Frammenti

Fragilità ridotte in frammenti di umanità…

frammenti di diritti negati e frammenti di vite umane ridotte in brandelli…

Frammenti di disumanità celate dietro divise insanguinate,

frammenti di anime perse nel buio di una cella …

frammenti di manganelli contro persone indifese.

Frammenti di vite distrutte dalle tante mafie,

omertà, collusioni, patti fra stato, mafie, massonerie, servizi segreti…..

nuovi schiavismi, eroi e stragi…..

frammenti di vite quotidiane

frammenti di normalità ma normale da cosa?

Frammenti di differenze

frammenti di diversità ma diverso per cosa? Per chi?

Frammenti di vita di donne obbligate a non farsi vedere chiuse nel sudario del loro burka,

frammenti di vita di donne assassinate da padri e fratelli,

esecutori carnefici di una fede tradita, di un dogma millenario…

frammenti di diritti negati di donne devastate dalla lapidazione senza umana pietà,

Frammenti di diritti negati alle bambine soldato violate nell’infamia prostituzione,

alle spose bambine alle quali sono state negate nella paura innocenza, fanciullezza e conoscenza.

Certe cose si possono dire con le parole,

altre con i movimenti,

ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole,

completamente perduti e disorientati,

non si sa più cosa fare.


 

Incontri a Venezia

Nevica su Venezia e sulle sue cupole dorate. Laggiù

verso la laguna aperta, cielo e mare non esistono

più, solo una banda d’argento opaco. I rami degli

alberi sono coralli, pietrificati. Il cielo e il mare due

placche di giada grigioverde. Presto scenderanno le

ombre della sera.

Mia nonna mi chiama…


 

Stella rientra è freddo

La locanda è molto accogliente… Lampade ovattate, tessuto color crema alle pareti. Tappeti orientali su cotto antico. In cornici intagliate e dorate, quadri di nature morte. Su sfondi scuri, coppe colme d’un liquido ambrato, tulipani multicolori, rose rosse dalle foglie verde scuro e spine appuntite, frutti sbucciati. Ostriche dalle carni molli, viscose, pesci a lucenti scaglie grigio blu, una sfumatura rosso sangue sui ventri…. simile a bocche che cercano ancora il mare. Appena percepibile, una musica di violino.

Nel grande caminetto, in fondo alla stanza, il fuoco scoppietta allegro lo vedo ardere di un colore amico, una fiamma vispa si agita tra la legna ed il suo crepitio accompagna la musica. Accanto al caminetto seduto nella vecchia panca di legno un uomo, il fuoco lo fa sembrare un cavaliere nella sua armatura nera. Ha in mano un accendino sembra che lo stia lucidando, simile al cavaliere che pulisce il suo pugnale.

Mi avvicino al fuoco….dalla finestra, accanto al caminetto, vedo la neve fuori, col calar delle tenebre è divenuta copiosa ed inarrestabile. Ormai copriva tutto. I rami spogli degli alberi s’erano appesantiti e gonfiati di bianco, tanto che ormai il nero del legno sembrava una esile sottolineatura ai salsicciotti di neve che lo sovrastavano. Ripenso ai campi lungo le rive del Brenta… campi arati in autunno e preparati per le semine primaverili, campi di grano già nato ed ancora in erba, i tetti delle case e delle stalle, i carretti lasciati all’aperto, tutto ora sicuramente è addolcito e protetto da quella coltre di neve che andava crescendo senza posa. I rari lampioncini, appesi agli angoli delle case , riuscivano a fatica a rischiarare soltanto i fiocchi di neve che gli turbinavano accanto. La strada che passava sotto la locanda era ormai irriconoscibile.

Tutto lasciava presagire una notte piena di calma e di silenzio….

-Ciao, hai freddo??-

Una voce calda mi parla… è quella del cavaliere nero…

– Ciao, no mi piace il fuoco e … la neve-

– Si, quando sono entrato ho visto che guardavi l’orizzonte…. e quando sei entrata non hai fatto che

guardarti intorno e guardare la finestra….è tempo da lupi questo… sei qui da poco??

-Si sono ospite la locanda è dei miei parenti… e tu??’

-Io quando non sono nel ventre del mare trovo rifugio qui…. in questa locanda-

-Sei un marinaio??-

-Si sono un uomo del mare….. – rispose lui… abbassando gli occhi verso il fuoco.

-Ho detto qualcosa che non va?- chiesi

– No, non ti preoccupare principessa…. dagli occhi color del mare-

-Grazie del complimento cavaliere nero-

-Non era un complimento è la verità, perché mi hai chiamato cavaliere nero??-

-Per il colore dei tuoi capelli, della tua barba, dei tuoi occhi neri e profondi e … dei tuoi vestiti… in

lontananza alla luce del fuoco sembravi un cavaliere nella sua armatura-

I suoi occhi guardarono fissi i miei non so per quanto tempo i nostri occhi e i nostri sorrisi rimasero

incollati… poi si scostò i lunghi capelli neri e si mise in ginocchio davanti a me simile ad un cavaliere del

passato, mi prese la mano e …

-Posso invitarla a cena al tavolo del capitano, Principessa!!-

-E chi è di grazia il Capitano???- risposi sorridendo

– Io – rispose. Senza attendere la mia risposta mi condusse al suo tavolo.

