A Monica, Chiara, Elena, Greta

La quiete di Pan

Un volto
tra due alberi,
femmineo soffio di labbra
appoggiate su di un flauto,
non solitario,
note adagiate nella cavea
dell’anfiteatro montano,
librate nell’aria silvestre,
briciole di cielo azzurro
a salvare la festa.

Poi, tra la gente in ascolto,
spunta da un albero Pan birichino,
per vedere chi ha guastato la quiete.

Nasconde lo zufolo e osserva:
quattro delicate figure blu,
stagliate contro il fogliame
che copre il terreno,
tappeto giallo per attutire i passi
che ora son fermi dinanzi al suono,
melodia che si espande, che ti penetra,
che sale in alto e ritorna, perché terrena,
perché umana, perché tua se la conosci,
e comunque bella; ballano i piedi,
vaga la mente e si scalda il cuore,
che pare fermarsi.

L’applauso rintrona nello spazio
e rallegra le giovani allieve di Apollo:
Pan non osa nulla e se ne va
e così la gente piano piano;
il silenzio riecheggia ancora un po’
delle ultime note, che indugiano inquiete,
poi si ritrova.

A valle un rio
mormora allegro,
quasi volesse eternare
la gioia
di un giorno che non vuol morire.

Sul monte
si ricompone
la quiete di Pan…


A Concetto Pozzati

“Ciao Roberta”

Tre pareti per un polittico d’amore:

l’affabulatore d’immagini

racconta con delicato segno

spicchi di vita

baciati dal sole

dove l’oro è gioia,

quotidianità condivisa,

respiro lieve

come il colore

che tutto sottende.

 

Un fresco abito

per la primavera,

(diceva “usciamo”,

passi rinserrati nella solitudine

dell’oggi),

da qualche tempo appeso

nell’armadio della memoria,

triste museo

perennemente chiuso

a dolorose visioni.

 

La mano

del nuziale anello adorna,

prima di offrirsi alla stretta,

aggiusta cappelli,

allaccia giovanili calzature

e con la chiave chiude

la casa che, vuota,

non risuona ora dei borbottii mattutini

della caffettiera,

che prepara al nuovo giorno.

 

Profumi antichi

saliti nell’aria

e ritrovati nella spenta magia

di una cucina che fu generosa,

ove amaro scende

l’estremo sorso

di un’insoddisfatta sete.

 

E dopo tanto sole

è arrivato un sole nero,

relegato in fondo

da un volo di colomba dorata,

prefigurazione di eternità,

che un’altra mano accoglie

a rinsaldare legami,

promessa di vita diversa,

dove lo spirito vive:

non ci lasceremo mai,

e…grazie per aver rievocato

la vecchia bici.

 

“Ciao Roberta”, dice

l’affabulatore.

Lei l’ha già salutato.


Natale 2000

Volano auguri e biglietti.

Alla sagra dell’ipocrisia

son tutti più buoni:

e girano doni.

 

Ai poveri le briciole.

 

Ma che Natale è,

se non sorridi a tutti,

se non chiedi scusa,

se non fai silenzio

(ma che non sia troppo,

altrimenti è come il frastuono).

 

Se poi Natale

è solo un giorno ormai,

lo si potrebbe abolire:

Gesù chi lo ricorda più?

 

Per qualcuno la cometa di Betlemme

brilla in Piazza Ghiaia.

 

Eppure da quella stella

viene una speranza nuova,

se la sai cogliere,

e una voce che ti dice: coraggio!

 

I nuovi Erodi sono in agguato,

ma se lo vuoi non ti fanno paura.

Un giorno, forse, li spaventerai anche tu.

 

Parma, 21/12/2000