Stella

Finalmente, eccoti qua, ciao come stai? Era da qualche giorno, che non ti vedevo ed ero preoccupato, ma dov’eri finita? Sicuramente a compiacerti in un posto dove altri esseri umani come me stavano ad ammirarti , in quell’elemento infinito dove vivi e non ho dubbi, nel pensare, che stavano osservando il tuo immenso splendore. Ricordo, la prima volta che ti ho vista, ero solo un bambino e avevo sempre sentito tante storie sul tuo conto. C’era, chi diceva, che portavi fortuna e se qualcuno guardava, mentre ti lasciavi cadere, aveva la possibilità di vedere realizzato il suo desiderio più grande. Quante volte dal terrazzo di casa mia mi sono messo a parlare con te, proprio tante. Quante notti ho passato, a contemplarti, a parlare di me, di ciò che sentivo, provavo, rimanendo sempre in attesa di un segno, che mi facesse capire, di essere ascoltato. Tante.
Ma poi pensavo….chi ero io, per pretendere la tua attenzione tra tanti miliardi di persone. Proprio tu, che hai il potere di scrutare dall’alto questo strano pianeta, proprio tu, attenta testimone delle sue prime forme di vita. Una volta, sempre quando ero bambino, mi chiedevo, perchè non ti vedevo mai di giorno ed alla fine, mi ero convinto, che andavi a riposare in un’altra parte del mondo, forse…..perchè non volevi essere disturbata da nessuno. Adesso, che sono adulto, non ho ancora smesso, di ammirarti, anzi, per me hai lo stesso fascino di una bellissima donna, misteriosa ed irraggiungibile. Ti invoco sempre però, soprattutto quando avrei bisogno di un aiuto o magari qualche consiglio. Sai, com’è, nessuno sa meglio di te, che questo mondo è un po’ complicato, dove tutto, a volte, è cosi difficile, incerto e noi…ci attacchiamo il più forte possibile a questa vita, d’altronde è l’unica che abbiamo. Ed è proprio per questo, che, a volte, esageriamo, commettendo cose, che non dovremmo fare e cosi facendo perdiamo spesso il contatto con la realtà. Una realtà che non vogliamo accettare, ma che abbiamo contribuito, a creare. Tu cosa pensi? Abbiamo ancora qualche speranza o questo universo di noi ne ha già avuto abbastanza? Credi, che ci sia ancora la possibilità di ripartire da capo da un’altra parte? Pensi, che la nostra intelligenza possa ancora una volta riuscire, a creare qualcosa di buono? Ancora adesso non rispondi, nonostante quelle piccole nuvole che t’inseguono e a volte, nascondono, non rispondi. Forse…i milioni, miliardi di chilometri di distanza tra noi, ti hanno resa un po’ troppo vanitosa e consapevole…di essere molto bella, ma tu…per me, rimarrai sempre, finchè avrò un solo alito di vita…la mia…stella.


Dove sei?

Dove sei? E’ bastato un momento,un solo istante e sei sparita improvvisamente.
Ma la mia voglia di ritrovarti, ha preso inizio lentamente e adesso è diventata incessante, martellante….ti cercherò nelle notti senza stelle, per le strade, nei volti della gente e non smetterò mai di farlo, nemmeno un solo istante.
Ti inseguirò, tra montagne abbandonate, sulle scogliere addormentate, su tavole scritte mai dimenticate.
Ti immaginerò tra gli spicchi delle onde riflesse nei tuoi occhi, nella melodia di un caldo abbraccio, nell’espressione triste di un vecchio pagliaccio.
Ti troverò nella cenere sparsa su una brace ardente, nell’immagine della tua ombra su un muro rovente, nel mio incubo notturno più delirante.
Ma dove sei? Sto qui ad immaginare o sperare in un tuo ritorno, ma ti rivedo già nel mare impetuoso di un giorno d’inverno.Vorrei…che stanotte tu fossi solo mia, sotto questo cielo perso nella fantasia.
Vedo…scivolare lentamente la tua vita, come un pugno di sabbia tra le mie dita…….e…..allora…
ricomincerò, a cercarti…nella malinconia di un giorno di pioggia, in monasteri lontani nascosti tra i monti, nel posto più remoto come ultima spiaggia…e tornerò ad inseguirti, in un susseguirsi di stagioni, verso nuove terre senza più confini, in città dorate piene di ricami.
E adesso….che le mie energie stanno svanendo, incrocerò le mani e comincerò a pregare.
E’ lassù, che in questo momento va il mio pensiero e tra il cielo e il mare di un intenso blu profondo, su questo pianeta oppure in un altro mondo, ti ritroverò, questa è la mia ultima parola, nello sguardo triste e malinconico di una ragazza sola.


