L’Osteria

Percorse il sentiero
Che porta all’inferno
Un giorno d’inverno
Com’era solito fare

 

Rimaneva li a fissare
Mentre gli passavano davanti
Ricchi governanti
Di un paese senza oro

 

Dimenticò quale fosse il suo ruolo
E percorreva tutti i giorni quella via
Quella strada, quell’osteria
E pensava

 

Al motivo che lo spingeva
A rimaner fuori
Forse per sentir delle passioni vecchi ardori?
O il consumarsi di giovani vite?

 

Che entrando per un’accesa sete
Uscivano barcollanti, privi di vigore
E passavano li intere ore
E piangenti morivano un po’.

 

Chi decide di entrare
Si distrugge
Nel lento affogare
Saran pieni i bicchieri

 

Ma le anime vuote
Prive di spessore
Schiacciati dalle ruote
Amava guardar.


 

Domani è un altro giorno

Fissava il tramonto.
Raccontava di se
E della sua giornata,
Spesso disagiata
Facendo un resoconto.

 

Era oppresso dalla vita
E cercava un appiglio,
Cedette alla speranza
Nel giorno che avanza
A giornata finita.

 

Si fidava del nuovo giorno,
Del nuovo sole
Ma si sbagliava.
Nulla sarebbe cambiato,
Vivendo i suoi giorni da uomo stremato.

 

Vedeva fanciulli
Passeggiar per le valli fiorite,
Stringendosi le mani
E il correre dei cani
E il pascolar dei muli.

 

Gli uomini colti,
Lo scorrere dei fiumi,
Il crescere delle radici,
Il vino nei calici,
La serenità nei volti.

 

E lui.. Fermo.
Smarrito.
Aspettava solo
Di spiccare il volo.
Si sentì sparire.

 

Ora dopo ora..
Giorno dopo giorno..
Con il capo chino al passato
Chiedeva il suo ritorno,
Del tempo ormai sprecato.

 

Divorato dagli eventi.
Non riuscì mai a vivere,
Come avrebbe voluto.
Se avesse saputo,

 

Che il giorno non cambia
Sarebbe rimasto a
Fantasticar dell’amore,
Fissando il sole,
Disteso sulla sabbia.


 

Tra la folla

Tra la folla
Non si notava
Ma in angolo
C’è chi urlava,

 

Un uomo a terra
Chiusi gli occhi
Si spegneva.

 

Una donna che piangeva
E stringeva la fredda mano.
Si concluse così
La sua vita da umano.

 

La donna con il capo chino
Assalita dal ricordo
Guardava il suo amato

 

Che era stato condannato
A triste vita,
Come una rosa è venuto al mondo
E poi è appassita.

 

Sentiva pesante il suo cuore,
Sembrava esplodere dal forte rumore.
Stanco si avvicinò a un vaso in fiore.

 

Si fermò.
Cessò di vivere.
E si lasciò andare.

 

Il violento impatto
Proprio come quando un gabbiano in volo
Sente del fucile l’ultimo tuono
Cessò così il suo lento respirar.