Caduta libera
Cade
un profumo
che sa di pioggia d’estate
e di nave sul pelo dell’alba
e di foglie neonate.
Cade
un silenzio
scalfito da baci
necessari, obbligatori,
che scava le stagioni,
rifiutando le ragioni
del relativo tempo.
Cade
una parola
ch’è un sussurro
dall’infinita eco
su un filo d’erba
cui resto sospeso.
Cade
uno sguardo
nei miei occhi
che mi àncora alla tentazione
magica e mordace
e ancora
non so resistere.
Cade
la mia mente
nell’onirico viaggio
che ci vede perfetti
tra le rose di maggio.
Curve di seta
Sogno curve di seta,
le tue! le tue!
e di irrompere
e perdermi
nelle onde dei tuoi capelli.
Non può esser peccato
far di te la mia meta.
Basta un istante
e rido, sconfitto!
Che arma ho io
contro il tuo sorriso?
Prosegua la battaglia
ma sotto le lenzuola,
le tue! le tue!
Non può esser peccato
svuotarti la mente.
Vengo travolto
come da un fiume in piena,
come dal mare l’arena;
senza difese
il tuo profumo
mi ha trovato.
Vorrei solo scoprire
se ugualmente inebriante
è il tuo sapore.
Non può esser peccato
sotto i tuoi baci
esser morso e sepolto.
Viaggiamo,
fuggiamo lontano
da qui,
da noi stessi,
contromano.
Ti porterò nel profondo,
come un segreto
tra me e le nuvole,
per non dover dire a nessuno
il fascino del miele
che mi passa tra le dita
quando ti ho
fra me e me
all’alba di una promessa.
Gioventù naufraga
Cosa ci fai,
bambino,
con quel fucile
e gli occhi grandi dell’innocenza?
Neve nera.
Cosa ci fai,
ragazzo,
in trincea
con l’uniforme e la prima barba
bagnata di lacrime e pioggia?
Germogli appassiti.
Cosa ci fai,
soldato, con il sangue rappreso
e la paura perenne
a segnare il trapasso
nei tuoi anni migliori?
Galeone alla deriva.
Scappa, fuggi!
Fuggi l’aria irreparabile
della guerra!
Scoprirai che il mondo,
se vuoi,
non ha frontiere.
Flusso d’incoscienza
Aurora
come d’incanto
accadi.
Sentore d’immensità muta
appari.
Risuona
il canto del silenzio.
Quasi un senso di vertigine
dà la voragine
che separa
il tuo fulgore
da questo mio guardare.
Invisibile
Nella poesia
vivi quelle storie
che non vivrai mai
per davvero,
sospese e disperse
su torrenti d’inchiostro
che precipitano
nella valle dell’ineffabile.
Inibizioni morte
a Wilde
Non c’è nulla
di più innaturale
che derubare il corpo
delle sue voglie
– tanto più se già vivono
nell’immaginazione –
defraudarlo dei piaceri
– tanto più se già
lo agitano di notte –
e vestirlo di aculei unti
di velenose inibizioni,
come catene strette
alla gola del godimento.
Ciò ch’è istinto non muore
digiuno di carne
e di incantevoli peccati.
Sciogli allora questi cappi
che t’annodano le dita,
fa sì che viaggino
sulla mia e la tua pelle,
fa sì che il tuo volere
diventi atto
e fiamma ardente
ed esplosione di respiri.
Borderline
A Freud
Tra i due me
del mio io
uno resta cauto,
annodato,
sempre attento
e parte del tutto.
L’altro si specchia
– presente, alle volte,
come un bimbo,
solo a se stesso,
incurante del mondo
e di ogni intorno altro da sé –
tanto nel vetro graffiato
di un vecchio treno
quanto nella limpida
superficie di un lago.
Dispone euforico
di ogni parola,
di ogni freccia
morale o immorale,
indifferentemente
buona o malvagia
nella sua faretra.
Il primo, com’è imbrigliato
dai limiti della convenienza
pacatamente lo guarda
ammirando e odiando
a un tempo
un tale dissoluto abbandono.
L’apocalisse dei cantastorie
Ho fatto il più temibile
degli incubi:
non esistevano più storie
nel mondo,
prosciugate, finite per sempre.
Le penne correvano tristi
solo compilando atti d’ufficio,
le mani si contorcevano
imbarazzate,
a litigare l’una con l’altra sul da farsi.
I libri risultavano alla fine vuoti, bianchi
e i bambini restavano svegli,
insonni inesorabili
e gli occhi spenti, vacui, spaesati,
come nel bel mezzo del nulla
in cerca di qualcosa
per cui valesse la pena
rompere il silenzio.