Pucci

Ricordo ancora, la prima volta che l’ho vista, aveva i capelli neri lunghissimi un po’ ricci e il viso era cosi abbronzato, da farla sembrare una mulatta. Il mio sguardo un po’ intimidito incrociò il suo e le strappai un sorriso. Quello fu il nostro primo incontro, ci trovavamo ad Auronzo di Cadore, un bellissimo paese di montagna, dove entrambe le nostre famiglie andavano in vacanza già da parecchi anni. Sapevo, che aveva molti parenti, in quel piccolo villaggio composto da tante belle ville, ma non li conoscevo. Avevo 10 anni, lei uno in più, ma avevamo compagnie diverse e quindi i nostri, più che incontri, erano incroci brevissimi dalla durata di pochi secondi. Ero molto timido allora e ogni volta che la vedevo diventavo rosso in viso, il cuore mi batteva a mille all’ora e non riuscivo a dirle una sola parola. Quella situazione durò per un paio d’anni, poi il destino decise di darmi una mano, sotto le spoglia di sua cugina, che si trasferi nella villa a meno di cento metri dalla mia. Quando finalmente mi fu presentata, avevo l’impressione, di toccare il cielo con un dito. MariaLuisa, bel nome, ma tutti, a causa della sua piccola statura la chiamavano Pucci ed anch’io mi adeguai. Da quel momento, le mie vacanze in montagna acquistarono un senso più profondo e insieme a sua cugina ed ai miei amici, diventammo compagni di giochi quasi inseparabili. Averla finalmente accanto mi faceva sentire piacevolmente bene e diventò rapidamente la mia migliore amica. I problemi cominciarono ad arrivare nell’età dell’adolescenza, perchè l’amicizia che mi legava a lei, diventava sempre più profonda, ma Pucci essendo più grande di me di un anno, si sentiva più attratta dalla compagnia un po’ piu’ adulta dei suoi cugini, di cui faceva parte mio fratello e in quel momento ricominciarono le mie sofferenze. Piano piano cominciò a staccarsi da me, per frequentare ragazzi più grandi e alla fine mi rassegnai a dividere la sua compagnia con le prime cotte estive. Pensavo di perderla, invece non mi rendevo conto, che anche il nostro rapporto di amicizia cresceva, tanto da confidarci molte più cose, comprese le nostre prime pene d’amore. Intanto aumentava la complicità, la comprensione e ogni anno che passava il nostro legame diventava sempre più profondo, sempre più importante. Fu cosi, nel momento per me più inaspettato, che le nostre labbra, una sera, si incrociarono, prima delicatamente, poi con un ardente e irrefrenabile passione. Era amore. Dopo 15 anni dal nostro primo incontro…finalmente…eravamo io e lei. Credo, in vita mia, di non avere mai rincorso cosi tanto una cosa…come con lei e…a me sembrava di stare in paradiso. Passammo un anno stupendo e anche se ci dividevano circa 400 km (io abitavo a Pordenone, lei a Firenze) cominciavamo a fare progetti per il futuro. Ma pur avendo 25 anni, ero ancora un po’ immaturo e nonostante il mio lavoro, non ero perfettamente in regola con gli studi, cosi decidemmo di prenderci una pausa. Il nostro rapporto non cambiò molto, anche perchè un mese dopo andammo su in montagna insieme e passammo una bellissima vacanza. Gli eventi in seguito si susseguirono velocemente, nel giro di un anno e mezzo mi misi in regola con gli studi e ci vedevamo su in montagna, nelle festività più lunghe, ospite nella sua villa. Finchè una sera, dopo una lunga conversazione, decidemmo di comune accordo, di finire la nostra relazione. Credo, di non averla mai baciata con cosi tanta passione, come quando ci siamo detti addio. Quella sera andai,a dormire sereno, tranquillo, avevo perso il suo amore, ma non lei, l’amica era rimasta. Era sempre la mia Pucci. Due anni dopo si sposò con Mario, un bravissimo ragazzo, che diventò rapidamente un mio ottimo amico e diventò anche madre. La nostra amicizia non subì grandi mutamenti, ci vedevamo sempre ogni anno su in montagna e passavamo le giornate insieme a tutta la compagnia di amici. Mi piaceva, osservarla, era felice ed appagata per ciò che aveva ed io ero contento, ma, allo stesso tempo però…era come, se una parte di me, se ne fosse andata via per sempre. Cosi decisi, di diradare le mie presenze in montagna, mi resi conto per le prima volta, che quel posto era magico, solo perchè c’era lei. Tre estati fa, io e mio fratello, la incontrammo casualmente con Mario ad Auronzo, restammo a parlare e a scherzare per un paio d’ore e poi ci salutammo. E’ stata l’ultima volta che l’ho vista, poco piu’ di due anni fa, a Firenze, il conducente di una macchina perse il controllo del mezzo e la travolse, mentre era in bicicletta, stroncandole la vita.
Aveva solo 45 anni. Quando ricevetti la notizia per telefono da mia madre cominciai a piangere e non riuscivo più a smettere. Stentavo a crederci, la mia Pucci se n’era andata, non l’avrei più rivista, ero disperato. Poi, ho pensato a Mario e al bambino, al loro dolore e piano piano il pianto si è placato. Credo, che la morte non mi abbia mai colpito cosi da vicino come in questo caso…
Nel giro di pochi giorni, guardando le nostre foto insieme, un sorriso malinconico prese il posto delle lacrime piene di dolore e il ricordo dei tanti momenti belli passati insieme colmò, fino a sopire, il senso di vuoto che provavo. Non ricordo nell’arco del nostro rapporto durato una trentina d’anni un solo litigio. Ci conoscevamo cosi bene, che ci capivamo ad occhi chiusi. Spesso penso a Mario e la prima cosa che mi viene in mente è…come siamo stati fortunati. Si, perchè abbiamo avuto la stessa fortuna di amare una donna meravigliosa. Ogni tanto, quando il mio pensiero cade su di lei, mi piace pensare di averla al mio fianco, ma poi, appare davanti la sua famiglia, che ha tragicamente lasciato. Credo, che il suo posto sarà sempre accanto a loro, io, mi consolerò con il suo ricordo, che vivrà per sempre nel mio cuore.