Racconti
Mi fermo e rifletto
Appollaiato al sole mi abbandono all’incerto futuro che mi attende.
Il lungo tronco su cui mi trovo deve avere un passato ricco di eventi che, continuati anche dopo la sua
morte, lo hanno spinto sin qui, alle foci del fiume, dove ora io posso godere della sua presenza.
Se solo mi potesse raccontare la sua storia . . . .
Il sole scalda la mia pelle e il dolce rumore della piccola cascata che si trova alle mie spalle, verso il
mare, crea un sereno isolamento acustico nonostante mi trovo sotto il ponte della ferrovia. Vedo verdi
argini e un corso d’acqua marroncino; forse il colore è dovuto alle recenti piogge che hanno spinto a
valle diversi strati di terra inerme che si è abbandonata al suo flusso, come il tronco, i legni accatastati
nel centro del fiume, come quel pesce morto, o come tutte le cose . . . .
Se solo questo luogo mi potesse raccontare di se . . . .
Il vento muove le verdi piante che regnano sovrane le sponde del fiume creando dolci brusii e flessibili
ombre che cullano, insieme alla cascata, la mia anima, alleggerendola dal peso di programmare una
cosa incerta quale il futuro, per lasciarla libera di vivere il presente, come questo luogo o questo
ospitale tronco morto, che nulla di se raccontano, ma manifestano ciò che sono.
Distratto
Sono distratto, da me stesso, dai miei pensieri, che fluiscono in
abbondanza senza confluire in qualcosa di concreto, o per lo meno
non in tempi brevi … ci sono pensieri che hanno accompagnato
lunghi periodi della mia vita, poi sono spariti, sono stati distratti,
dalla sfrenata voglia di inseguire apparenti sogni, a volte raggiunti,
a volte svaniti, come bolle di sapone scoppiate con gioia da bambini
affascinati.
Deluso, mi sono lasciato andare, ho pianto senza disperazione,
rivoltato le maniche e ripreso, e quei pensieri sono tornati, dandomi
forza, rimettendo a fuoco un obbiettivo offuscato che si era lasciato
sopraffare da frivolezze ritenute importanti, per un po’ di tempo.
Concentrato ho curato con attenzione questi pensieri, che,
lentamente sono diventati sogni, sogni veri, interiori, non proiezioni
della mente che insidiose si infilano tra il pensiero del cuore e la
realizzazione, ma sogni che hanno la loro origine in qualcosa di più
profondo, più alto.
Ho spinto il mio corpo in quella direzione, quella dei sogni interiori
che sin da piccolo mi mettevano gioia e serenità nel cuore, quei
sogni che spesso si realizzavano, da bambino, forse perche le
aspettative non esistevano e bastava poco per scatenare la
fantasia.
Ho coltivato quei sogni e poi mi son distratto, lasciandomi prendere
da qualcosa che brillava intensamente, ed era vicino, ma una volta
ottenuto, improvvisamente, non brillava più, anzi.
Deluso, mi son lasciato andare, ho pianto con disperazione, mi son
chiuso, ho riflettuto su ciò che era accaduto, ho meditato, ed ecco
che quei sogni sono sbocciati nuovamente, come semi di piante e
fiori conservati sotto il suolo durante l’inverno.
Sempre più vividi ora si impossessano della mia mente, del mio
corpo e della mia anima, sogni veri, che ad ogni passo che faccio
vedono perseguita la loro realizzazione
Anche se mi distraggo ancora lungo il tortuoso percorso o in
qualche occasione intraprendo qualche discorso di troppo, sono
sicuro che ogni sogno sincero, che nasce dal mio cuore guerriero,
trova lungo la strada impulsi per una grande e prosperosa
realizzazione.
Nuova esperienza
Ancora è buio mentre assaporo il gustosissimo mango, ignaro della giornata a cui sto
andando in contro. Non ho mai scalato un vulcano, quindi non ho la minima idea di
quanto possa essere bella come esperienza, ma certamente anche faticosa. Finita la
colazione a base di frutta io e il ragazzo tedesco che mi ha coinvolto nell’avventura ci
rechiamo al punto d’incontro con la guida che molto frettolosamente ci porta al
punto dove inizia il sentiero. Iniziamo a salire lungo una strada sterrata che ci
porterà a quota 200mt da dove si parte per il trekking. Dopo aver versato il piccolo
contributo per poter percorrere il sentiero, iniziamo a camminare lungo un sentiero
non troppo ripido ma nemmeno pianeggiante. La natura e rigogliosa e gli alberi ci
fanno ombra anche se il sole e appena sorto. So che e solo l’inizio ma cerco di non
pensare a quello che mi attende concentrandomi sui miei passi e distraendomi di
tanto in tanto per osservare la bellezza incontaminata che ci circonda.
