I giorni della merla

Lividi i giorni della merla si snodano freddi e indifferenti s’ammucchiano al mattino quando il freddo taglia il volto, sfrondando gli alberi del viale.
Le foglie arrugginite s’abbattono per sfiaccamento sul marciapiede,
raggomitolandosi uno accanto all’altro in piccoli mucchi.
Il vento di tramontana s’alza e rende inutile quella estrema
difesa ,le sballottala nell’aria separandole l’uno dalle altra.
Infuocate fiammelle vegetali incorporano il rosso ruggine
del tramonto.
Ripiegata su me stessa attraverso la strada immersa fino ai ginocchi.
da quelle nuvole rossastre, che volteggiano a mezz’aria ……
………..siamo sparpagliate, separate dal resto e fremiamo per quell’ ‘ondata di gelo che ci ha colte d’improvviso.

I giorni della merla

Vermiglia è la luce
che squarcia
il cielo terso
di questo gelido mattino.

Indimenticabili
giorni della merla,
che questo mare
ritrovato dentro
porta in sé.

Ricordi accattorciati
si snodano
seguendo il filo sospeso
tra un palazzo cinquecentesco e l’altro.

Come il dedalo di vicoli
che m’inghiotte,
mentre il vento
taglia gli angoli,
che supero
uno dopo l’altro.

Come dal fondo dell’abisso
questa esplosione
di lava vermiglia,
mi restituisce
snebbiata al presente.

Sanguinosi ricordi
s’infrangono
come le onde altissime
di questo ’inverno,
sul senso ritrovato
di questa crisi.

Pacati, rattrappiti
nei loro cappotti,
i passanti ignari
mi sfiorano,
mentre onde infuriate
si stemperano
in questo rosaceo
tramonto romano.


vibrato

VIBRATO

Seduta al fresco, in un giorno di caldo afoso nell’ora di stanca,
ascolto i rumori che salgono alla finestra.
Il cortile vuoto si riempie dei rumori giornalieri, comuni, familiari, che non riempiono la vita. A volte sembra, che quelle faccende necessarie, ormai meccaniche debbano riempire un vuoto.
Gli inquilini non si vedono, ma conosco le voci, ricordo i volti, l’immagino nelle loro case, in questo giorno d’estate, trascinare i loro corpi, per forza d’inerzia, ciabattando discinti da una stanza all’altra, mentre i fumi dell’asfalto salgono alla finestra.
Il bianco assoluto di questo giorno infuocato, si riflette sulle pareti blocca il pensiero, l’azione.
I corpi e le labbra arse, ricercano briciole di saliva.
Seduta in quest’angolo al fresco, un’altra estate ritorna alla memoria, mentre aliti di vento muovono stancamente le foglie….


 

PRIMAVERA

L’inverno spazza
con vento gelido
l’asfalto.
Persone incappottate
popolano
le strade stecchite.
Dal gelo
un fiore
bianco e rosa
sboccia
tra le foglie.

Vedo, sento
il caldo che sorge
dai profondi
recessi.
Certezza della fine
della paura
d’essere
soli.

Correvamo in gruppo sulle biciclette verso il faro.
Il luogo proibito.
“Scavalchiamo non ci vede nessuno” presi dalla voglia irrefrenabile d’avventura, il salto oltre il muro, di corsa verso il pontile.
Insieme come un unico corpo, come un unico pensiero.
Saltare giù nel mare, su di nuovo, scalando la scaletta provando tuffi, nuove bravate.
Mettere alla prova la forza del gruppo per essere, tutti per uno,uno per tutti.
I corpi bagnati, stancamente rilassati, in gruppo sul pontile, a ridere, parlare, giocare, come non sarebbe mai più potuto avvenire.
Il mare unico testimone di quell’estate.
Quel mare, che con le sue fresche trasparenze aveva circondato
i loro corpi, unica sensazione d’infinito, di colmato.


Un infuso

Sulla veranda
un passero
nero e bianco
saltella fiducioso
canta
tra un saltello e l’altro
è un richiamo
un accenno di primavera
è il là
per l’orchestra sui platani.

Sono immagini
nella mente
che la mia penna
come le dita
sulla tastiera
traducono in note.

Sono immagini
che le mani
imprimono nel colore.
Quell’idea quasi notturna
si trasforma
linee,segni
suoni
che hanno la presunzione
di rappresentare
il pensiero
che è stato
all’origine di quel pensiero.


Il dolore di un addio

Una nota con timbro basso, grave
nasce in me
tra coscienza e incoscienza
è il dolore
che stropiccia il sonno.
Immagini che lacerano
invadendo la mente
e
destano il corpo.
Nasce come una pena desolata
un tormento sanguinoso
mi rannicchio
e sedere
mentre il sogno si disfa.

Ritorna in me
il ricordo di quel sogno
che è anche il tuo
è stato il sogno
di tutti.
Un sogno,
una speranza
è l’utopia che è in noi.

Torna il dolore
quel dolore
allo stato puro
dal timbro basso,grave
scuro
irriverente.


