ISIDE VELATA

Ho visto una primula
emersa sull’arcobaleno,
dove il soffio del vento allontana
gli ingrigiti granelli della clessidra.
Figlia dell’azzurro mare inesplorato, come
aggraziata da invisibili veli.
Può un uomo conoscere la tua forma,
oh misteriosa fanciulla ?
Allo sguardo, Bellezza non si svela; ma
alla Melodia, non resta muta.
Penna mia, fatti lira, e canta il suo sguardo.


HEIMWEH

Ricordo
una vita passata
fatta di gioia,
di lune piene,
d’amore.
Ricordo psichedelici corpi
annodarsi tra loro
in quella fioca soffitta
addobbata di candele.
Ricordo
orgasmiche labbra
invocare il mio nome,
come un attore
declama i suoi versi.
Ricordo
viaggi tra le nuvole,
verso mondo inesplorati
dove il tempo osserva
l’immensamente Noi.
Ricordo…
Sveglio
Sogno ?
Forse realtà ?
Tutto è nulla.
Rantolo cardiaco,
supplizio del senso.
Muoio.


SOSPESO

Mi sento in un limbo;
Mi sento bloccato tra l’agire e il non agire;
So quello che vorrei fare ma credo non sia il
momento migliore per farlo; vorrei comunque
provarci,
anche se non è appropriato dire “fare qualcosa”
ma esprimere qualcosa
– no –
esprimere sé stessi, esternare ciò che non può più essere
contenuto in una scatola così piccola come
quella umana – tramutare in sinfonico chiaro di
luna quello che l’orecchio assoluto ha visto
nella stessa luna;
Mi sento all’interno di una grotta dove l’eco del mio
pensiero rimbalza da una parte all’altra in
mille e mille altre onde,
rimbalza, rimbalza incontrollato alla ricerca di
qualcuno che possa ascoltarlo, ma ci sono solo
rocce,
e rimbalza e sempre più veloce e sempre più veloce
e sempre più veloce fino ad impazzire perché
non trova uno spiraglio d’uscita verso il quale
esplodere;
Mi sento come il poeta che non sa dare lettere al suo
animo perché sprovvisto di penna o di foglio
bianco trascrivibile di infiniti attimi d’assoluto
ma solo perché continua ad ignorarne la
presenza davanti a sé, e rimane immobile con
lo sguardo come ipnotizzato dalle visioni del
proprio entusiasmo,
immobile,
immobile senza sbattere palpebre senza chiudere la
fessura della bocca senza lasciar cadere
lacrime di mandorla senza annerir le sfumature
dell’iride senza respirare ossigeno,
immobile, etere;
Forse non voglio uscire da questo istante;
Forse non voglio scendere da questa corda : sono un
Funambolo, sono un instancabile funambolo
cacciatore di incertezze false verità illusioni da
sognatore di nuvole e di queste mi nutro,
traendone la magia della loro profondità,
sono un trapezista vestito di stracci che si dondola
sopra un precipizio di morte perché solo li la
sua sensazione si fa viva sulla pelle.