Sei come il mare

Sei come il mare
quieto, assorto nel tuo mormorare.
Solo un tremante margine di spuma
tradisce il tuo piacere di vivere.
Sei come il mare
tempestoso e irruente nel tuo andare.
Vai incontenibile
e ti confondi con l’infinito orizzonte.
Sei come il mare
Vieni, incessante nel tuo amare,
inondami della tua bianca spuma,
cancella le orme del mio passato.


LA GABBIANELLA E IL DELFINO

 

                                                                          “  Alcune  cose , incomprensibili  per   la  ragione,

                                                                        saranno sempre più forti del tempo e della distanza,

                                                              più profonde ed espressive del linguaggio e delle abitudini.”

Quel mattino sembrava iniziare come tutti gli altri. Insieme con il gioioso gruppo dei miei compagni di vita stavo abbandonando le tenebre misteriose del mare notturno. Nei miei frequenti passaggi in superficie per riempire i polmoni di aria fresca avevo già indovinato verso est il primo tenue ed incerto lucore dell’aurora che indicava a noi delfini l’inizio di una nuova giornata di pesca e di giochi. La notte l’avevamo trascorsa riposando nelle acque cullanti al largo, liddove le barche dei pescatori e le navi di linea raramente incrociano le nostre rotte.

Da tempo avevo il compito di guidare il nostro gruppo perché, pur non essendo il più anziano ero stato scelto per l’esperienza che mi ero fatto vagando per tutti i mari del mondo. Per me era stato un grande onore essere scelto alla guida di una nutrita banda di delfini e svolgevo il mio compito con grande responsabilità e con diligenza. Sempre davanti a tutti, anche nei pericoli, avevo abituato i piccoli e le femmine a rimanere riparati dietro il gruppo poderoso di noi maschi e fin qui i fatti mi avevano dato ragione.

Non avevo trascurato però di consentire che nelle lunghe pause dalle cacce o dai lunghi trasferimenti la nostra principale occupazione fosse il gioco. Avevamo anzi organizzato una specie di grande circo marino, nel quale ognuno si esibiva a seconda della sua esperienza ed abilità. Questa apparente baraonda consentiva ai più piccoli di apprendere con il gioco le tecniche di caccia e serviva per tutti noi sia a mantenerci in perfetta forma fisica, sia a ravvivare e stringere ancor più i rapporti che esistevano nel gruppo.

Non c’era giorno che non ci vedesse compiere nuove prodezze, salti, tuffi e capriole, in singolo o in gruppi perfettamente sincronizzati. Le prue delle barche veloci erano poi la vera palestra per tutti ed in modo particolare per me che sfidavo più degli altri gli alti sbuffi che si alzavano sotto la chiglia delle grandi navi quando la prua fendeva l’onda in velocità. Riuscivo a compiere inusitati salti davanti a queste prue immense che invece incutevano rispetto e paura negli altri ed era per me motivo di gioia genuina vedere i naviganti attoniti ammirare le mie acrobazie dall’alto delle navi finché pago dell’esercizio ritornavo dai miei compagni accolto come sempre dai loro fischi di affettuoso saluto. La giornata era sempre molto intensa!

Dall’alba al tramonto eravamo impegnati a cercare e cacciare i grandi banchi di sgombri e di aringhe per nutrirci e facevamo molte miglia con ogni condizione di mare, sempre attenti alle grandi navi dei pescatori che spesso tendevano trappole mortali per noi.

Comunque la vita correva felice e la terra vista dal largo ci sembrava lontana e misteriosa, non osando nessuno di noi avvicinarsi alla costa per la quale nutrivamo un’atavica diffidenza. Ma i gabbiani, compagni da sempre del nostro girovagare per i mari, ci portavano le voci della vita terrestre e ci parlavano degli uomini, delle montagne, delle immense distese di verde della campagna, delle grandi città, dei paesi.

