando il ciel si imbrunisce

al tramontar del sole,

ci sei tu a illuminar la sera.

Splendi di notte,

in mezzo a un cielo nero,

brilli con le stelle, non ci lasci mai soli.

Solo a vederti l’animo si consola

e non si perde nell’oscurità.

Luce dell’anima sei per tutti noi,

luce di vita…

 

Dicembre 2014


Luce di vita

Come sei bella luna nell’azzurro del cielo,

piena di luce chiara, annunci l’alba

di un nuovo mattino.

A poco, a poco pallida scompari,

prende il tuo posto il sole.

Luce di vita sei per tutti noi…

Quando il ciel si imbrunisce

al tramontar del sole,

ci sei tu a illuminar la sera.

Splendi di notte,

in mezzo a un cielo nero,

brilli con le stelle, non ci lasci mai soli.

Solo a vederti l’animo si consola

e non si perde nell’oscurità.

Luce dell’anima sei per tutti noi,

luce di vita…

 

Dicembre 2014


Un’amicizia speciale

Nell’ambito lavorativo Eliana Marini, aveva trovato l’amica del cuore: Fulvia Pinto.

Nonostante la sua giovane età aveva capito che doveva fare un’attenta e severa selezione delle persone che potevano essere sue vere amiche. In realtà i suoi amici si potevano contare sulle dita di una mano, ma quelli che aveva scelto con tanta

cura erano diventati suoi compagni inseparabili. Con loro Eliana si vedeva il sabato sera per andare in discoteca oppure al cinema, insomma, ogni volta che le capitava, non perdeva l’occasione per svagarsi un po’.

In estate poi, si programmavano le vacanze e immancabilmente gli animi si accendevano per la scelta del posto da visitare, alla fine vinceva la maggioranza, era l’unica regola che permetteva la decisione finale. Eliana, stava bene con quei ragazzi, nonostante fossero quasi tutte coppie di fidanzati. Solo Mauro con il quale si conosceva fin dai tempi della scuola elementare e Fulvia, erano come lei, “single” ma non se ne compiacevano, non era affatto bello non potere amare, né sentirsi amati e oltretutto non era neppure facile trovare la persona giusta.

 

Eliana diceva a se stessa: “Se qualcosa succederà, avverrà in modo spontaneo, esisterà pure l’uomo della mia vita e prima o poi anch’io mi innamorerò”.

Fulvia era per Eliana, la sorella che non aveva mai avuto. Si riteneva fortunata di avere trovato finalmente un’amica sincera e affidabile. Avevano molto in comune: l’amore per i bambini, per gli animali e per la musica.

Entrambe, dopo aver conseguito il diploma di Scuola Magistrale, avevano avuto la fortuna di insegnare nella stessa scuola materna. Colleghe di lavoro dunque e amiche inseparabili. Così si consideravano Eliana e Fulvia. Ma sebbene svolgessero il proprio lavoro con grande senso del dovere e con molto entusiasmo, nella vita privata erano diverse.

 

Eliana era solare, socievole, ma era timida e riservata, non amava parlare molto di sé, provava un certo imbarazzo se si toccavano argomenti d’amore soprattutto quelli che riguardavano lei. Da inguaribile sognatrice aveva una concezione tutta particolare sul suo ideale di uomo, su colui che le avrebbe fatto battere forte il cuore. Nella sua mente già aveva un’idea di come poteva essere, ovvero: bello, audace, intelligente, brillante, romantico, attento e premuroso e soprattutto ricco di valori morali. Eliana, sapeva bene che i suoi pensieri si potevano avvicinare più ai sogni che alla realtà. Per questo motivo non ne parlava con nessuno, già si aspettava la risposta: Aspetti il principe azzurro? Questa “frase fatta” e detta quasi sempre con tono ironico l’infastidiva enormemente e la irritava, per cui aveva deciso che i suoi segreti, li avrebbe custoditi gelosamente. Erano tutti lì, nel profondo del suo cuore e nei suoi pensieri, non c’era verso che li raccontasse a qualcuno, neppure a Fulvia che più che sognatrice era realista. Anche lei, sebbene in buona fede avrebbe detto: “Tutte fantasticherie, l’uomo ideale esiste solo nelle favole.