Uno di fronte all’altra, chiacchieravamo come se ci fossimo conosciuti da sempre. Il mare le sue storie… erano le stesse storie che fin da piccola mi raccontava mia nonna Un cavaliere del mare… alla locanda dei cavalieri del mare. Conosceva bene la mia famiglia, conosceva tutto di me, mia nonna gli parlava spesso di me,di come mi chiamava… stelladimare … stella … principessa delle stelle… mi conosceva da sempre. Le lunghe giornate d’inverno le passava con lei. Che invidia! Avrei voluto essere stata in tutti questi anni lì con lui ad ascoltare le storie del mare della nonna… storie di fate, di draghi, di cavalieri e di principesse

La cena durò a lungo. Il fuoco dipingeva su di noi strane forme di ombra e di luce, come se poggiasse colori ad olio su una tela metallica Chiudi gli occhi, -mi diceva-… senti il tuo corpo e tutto ciò che ti sta intorno, pensa al tuo respiro che va via via trasformandosi nel rumore ritmico e profondo delle onde del mare. Guarda con gli occhi del tuo cuore a questo mare: è un mare in tempesta, verde, blu, bianco, grigio. Un po’ più in alto, nel cielo, il sole taglia l’atmosfera creando strani giochi scagliando i suoi raggi fra nuvole dal colore del piombo. È un cielo livido, le nuvole in rapido movimento. E grandi masse scure appaiono bordate da un alone infuocato creando giochi di luce che si riflettono sul mare animando le creste delle onde. E le onde si infrangono di fronte a te. Davanti a te vedi un molo antico, un lungo molo di legno scuro che si protende sul mare, in mezzo alle onde che mandano alta la loro schiuma, e che bagnano il cielo plumbeo e livido. E il vento spazza il cielo. E il vento spazza il mare. Io sono accanto a te e il vento mi solleva i capelli, i nostri occhi fissano il mare in tempesta. E nei tuoi occhi c’è il mare, il loro colore è lo stesso. E c’è anche la luce livida del cielo durante la burrasca. i tuoi occhi riflettono il cielo ed il mare. E sono velati di malinconia. Ma come il granello di sabbia che si insinua nell’ostrica permette il formarsi di una preziosissima perla, così la malinconia nei tuoi occhi si trasforma in una grande serenità. Lo sento il tuo cuore batte allo stesso ritmo del frangersi delle onde del mare spazzate dal vento, e il mio batte allo stesso ritmo del vento che mi spazza i capelli. Insieme ci teniamo per mano e il mare si placa, la luce livida diventa più calda, dal cielo svaniscono le nuvole ed una luce comincia ad affacciarsi, si alza dal mare. Per un istante il passaggio fra le tenebre e la luce non ti consente di vedere nulla ma poi una lama morbida ed affilata ti accarezza. È il bagliore dell’aurora la luce illumina l’antico molo scuro. Come un sogno dentro la locanda ho spaziato nei mari del mondo. Alla buona notte risposi con un Il giorno dopo era già andato via.


 

Paladini

Vidi mia madre bruciare i libri di papà, sapevo quanto ci tenesse!

Ho ancora in mente la smorfia di dolore

che cercava di nascondere mentre prendevano fuoco.

Mi fece credere che fosse un gioco,

e anche se ero solo una ragazzina,

dentro di me non lo accettai.

Tutti fingevano di non vedere.

Un’esperienza così, in giovane età, ti marchia a fuoco, ti fa conoscere la violenza.

Non accettai molte cose di quella dittatura.

Ma dovevo continuare a sperare nella libertà!

Amnesty International era una sorta di paladino della giustizia, per me.

Vedevo gli attivisti come eroi che potevano sconfiggere,

da fuori,

il male che noi da dentro non potevamo debellare.

Grazie a loro avevo la speranza che un giorno quell’incubo potesse finire.

Finalmente l’orrore crollò e…

dopo un po’ passeggiando nell’Italia dei miei avi

vidi dei volontari di Amnesty che raccoglievano firme.

Dal mio cuore sentii di unirmi a loro.

Mi sembrò di vedere da vicino gli eroici paladini

che avevano vegliato su di me e il mio paese,

e mi innamorai dell’idea di poter essere,

per qualcuno, quello che loro furono per me.


 

Mani

Mani incagliate nel filo sottile dell’ipocrisia,

filo teso nel silenzio assordante.

Mani ruvide dal lavoro.

Mani bagnate di tristezza.

Mani finite nelle reti mafiose degli odierni mercanti di schiavi…

e il domani deve ancora arrivare…

con pensieri di pietra,

di chi, non ha mai bevuto il sapore d’un dolore.

Mani tese in cerca di aiuto,

ma quali aiuti per chi indossa la miseria?