QUI  (dal mio inedito “FISSE LE STELLE IN CIELO”)

Qui, dove si consuma il tempo,
dove arde l’immane tragedia della tua assenza,
dove i ricordi bruciano
più del fuoco boschivo che arde
e tutto distrugge, spinto dal vento forte di maestrale
inarrestabile e impavido,
dove il pianto la fa da padrone
e NULLA ferma il corso inesorabile
del dolore,
qui , io cavalco inquietudini
e ferite lancinanti attanagliano
il mio cuore trafitto a morte,
silenzioso , coperto dal sangue
delle tue ferite, profonde , mortali,
che nulla più rimarginano,
insensibili sono e indifferenti
alla pozione dell’unguento benefico
di chi con amore, restandomi accanto,
inutilmente tenta di chiudere il solco profondo
della tua assenza ,
qui si consuma il mio vivere aspettandoti …


VERRO’
( 1° classificata “PREMIO ARTEINCENTRO 2015”- Messina)

Verrò a cercarti,cuore mio,
oltre il silenzio dei miei pianti.
Verrò a cercarti, amore,
sulle buie strade del tuo camminare,
Percorrerò gli stessi tuoi passi
e stancamente curverò la schiena
sotto il peso dei tuoi silenzi.
Racconterò di te, di quanto amore
ti diedi e più ancora avrei saputo darti
e sempre cercherò, tra mille voci,
il suono della tua a me sì cara sempre,
figlio, figlio mio adorato ,
mentre attraverserò il buio di lunghe ,
deserte ,solitarie vie lontane ove mi
condurranno i miei passi e il mio
desiderio di ritrovarti, oltre i confini
delle mie rimembranze …
Il silenzio ed il buio non mi fermeranno,
andrò sicura sulla strada della mia nostalgia
e griderò il tuo nome al vento che te lo gridi
forte ch’io :
ANCORA E SEMPRE TI CERCO!


Misteri (Da “RACCONTI e/o MISTERI”)

Avevo compiuto da poco i miei 11 anni, era ottobre ed eravamo a fine mese, come ogni anno i nostri contadini erano nei campi per la raccolta delle olive. Prima di mezzogiorno mia mamma e mia nonna si erano recate in campagna per portare loro il pranzo e ,come sempre, mia nonna dava una mano.
Accadde in un momento, improvvisamente stramazzò al suolo tra la costernazione di tutti e nessuno capiva cosa fosse successo.
Mio padre, prontamente avvisato, la caricò in macchina e chiamò subito il nostro medico perché la visitasse.
Il responso fu emorragia cerebrale, niente da fare!». Mio padre che era legatissimo a lei, chiamò al suo capezzale un professore da fuori, arrivò il pomeriggio in aereo e papà andò a prenderlo all’aeroporto.
Anche lui confermò la prognosi e non ci diede nessuna speranza di vita, mia nonna morì alcuni giorni dopo.
Io e mio fratello non ci rendevamo molto conto di quello che stava succedendo, ma vedevamo tutti preoccupati e questo ci procurava un certo malessere, oltretutto erano arrivati anche gli zii che vivevano fuori. Mia so-rella era fortunata perché era così piccola da non rendersi conto della tragedia che si stava consumando.
Non so come e cosa accadde ma nel momento in cui vidi mia nonna stesa nella bara, con quel macabro vestito nero, il velo in testa e il suo rosario tra le mani, stramazzai al suolo e per due giorni rimasi chiusa nella mia cameretta.
Mi ci ero chiusa dentro, avevo paura, tantissima, non volevo vedere nessuno e non aprivo a nessuno!!!
Mia madre dopo la morte della nonna si era recata in casa sua per prendere i vestiti che avrebbe dovuto metterle, la nonna li aveva comprati da tanto: vestito, scarpe, velo.
In camera da letto rimase allibita, sulla spalliera del letto c’erano sette cravatte nere, tanti erano tra figli e marito e il cappello nero del nonno!
Mia nonna, quella fatidica mattina, prima di venire da noi aveva tolto dal suo armadio e sistemato ai piedi del suo letto quelle cose. Perché lo aveva fatto?


UOMO

Mi sono svegliata dal buio del mio ventre alla luce del giorno

e cammino per strade deserte cercandoti.

Attraverserò paesi stranieri, incontrerò nuove genti, diverse da me

all’apparenza forse ma uguali.

Tra foreste e deserti poserò i miei piedi e te uomo cercheranno

i miei passi e i miei occhi.

Più in fretta camminerò e per sentieri sconosciuti, andrò avanti

così, per le strade del mondo, sempre in cerca di te

E cammino, cammino, cammino , dove mi porteranno i miei passi?

Chi mi offrirà un sorriso e una parola buona, dove albergherò la mia

solitudine e il mio pianto chi allevierà?

Chi asciugherà le mie lacrime, chi mi offrirà una parola, chi quieterà

la mia nostalgia ?

Dove ti troverò uomo, dove si fermerà il mio cammino?

