Riflessioni di una professoressa, esami, prima prova.

L’ADOLESCENZA. MALATTIA O UTOPIA?

 

“ADOLESCENZA”: malattia che, giunti a una certa età della vita, contrai e della quale, poi, senza quasi accorgerti, ti liberi.

 

SINTOMI: l’eccesso in tutto, gli ideali, gli ormoni impazziti, le grandi fraterne amicizie, gli amori sbagliati, la voglia di trasgredire solo per spirito di contraddizione, i mille progetti.
EFFETTI COLLATERALI: le delusioni, i rimpianti, i rimorsi.
CURA: il tempo.

 

“Ok, va bene!” esclamai sfinita
“Se mi dice subito di sì non c’è gusto. Allora non voglio più!”, rispose svogliato e basito.

“Adolescenza”: l”età del “non più” e del “non ancora”.

 

Dopo aver trascorso una giornata intera a scrutare e a leggere i pensieri di trenta adolescenti mi domando: “Ma quando gettiamo la spugna? Quando ci trasformiamo, senza accorgerci, in ragionevoli adulti? Quando avviene il momento di transizione tanto atteso? Ed è un bene o un male? Siamo davvero sicuri di non voler mantenere un pizzico di quello stile di vita così energico, intenso e folle?

 

Gli adolescenti sono strani, è vero.
Poi si cresce: all’esterno sembriamo tutto ciò che individui di buona famiglia e con una buona educazione dovrebbero essere, dentro, invece, urliamo.


FORSE SARÀ LA FINE, O NON SARÀ LA FINE

 

Ormai è fatta.

Il coltello è stato preso,

il colpo inflitto,

la carne lacerata.

 

I punti non verranno mai dati.

 

E’ successo,

e il peso non si deposita.

L’amore putrido e la gelosia ingorda

sono aggrappati al tuo intestino.

 

Non ci saranno mai cicatrici,

perchè nulla si rimarginerà.

 

La vita, noncurante, va avanti.

E allora, come bravi attori, si entra in scena:

sul viso, rossetto intenso e mascara,

dentro, gli urli di terrore di chi ormai non è più.


A CHI?

 

A chi pensa che tutto debba rimanere immutabile.

A chi cambia.

A chi non concepisce gli sbagli.

A chi perdona.

A chi ha chiaro dove sarà fra vent’anni.

A chi non sa neanche cosa farà tra un’ora.

A chi?

 

Non fermatevi neanche per un attimo, rimanete immobili nel vostro sentire.

Cambiate il vostro punto di vista, ma rimanete fedeli alla vostra coscienza.

Siate talvolta contraddittori, nella vostra affidabilità, senza avere paura.

Rimanete sempre voi stessi, ma non inchiodatevi all’altare dell’ottusità.

Accendete la luce.

Allenate la mente, evolvete.

Studiate il pregiudizio, accantonatelo.

Mirate al meglio, non accontentatevi.

Cadete, rialzatevi.

Aspirate ad evitare gli errori, ma, per paura, non paralizzatevi.

Ma, sopra ogni cosa, aborrite il mostro della noia:

a causa sua, l’anima si fa più piccola e, talvolta, muore.