Improvvisamente dopo un piccolo tornante sul sentiero di terra battuta vedo
davanti ai miei occhi una ripidissima parete rocciosa con alcune rocce che fungono
da scaletta. Cerco di confortarmi sperando che sia solo un passaggio difficile per poi
continuare sulla terra, ma da qui in poi … solo ripide rocce. Gli alberi si diradano e
l’unico verde che stacca lo scuro colore della roccia e dato da bassi cespuglio di
piante dalle foglie gonfie, simili a piante grasse. Più saliamo e più sudo, ma ringrazio
le immense nuvole che ogni mattina abbracciano il lato est di questo enorme
vulcano proteggendoci dal sole che ha quasi percorso un quarto del suo percorso
giornaliero, e apprezzo il vento che a tratti soffia forte asciugandomi un po’ di
sudore dal corpo, ma nonostante tutto, arrivati ai mille metri , sono talmente
bagnato che decido di liberarmi della canottiera. Facciamo una brevissima pausa per
prendere fiato e bere mentre le nuvole si diradano di tanto in tanto ed il caldissimo
sole riesce a filtrare aumentando la mia (sudarella) e prima di ripartire stendo la
canottiera su un rametto di un piccolo arbusto sicuro di ritrovarla al mio ritorno.
Continuo la scalata a petto nudo ma salendo l’aria si fa più fresca e son costretto a
mettere il K-Way, unico capo di abbigliamento che mi è rimasto a disposizione e da
qui in poi inizio una vera e propria sauna, ma d’altronde continuare a petto nudo e
improponibile. Io e Mauriz sollecitati dalla guida procediamo veloci rallentando
appena solo quando le nuvole smettono improvvisamente di farci da scudo, ma
fortunatamente dura solo qualche istante poi ci riabbracciano. Superando altri
gruppi di scalatori più lenti raggiungiamo una piccola piazzola a pochi minuti dalla
cima e finalmente facciamo una lunga sosta con pranzo al sacco aspettando che le
nuvole svaniscano del tutto per poter raggiungere il cratere e godere della magnifica
vista.
Le nuvole feroci impattano il lato est di questo enorme vulcano. Quasi mi
spaventano ma avvicinandosi si diradano, avvolgendoci, per qualche istante in una
umida e fresca brezza che si miscela con il sudore sulla pelle. Brevi squarci ci
permettono di ammirare il cielo blu sopra di noi, poi ne arrivano altre e ricadiamo
nell’ombra. Con pazienza attendiamo e ci godiamo il meritato riposo, quasi mi
addormento quando ecco che il cielo si apre del tutto come se fosse una finestra e le
nuvole spariscono completamente lasciandoci allibiti dalla incredibile vista su tutta
l’isola, il lago, la terra ferma.
Dopo una mezzora di affascinante vista dalla quota di millecinquecento metri
iniziamo a percorrere gli ultimi trecento metri che ci porteranno sulla sommità del
vulcano. Il sentieri si fa ancora più piccolo e ripido e in alcuni passaggi necessito di
un forte aiuto delle braccia per continuare a salire. Finiscono le basse e strane
piante e le bellissime orchidee che popolano questo versante del vulcano per
lasciare spazio a diverse tipologie di rocce. La superficie sulla qual cammino si fa
calda, in alcuni punti quasi scotta, timidi fumi escono da alcuni cumuli di roccia,
sembra di essere su un altro pianeta. Il vento soffia sempre più forte e l’odore
nell’aria diventa sgradevole, ancora pochi passi, un ultimo sforzo ed eccoci che
arriviamo in vetta al cratere.
Aria, fuoco, acqua e terra, i quattro elementi riuniti nel grande cono del vulcano. La
terra scotta e a tratti la si sente vibrare. Un luogo di immenso potere, di creazione e
distruzione. Una scalata di cinque ore per quindici interminabili minuti di una nuova
prospettiva di questo fantastico mondo.