Le cose che cambiano

Quante cose cambiano.
Esistere nelle prigioni di un tempo senza spazio,
ho ritrovato un viso di un uomo
e ricerco il bambino perso nei cortili del passato.
Ricordo il suono delle cicale,
l’afa si attaccava ai vestiti bagnati di sudore.
Tenero, incosciente sentire
nelle passeggiate a piedi scalzi sui caldi sentieri,
raccoglievamo le more,
poi sulla duna rovente salutavamo il mare.
Quanti giochi e con quale fantasia si colorava il mondo.
Quante cose dietro noi.
È un tempo passato ma presente in me.
Desideravo crescere, conoscere e volevo essere nel mondo.
Alcune notti di magia vedevo lungo i fossi, lucciole andar via
e queste mille luci si confondevano con le stelle,
poi come descrivere quegli odori,
quei profumi: mi rapivano.
Quante cose cambiano,
poi ritornano
e chi le accoglie sarà vivo per sempre.


Fra le note del jazz

Perché ti nascondi fra la note del jazz?
Aria cubana di semplice e dignitosa povertà.
Timbales urlano.
Bella che danzi,
mi rapisci e il tuo bacino è un’onda,
un frutto da cogliere intero.
Frullano le note,
i musici scimmie,
nella giungla delle sonorità, perdono il senso.
Uno da lontano dondola il capo come un cagnolino a molla.
Ho glissato i sentimenti ed ucciso la luna.
Sfarfalla la nostalgia
e butto nelle note nere, avide chimere mai morte.
Il tempo non è la tonica ma forse,
si nasconde, tra le pieghe dei suoni bassi dai colori bruni.
E il pianista sbuccia semicrome ubriache.
Che sax languido in questa notte di stelle sulle scale.


Il tronco bianco

Un grande tronco bianco irreale
è apparso sulla riva del mare.
Un gigante morto giace,
senza palesare la sua divenuta.
Bambini a cavalcioni giocano,
gridano sopra il bianco relitto.
Quante onde di tempesta,
quali maree lo hanno reso naufrago senza linfa:
ora dorme sulla riva sotto il sole agostino.
Un tempo albero grande, verde, vivo,
pieno di vita pura e candida:
chi lo ha spezzato e gettato nel fiume?
Il tempo?
La fólgore?
L’uomo?
Non me lo può più dire,
non spegnerò pensieri su questa vita spezzata.
Ritornerà nel ciclo di sempre,
legna arsa, poi cenere e nel vento riposerà.