E cammino, cammino, cammino, ancora e ancora e ancora,

attraverso foreste, deserti, pianure, città …

Volti, volti, volti, quante genti, tante genti: bambini tristi e donne

sole e vecchi rugosi e stanchi e uomini scalzi e di ogni età.

E cammino, cammino, cammino e non mi stanco di cercare,

di guardare, di capire …

Cercherò altri mondi, altre genti, altri pensieri così lontani dal mio

e così diversi …

Sempre in cerca di te, uomo, scalerò le montagne, attraverserò

le strade del mondo del rumore e del silenzio, degli uccelli e dei pesci,

del giorno e della notte, della luce e del buio …

Raccoglierò il mio coraggio, poserò lo zaino delle mie conoscenze e

ti abbraccerò , uomo, diverso e uguale a me , come me, come me!!!

Qualunque sia il colore della tua pelle, la tua religione, la tua lingua,

come me, uguale a me, nato dallo stesso Padre, SOTTO IL MIO STESSO

CIELO SEI, SUL MIO STESSO PIANETA, nato dalla nostra stessa madre Terra

GRAVIDANTE VITA, riscaldata dallo stesso sole, bagnata dalla stessa

infinita e profonda acqua, illuminato dalla stessa mia luce notturna lunare,

trapunta di infinite stelle a mostrarci il cammino, come me, UGUALE A ME,

FRATELLO MIO, come me, uguale a me, cittadino dello stesso

“NOSTRO”, infinito,meraviglioso identico mondo.


 IMPLACABILE IL TEMPO INCALZA

Leggiadra avanza e misteriosa

la carovana dei sogni

oltre ignote , dorate sabbie solitarie

e selvagge.

Impenetrabili desideri avvolgono

la notte

e velate vesti li nascondono

e custodiscono .

Tesori inestimabili e muti,

i sogni, ebbri di speranze

abbracciano solitarie vite,

vissute sognando ai confini

del mondo,

nascosti da dune selvagge

che disegnano ombre

e profumano la nera notte

ove il tempo si ferma,

mistero arcano

ed attraversa dorate, misteriose

sabbie sconosciute e selvagge

celati dal nero del mistero

che incombe in cerca

di altri mondi, altre genti, altri costumi,

altri sogni, altre speranze e intanto

il tempo implacabile incalza …


E’ TEMPO …

E’ tempo di ritrovarci amore,

sotto quel cielo buio ove una fredda luna

accarezzò le ombre del nostro rancore ,

allontanandoci in lacrime, credendoci

lontani e persi, al nero spettrale

della morte siderale di un amore

che pensammo finito,

il corpo pieno della nostra rabbia,

ingigantito dal buio di spente stelle

che ci resero cattivi e distanti,

le mani staccate e lacrime inspiegabili,

allora, a rigare i nostri volti ,

a portarci a cercare in altri occhi,

in altre mani, in altri passi

le nostre nostalgie,

l’amore che credemmo perduto,

per sempre …

Niente fu più come allora,

come noi due insieme, come

solo noi fummo.

Finito il tempo degli inganni,

nessuno mai fu te, fui io,

fu “NOI! “

E’ tempo di ritrovarci amore,

è tempo di accendere il cielo,

riempirlo di stelle luminose e belle,

di riportare il sole dentro e fuori noi,

di darci l’amore nostro immortale

e vero oltre il tempo, oltre tutto

il silenzio che ci vide lontani e

insieme dentro,

infiniti e mai del tutto finiti.

Maria Teresa Manta


VENTO DI PRIMAVERA … ( Per non dimenticare)

Tutto ti han tolto anche la dignità

del tuo essere uomo come loro,

come chi ti strappava le carni

per ridurti ad osso consunto,

a misero resto irriconoscibile,

parvenza misera di ciò che eri,

ch’eri stato.

Tutto ti han tolto,misero resto,

carneficina folle della pazzia

di un mostro,regno di mostri

uniti solo dall’odio incomprensibile,

inspiegabile …

Tutto ti han tolto mentre inseguivi

i tuoi sogni di libertà

e guardavi oltre il filo spinato

dove finiva la tua agonia

e tu respiravi venti di primavera,

la primavera che a te han tolto

consumandoti il corpo,lacerandoti

il cuore,accecando i tuoi occhi

nei fumi del gas che ti strappava

l’ultimo anelito vitale

e uccideva il tuo sogno

di libertà

ma tu eri già fuori,eri oltre ,

volavi oltre il male e il dolore

tu ormai eri vento di primavera!


VERRA’ IL MATTINO ANCORA

Resterò ferma al mio angolo

pallida luna che senti i miei sospiri

levarsi alti nel buio di questa notte

silenziosa, in cerca di una stella

nel tuo luminoso cielo che spande

dolce luce soffusa mischiata al pianto

di notti oscure, da sola in cerca di un

ristoro a questo malessere che mi porto

dentro da troppo tempo.

Ti dico addio mio sospiro, mio rimpianto,

mia nostalgia, mio desiderio, mio tutto .

