RITRATTO

Ho scolpito nel cuore la tua faccia.
Perche’ tu sei il volto piu’ bello
che io ho veduto,ti ho visto nella
luce delle candele,e ti ho fatto un
ritratto,al di la’ dello sguardo,
degli occhi, della bocca,del naso
mi ha colpito la tua fierezza.
Fumavi la pipa e la tua camicia
rossa spiccava sul tuo corpo.
I tuoi occhi mi cercavano e
volevano sicurezza, le tue mani
sciolte cercavano conforto.
Ho provato a parlare a parlarti
e tu come un burattino ciondolante
mi hai risposto.
Il tuo ritratto e’ tutto cio’ che mi rimane.


CAPRICCI

Un barattolo di colore, solo per dirti
che sei qui,anche tu come me pronto,
pittore di sogni incrociati, di tele bianche,
con i pennelli nell’aria a cercare la tua arte.
Pittore, non vedi che il tuo cavalletto e’ li’
pronto che ti aspetta.
Quale progetto,quale idea ti salira’ nella
mente,cosa inventerai,non vedi che ti cola
la vernice perfino sulle scarpe.
Intingi i tuoi pennelli, e vorresti produrre
qualcosa di nuovo, ma le tele sono sbiadite
e la luce e’ fioca, anche la tua donna si sta
allontanando da te mentre si spegne
anche il tuo sole.
Pittore, non fare i capricci, la passione
ritornera’ colorando di rosso il soffitto
della tua stanza.
Il tuo sguardo si fa cupo,riprendi il
pennello,il colore e colora la tua vita.


AL CAFFE’ DELLA PIAZZA

Siamo arrivati là al Caffè della Piazza.
Quasi per caso, mano nella mano,
sorriso dentro a sorriso, con l’amore
dentro al cassetto.
Siamo arrivati là per caso,
al Caffè della Piazza,
stringendoci addosso.
Volevamo consumare,
qualcosa di caldo e saporito.
Ci siamo seduti, finalmente
ed i nostri occhi si sono cercati.
Avevamo nelle tasche
solo due franchi.
Cercavamo una casa,
che ci accogliesse e ci desse calore.
Un rifugio sicuro,
lontano da tutti.
A volte consumavamo
il nostro cibo in piedi,
alcuni bocconi di pane,
ma senza staccare,
le nostre mani.
Le nostre menti,
frattanto cercavano un’isola
dove poggiare i nostri corpi caldi.


ACQUA DI MARE

Lungo i fianchi della risacca,
ho scoperto la terra bagnata
dall’acqua.
Sulle rocce sporgenti e i
declivi verso il mare,
i ricci e le meduse si
scambiavano occhiate
furtive,altri pesci
sgattaiolavano in cerca di prede.
Esserini minuscoli col
vestito perfetto,dipingevano
la tavolozza del mare.
Piu’ ad orizzonte una
barca turchina, seguendo
la scia delle onde,
col lupo di mare
e le cime raccolte,
scompare nei flutti.
L’ odore del sale,
si mescola all’aria
e si rituffa nell’acqua di mare.


NOS OTROS

Noi con la nostra storia,
storia di cuori pulsanti.
Noi increduli,sognatori naviganti
noi ridestati,inerti, drizzati sulla
via coi sui miraggi.
Noi di noi conoscitori
dell’ infinito cielo.
Noi sofferti ma contenti,
noi dissennati e pazzi noi
come pupazzi.
Noi sagaci e onesti,
noi a tratti manifesti,
Noi drizzati sulle vele
di un grande cuore che concede.
Noi notturni noi solari
ma pur sempre solitari.


LA MIA ISOLA

Un equilibrio salmastro
di scogli e rupi,
dove l’onda d’intorno
si infrange e rumoreggia.
Sulla schiuma un gabbiano
scivola sottovento e fa
eco ai compagni di volo.
Rughe di tempi nei sassi
meduse e sirene,
trecce di agli e capperi
e la murena insidiosa
nella sua dimora nascosta
a voler far capolino
tra le pieghe dell’acqua.
Isola stretta e rara
bagnata sui fianchi
solleticata dalla luna,
di una notte qualunque.
Isola incantata dal magico
suono del vento, poi la quiete.
Poi il sole che scalda la pelle.