Non T’amo

Non t’amo per i tuoi occhi,

gemme d’ambra, corteccia viva.

Non t’amo per il tuo sorriso,

Non t’amo per niente che chiunque possa scorgere in te.

T’amo invece perché con te anche il più muto dei silenzi sembra degno d’ascolto.

T’amo perché le mie mani non smettono di cercarti,

anche nel nero abisso della notte

T’amo perché spogli la mia mente e la vesti di te,

ci entri dentro.

Cauto come brezza dondoli nei miei pensieri.

Violento, a volte, ti infrangi come onde marine.

T’amo perché senza filtri e maschere alcune, mi mostri il tuo cuore,

le tue paure e mi avvolgi nel candore della tuo respiro, alito vitale.

T’amo perché la mie penna insonne, ora, trema.

T’amo perché non riesco a dirlo, e sono qui a scriverlo.

T’amo perché mi hai contaminato di te, mio dolce

Nasco in un tuo sguardo e muoio sulla tua bocca,

caldo rifugio del mio animo in tempesta,

T’amo perché non potrei fare altrimenti.

T’amo perché la tua sola presenza

mi illumina, mi scalda, mi infuoca. La mente, il cuore, le carni.


 

Quel fragoroso silenzio

Il chiarore della Luna in questa sera d’estate,

l’odore vivo dell’erba,

la fresca brezza che dolcemente mi culla.

La voce delle tenebre.

Respiro Vita contemplando un semplice scorcio e penso a Te.

Una stella si accende di rosso fuoco e poi si colora di un azzurro brillante. Si spegne.

Un piccolo pipistrello volteggia confusamente nel blu cobalto del cielo. Solo. Dubbioso. Perso.

Graziosi si chinano al vento gli iris in fiore.

Maestosi si innalzano i cipressi volgendo lo sguardo fermo sulla vallata. Impassibili.

Ecco il grillo, intento nel suo canto. Tagliente, solitario.

E intanto naviga incontrollata la mia mente bramando te.

Mi aggrappo ad un pensiero. Scivola via.

Odo le campane scoccare le dieci, ma il tempo si è fermato a quell’istante.

Respiro lentamente e l’aria sa di te. Ti sento.

Mi immergo in qualcosa che con c’è eppure mi manca. Piacevolmente mi abbandono.

Il vento si alza. Avverto il suo pungente tocco sulla pelle.

Il grillo tremante zittisce il suo soave canto d’amore. La Luna mi guarda, muta.

La notte avanza.

Il cielo è ormai colmo di stelle.

Mi sento così viva e ti penso.

L’anima non desiste, non si scrolla.

Ti ha preso con sé e ha chiuso la porta del cuore. Niente più la turba.


 

Quando…

Quando mi insulti

Quando mi offendi

Quando tendi di infangarmi

Quando mi giudichi senza conoscermi

Io non sono ferita, né triste, né adirata.

Sono delusa.

Delusa dall’umanità.

Da quell’umanità che ha generato individui poveri di spirito, contaminati di ego.

Perdo, inesorabilmente

un po’ della mia immensa filantropia

un po’ della mia fiducia nel genere umano a causa tua

piccolo individuo abietto.

Ma in fin dei conti

c’è forse offesa peggiore di quello che tu stesso hai recato alla tua persona

nel giudicare, insultare, offendere?

C’è forse umiliazione peggiore del far perdere, anche se per poco,

quello spirito di fratellanza ed umanitarismo in un altro?

E c’è forse indignazione più grande di quella che Madre Natura, erroneamente, ti ha afflitto?

Quella di essere un essere umano senza compassione

senza l’abilità di pensare

di ragionare

di parlare

di confrontarsi

senza la meraviglia di essere un individuo

un essere umano in tutta la sua integra bellezza, rettitudine, moralità.

Quando mi insulti

Quando mi offendi

Quando tendi di infangarmi

Quando mi giudichi senza conoscermi

Insulti, offendi, infanghi, giudichi te stesso.