 

Eliana era di una bellezza delicata, gentile, ma il carattere era forte e deciso. Alta, bionda, un corpo sottile e armoniosamente proporzionato, la pelle chiara e luminosa metteva in risalto i perfetti lineamenti del viso reso ancora più bello dagli occhi grandi e di colore azzurro intenso. I lunghi capelli biondi, le scendevano leggermente ondulati sulle spalle, il sorriso poi la rendeva irresistibile. Emanava un fascino naturale. Lei stessa, non si rendeva neppure conto di quanto fosse attraente.

Fulvia era invece di una bellezza aggressiva e provocante come il suo carattere. Alta, capelli lunghi e neri, un viso bellissimo, labbra sensuali, occhi di colore nocciola, espressivi e maliziosi. Non esitava a mettere in bella mostra le forme perfette del suo corpo. Ampie scollature mostravano un seno generoso, le gonne corte, gambe ben tornite; una bellezza travolgente che faceva girare la testa agli uomini.

 

Fra Eliana e Fulvia c’era una grande complicità, il loro legame si basava principalmente sulla lealtà e sulla sincerità. Era chiaro che non si trovavano d’accordo su tutti gli argomenti, a volte non si poteva evitare uno scontro di opinioni, ma prevaleva il rispetto per la libertà di pensiero e ognuno restava con la propria convinzione.

 

Le cotte per i ragazzi non mancavano, e il sabato sera, all’uscita della discoteca si commentava sull’uno o sull’altro che aveva suscitato un certo interesse. Naturalmente nonostante i toni accesi per l’euforia vissuta nell’interno del locale , dovuta alla musica ascoltata a tutto volume, si continuava a parlare a voce alta. Le considerazioni di Eliana sui ragazzi appena conosciuti, andavano a finire sul vago.

Con toni persuasivi rassicurava l’amica dicendole che non ci sarebbe stata alcuna continuità con nessuno, non essendo scattato il feeling. Solo così, Eliana riusciva a svincolarsi dall’attenzione e dalla curiosità di Fulvia, sempre più ansiosa di sapere qualcosa di più sulle sue vicende amorose.

Lei invece, si compiaceva delle conquiste fatte e i suoi incontri con i ragazzi, li raccontava all’amica con la massima disinvoltura.

Eliana si limitava ad ascoltarla e annuiva senza condividere l’entusiasmo. Non approvava il suo comportamento che riteneva un po’ frivolo e piuttosto inadeguato, ma non si sentiva di giudicarla. Proprio questo suo modo di essere, rendeva la loro amicizia “speciale”

 

Fulvia, quando usciva con un ragazzo che aveva attirato la sua attenzione, non faceva altro che raccogliere delusioni e immancabilmente chiedeva a Eliana, con aria contrariata: “Cosa c’ è in me che non va?”

“Ti dai troppo anema e core” le rispondeva Eliana in dialetto napoletano, intanto le sorrideva per non urtare la sua suscettibilità.

Era nata a Napoli ed abitava nel quartiere di Marechiaro, era orgogliosa e fiera di appartenere ad una delle città più famose del mondo per le sue bellezze artistiche e

naturali.

 

Fulvia, non aveva capito il significato di quelle parole e la guardava con occhi sgranati e pieni di stupore

Lei, aveva origini emiliane, era nata a Bologna, ma si era traferita a Napoli già da un po’ di anni.

Eliana le spiegava: “Vedi, sei una brava ragazza, ma nessuno lo sa, quindi al primo incontro dai un’opinione negativa di te, cioè dai l’impressione di essere troppo disponibile. In conclusione, se ti piace un ragazzo e lo vuoi frequentare per capire qualcosa di più, devi fare la “preziosa”

Le avance troppo spinte di cui tu parli, sono inevitabili. Lui ha osato di più, perché ha creduto di potere avere di più. Sei stata brava tu, che te ne sei accorta in tempo e non gli hai consentito di andare oltre, ciò non toglie che hai corso dei rischi. La donna si deve far desiderare! Hai capito? Vedrai che poi a vincere sarà il tuo fascino”.

Fulvia fissava l’amica sbalordita e nello stesso tempo non poteva che provare ammirazione per lei. Non si aspettava quella risposta, comunque aveva gradito il prezioso consiglio.

L’imbarazzante silenzio che si era creato fra loro, era stato poi interrotto da una fragorosa risata.

Le due amiche si sentivano più unite che mai, e prendendosi sottobraccio si incamminarono prendendo la strada che le portava a casa.