Mi accovaccerò ai tuoi piedi stanca,

piena la mente e il cuore di troppo dolore,

entrerò nel viale della mia solitudine,

dove albergano forti i ricordi e dove

il tuo volto risplende e la tua voce risuona,

stanca mi affaccerò ad accarezzarti.


 

NOI, DEFINITI DIVERSI

 

Mi hanno gettato in una buca oscura della profonda terra

come si lancia un sasso nel mare,

con violenza e forza malvagia e inaudita,

quel giorno che incontrai satana in sembianza di uomo

e non era solo, neppure io lo ero.

Una moltitudine mi accompagnava di uomini, donne,

bambini e vecchi, tutti tremanti, gli occhi inorriditi,

le gambe stanche, tremolanti …

Ci tiravano come fossero sacchi, a forza, barcollanti verso

la campagna che divenne muta, neppure un cinguettio

e in quel silenzio di paura ci spingevano e picchiavano

e strattonavano.

Provai a dare conforto al mio vicino, era solo un bambino,

piangeva, cercava la sua mamma che non c’era, singhiozzava

soltanto e girava gli occhi di terrore pieni, nulla frenava

quello straziante pianto di piccolino diventato uomo

in quell’orrore impietoso che gli fece capire quanto male

c’era in quel mondo violento in cui si era trovato.

Gli tendevo la mano, un colpo sul polso, un dolore immenso,

il sangue che colava sulle dita, svenni se mi ricordo …

Mi svegliai che era buio e freddo e umido, sentii dei lamenti

intorno corpi nudi e freddi e senza vita, solo morte e

quel bambino, ceruleo il volto, braccia e gambe spezzate

sparso tra le pietre e fradicia di sangue la terra.

Qualcuno flebilmente chiedeva aiuto, qualcun altro pregava …

Vedevo lontano il chiarore del cielo.

Fino all’ultimo guardai quella luce, lontana, irraggiungibile

tesi la mano, mi cadde il braccio accanto …

E’ in fondo a quella profonda foiba che son morta e nessuno

a cercarmi per anni, poi l’atroce scoperta di noi, di tanti,

di Istria, Venezia Giulia, Dalmazia uccisi, ci chiamavano diversi

ed eravamo UGUALI , anzi no : NOI avevamo il cuore!

Maria Teresa Manta


 

PACE

 

Prendi la mano che ti porgo, è la mia,

non avere paura

non m’importa di che colore è la tua,

e non importa se parli un’altra lingua,

se credi in un Dio diverso dal mio,

se vivi lontano da me mille miglia

o a un passo dal mio cielo,

non importa se vivi una vita diversa

dalla mia,

puoi raccontarmi le tue tristezze e le gioie,

i tuoi desideri …

Non importa se non mi conosci,

prendi la mia mano,

qualunque mare ti bagni,

qualunque monte ti cinga,

qualunque foresta ti protegga e ti nutra …

Prendi la mia mano, altre si uniranno

alle nostre,

altre le stringeranno di uomini e donne

di bambini felici, disperati, sorridenti,

con le lacrime agli occhi, menomati

nel corpo e nel cuore dalle guerre,

dal troppo dolore …

Prendiamoci per mano, berremo tutti

alla fonte della pura sorgente celeste

che ci porge il suo pianto vitale tra la roccia,

o serpeggiando tra piccole fessure

sull’arsa Terra o in rigogliosi fiumi.

Prendi la mia mano, saremo in tanti a tenerci,

a stringerci, a raccontarci, ad aiutarci, ad amarci!

Prendi la mia mano, insieme dipingiamo

un cielo azzurro, immenso, trapuntato

di luminose stelle e poi

coloriamolo un sole immenso e caldo

che ci riscaldi TUTTI riposeremo insieme,

TUTTI in un unico letto stupendo soffice

e accogliente: LA NOSTRA TERRA,

IL NOSTRO MONDO dove regnerà un

un’unica regola: PACE!!!

Maria Teresa Manta


 

VENTO DI PRIMAVERA

 

Tutto ti han tolto, anche la dignità

del tuo essere uomo come loro,

come chi ti strappava le carni

per ridurti ad osso consunto,

a misero resto irriconoscibile,

muta parvenza di ciò che eri,

ch’eri stato.

Tutto ti han tolto, misero resto,

carneficina folle della pazzia

di un mostro, regno di mostri

uniti solo da un odio incomprensibile,

inspiegabile.

Tutto ti han tolto mentre inseguivi

i tuoi sogni di libertà

e guardavi oltre il filo spinato

dove finiva la tua agonia

e tu respiravi venti di primavera,

la primavera che a te avevano tolto

consumandoti il corpo, lacerandoti

il cuore, accecando i tuoi occhi

nei fumi del gas che ti strappava

l’ultimo anelito vitale

e uccideva il tuo sogno di libertà

ma tu eri già fuori, eri oltre,

volavi oltre il male e il dolore,

tu ormai eri vento di primavera.

Maria Teresa Manta