NOTTE DI NEVE

 

Passi solitari avverto sull’uscio silente.

L’edera risale attraverso la mia anima.

È notte ormai.

Inizia a nevicare.

Trattengo i miei tetri pensieri

e intanto la mia notte passerà.

Volerti avvertire addosso 

ha uno strano gusto

e le sensazioni appaiono ebbre.

Resta la tua alma immagine

nel lago incantato

con ancora i suoi confini intatti

e ombrosi.

Continua la notte

e continua a nevicare 

e cerco di fuggire 

da questo uggioso e silente incanto.

Ora è notte e presto passerà.

 

Alba. Il sole stenta a levarsi.

Ho ancora il sapore dei tuoi baci impresso in mente

eppure il ricordo è restio ad affiorare.

Il fogliame, ormai spento, sprigiona passioni

e attonita oso far versare la mente 

in quelle distese incantante.

La luce diventa penombra

e io continuo ad abituare la mente a restare qui

e il tuo ricordo comincia a svanire,

ma riscalda il mio gelido guscio. 

Alberi innevati

immobili

da cui si sprigiona un nuovo gioco…

il tuo lieve ricordo prova a riscaldarmi.

È alba ormai.

Vicino è il tuo volto

e qui continua a nevicare.


 

CHIAMATEMI LETE

 

Chiamatemi Lete, questo è il mio nome. 

Lete è la dimenticanza che ti porti dentro, quel magazzino, quel deposito di emozioni, odori, sensazioni e vibrazioni che non ti sai spiegare, che senti e che dimentichi nella tua memoria. 

Lete è una pulsione che ti trascina come un fiume in piena, che ti prende come un orgasmo velato nel sogno dal sonno. 

E’ camminare nella nebbia e riconoscere le cose attraverso gli odori. E’ l’odore del vuoto, del silenzio, di fumo e vaniglia; è l’odore dell’inconsistenza; è l’orlo del precipizio e il precipizio stesso. E’ la libertà intrappolata nel corpo, è il corpo che parla dell’anima. 

E’ la punizione del tuo esistere vano. Lete è un inno alla vita che si libera dalla vita stessa cantando i suoi silenzi. 

Lete è il fiume della dimenticanza, se ti disseti dimentichi…trascina via tutto.

Lete è colei che

 

Lesina le 

Eterne

Taciute

Emozioni


 

LA TRAPPOLA

 

Parole scorrono come vortici. Segni indistinguibili, note in una stanza vuota. Stanza calda dove il gelo riempe tutto. Ordinario. La scrivania vuota, luce soffusa e tutto intorno è immobile. Sì, nulla si muove. Arancione. Il verde del copriletto. Guardo intorno e non vedo niente, nello specchio nessuno si riflette. Luogo sterile. Eppure c’è un’aria insopportabile. Nausea. Forse sono in bagno a vomitare, ecco perché non ci sono. Non odo nulla al di là dell’uscio. Forse sono sparita per sempre. Forse non esisto più. Eppure in quell’aria insopportabile e soffocante avverto una presenza. Non è la mia. Ma allora di chi è? Ma solo io sono in grado di sostenere un vuoto così tangibile per cui è la mia. Sullo specchio incollato un disegno. Il ritratto di uno squarcio di quella stanza: un’ombra alla scrivania che si interroga nella penombra. Ma io non vedo nulla. Si apre la finestra. Albero di natale e fumo di camino, ma l’aria non entra in quella stanza vuota. Tutto è ancora più irrespirabile. Tutto m’opprime e non riesco a respirare. Vago. Vago fino ad arrivare ad ogni finestra della casa, ma non c’è aria, neanche uno spiraglio. Apro le finestre, non entra niente. Gelo. Mi manca l’aria e non so come fare. Dove scappare? Ma se io non c’ero come mai ora sono lì e non riesco a trarmi in salvo? La porta è serrata e nessun soccorso vi è. La gola ormai è arsa e la lingua si blocca nella gola. Paonazzo. Livido. Urlo, ma sono senza voce. Deserto. Aiuto. Non c’è nessuno che mi senta o mi veda. Mi agito. Cerco di uscire da quella trappola mortale. Ormai sono piegata in due in cerca di un respiro vitale. Cerco di scrivere un biglietto. Scrivo, ma dalla penna non esce inchiostro. Esce solo un liquido oleoso e inconsistente. Non ho più via di scampo. Le altre porte sono anch’esse serrate. Capisco che è la fine e che da lì non uscirò viva. Ancora nello specchio non v’è riflesso, solo quello schizzo fatto da un bambino. Aiuto! Ora non c’è più nulla da fare. Cado riversa sul letto. Smetto ormai di respirare. Ora mi vedo lì su quel letto. Un ultimo spasmo prima di morire.