Ispirazione

Frontiera tra mare e terra
incontro metafisico
sulla sponda dell’abisso.
Il mio vedere
tenta l’abbraccio
totale
per possedere
dal principio alla fine
il paesaggio umano.

L’onda sciaborda
rifrangendosi
sotto i miei piedi.
L’incontro mi lambisce
m’abbraccia
m’avvolge
con le sue correnti
azzurrine.
Nettuno prigioniero
della riva
ruggisce
nell’ultima onda
che schiuma,
così a noi
è precluso l’accesso
al grande mondo
di sotto.
Mentre la rima delle palpebre
si schiude
il sogno di disfa
ed è soltanto mattino.


XV

Nella cantina

le tenebre dimorano

giorno e notte

Riviviamo….:le due paure,

la paura della soffitta

la paura nella cantina.

Invece di affrontare

quello che si cela nella cantina .

confidiamo

nell’esperienza del giorno

che possa

cancellare la paura

della notte.

 

Roma 24 aprile 2014


 

XIX

Che bello! Il vento sul viso

del mattino ancora insonnolito

dalla notte troppo breve

per affrontare le lunghe giornate

lavorative.

Ma che bello! Camminare

nell’aria fresca del mattino

camminre……

poggiando i piedi sull’asfalto

umido

mentre la spina dorsale

regge la spinta

della motivazione

interiore

ad andare nell’alba

verso quel che ci attende.

Che bello!

Il vento sul viso

Il calore del sole

a camminare con i capelli accarezzati

da quel zeffiro leggero

che abbraccia Roma.

 

Roma 28 aprile 2014


 

XXII

A differenza delle altre persone

posso gironzolare

all’interno del corpomente

senza preoccupazione.

Consapevole di ciò che sono

per quello che ho realizzato.

Andare dentro di me

in quella dimensione

chiamato respiro RHA

che espande nello spazio e nel tempo.

Potendomi perdere

in quell’intreccio

di fatti

di ricordi

di scontri

che hanno lasciato il segno

ferite profonde

e lì posso fermarmi e ricordare

la paura

l’angoscia

e il dolore del tradimento

dell’abbandono.

Sorridendo del timore

che la nuova esperienza

procura.

Rendendomi conto

che sono in grado

di affrontare e superare

anche questa nuova avventura.


 

Una esplorazione

Sollecito
il pensiero a trovare
il filo d’Arianna
che mi conduca
verso la giusta direzione
nell’universo dell’anima.
Là dove sgorgano
le verità assolute
là dove s’intrecciano
i sogni notturni
con le trame del giorno..,
ma le ali della fantasia
vincono
sull’oscurità
porgendomi lo splendore
dell’essere.
Ritrovando
la fonte dove attingere
il canto sonoro
della poesia,


 

40 ° gradi e altre

L’estate è giunta
i pensieri
sguazzano
nell’inerzia liquida
della calura.
Inerzia fisica e mentale

impera.
Ne la gioia sudata
Ne l’ansai da stress
ci salvano.
Soltanto l’ozio fisico
e mentale
approdo sicuro.
Mentre il sole
infuoca
la pelle e l’asfalto
che si sfalda
sotto i nostri piedi
Affannati
approdiamo
nell’autobus
oasi temporanea
rima del centro commerciale

dove poter
Appropriarci
della freschezza mentale
di nostra appartenenza.


 

La mela avvelenata

Tu me l’hai offerta
con il sorriso
impresso sul volto
con fare amico
mentre il veleno
nella mela
attendeva
si compiere il suo dovere.
Questo nuovo tradimento
ci lascia l’amaro in bocca
prendere coscienza
che chi ci siede a fianco
ci venderebbe
per trenta denari.
Quei gesti.
Quei sorrisi.
Celano il fiele amaro
la miseria
che alberga in quell’anima
Non è l’inganno
a ferirci
ma l’intento di sfregiare
colpendo al cuore.


 

Roma 17 marzo 2014/18

 

 

Inizio a comprendere

in cosa consiste fare poesie

esprimere il mondo

in modo da renderlo visibile

e comprensibile

…non è fare poesia

offrendo una via di fuga

alla grigia quotidianità.

La poesia non è fatta

per spiegare  il mondo

ma per illuminarlo di quella luce

nuova e intensa,

che attraversa

le nubi bigie e minacciose

che celano

il cielo e il sole

le stelle e la luna.


 

Roma 26 aprile 2014/18

 

 

Sulle orme di quelle antiche

percezioni

si sono mosse

le mie azioni

nello spazio conteso.

Le mani hanno dialogato

mentre le labbra serrate

contenevano

il sacro segreto

del dire

e il corpo avvolgeva

la terra con il fuoco

da dove tutto ha avuto

Origine …in Principio


 

Roma 31 marzo 2014/18

 

 

Il vissuto si muove su disegni

condivisi e conosciuti

e tutto diviene una norma

che sventra

la nostra umanità.

Le antiche forze che colmano

il tempo

tra un fare e l’altro

si sono perduti nella memoria

e come lampi nella notte

risorgono

ad illuminare il presente.