A sera, quando il nostro gruppo si riuniva al largo per riposare, spesso mi allontanavo solitario e restavo disteso sul dorso a farmi cullare dalle onde, a guardare la luna, ad ammirare le stelle, a sentire la voce del vento. In queste occasioni sognavo o fantasticavo sulle cose che i gabbiani ci raccontavano.

Mi sentivo sereno, ma non ero felice. C’era in me qualcosa che finora non era maturato, un ricordo ancestrale confuso nelle profondità del mio cervello, qualcosa che mi riportava alla mia infanzia quando con gli anziani del mio branco costeggiavamo una terra meravigliosa, fatta in modo strano e misterioso con certi gradoni come quelli che a volte incontravamo nelle nostre immersioni sul fondo del mare. Solo che da questa terra, ricordo, proveniva un acuto odore come di alghe preziose e rare, un aroma  che non avevo mai più sentito nella mia vita, un profumo che avevo sempre cercato vagando per tutti i mari del mondo e che al solo pensarlo mi dava una struggente nostalgia ed un immenso desiderio di risentirlo. Anche quel giorno sembrava un giorno come tanti, caldo, tranquillo, con una leggera brezza. Sulla spiaggia lontana  i pescatori dispiegavano le vele pronti per un nuovo viaggio poiché la brezza costante l’invitava ad una navigazione senza preoccupazioni. Un giorno come tanti ma quel giorno avrebbe segnato  la mia vita perché da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Inseguivo con i miei compagni del branco le piccole onde che si rincorrevano allegre quando sfrecciò sulla nostra testa un volo di gabbiani. Sospirai …come dev’essere bello volare,pensai !Ma poi fui distratto da una piccola gabbianella con un becco piccolo e grazioso colore del corallo rosso, la testa dalle piume di un nero intenso e lucido ed un corpo armonioso e di un candore abbacinante che volava un po’ più distante dallo stormo quasi a volersi perdere, annullare, fondere con l’immensità di quel cielo. Ma che miracolo è mai questo?Pensai.. una stella di giorno!!Poi, in picchiata, veloce, si avvicinò a me .Fu un attimo:i nostri occhi s’incrociarono. Lo sguardo corvino della gabbianella sprofondò nei miei occhi smeraldo. C’era un misterioso magnetismo in quegli occhi neri ardenti come carboni!Restammo così gli occhi negli occhi per un momento che mi parve infinito, dilatato a dismisura nello spazio e nel tempo. Ci scambiammo uno sguardo intenso, lunghissimo…un’assoluta impossibilità di entrambi di distogliere gli occhi da quelli dell’altro…uno strano misterioso riconoscersi a vicenda …comprendemmo da quel momento che nel profondo del nostro cuore c’era e da sempre un compagno così. Nacque così una dolcissima amicizia , strana tra due esseri così diversi ,una storia prepotente che ci avvinse piegandoci ai suoi voleri, molto più forte della nostra volontà. Entrambi intuivamo che un legame speciale ci stava unendo ed era bello vedere il mondo attraverso gli occhi di una amico! Con il passare del tempo la nostra amicizia diventò sempre più forte ed occupò sempre più tempo nella nostra giornata. Non che trascurassimo i nostri compagni di vita,ma appena possibile cercavamo di sentirci, di stare insieme, di comunicare in tutti quei modi in cui la natura ci consentiva di fare. Bastava uno sbuffo più alto del mio sfiatatoio o un battere vezzoso delle sue ali per salutarci, per esprimere i nostri pensieri, per capire che non eravamo più soli. Aspettavamo la sera con sempre maggiore impazienza ed allora andavamo lontano, ci sperdevamo nel blu della notte e stavamo così vicini, stretti e sempre più vicini. A volte non era necessario parlare, bastava restare così, uno contro l’altro a respirare insieme la stessa felicità ed a far cullare i nostri sogni, i nostri sentimenti, i nostri desideri dai movimenti delle maree.

A lei potevo finalmente raccontare  quello che sentivo, il senso di libertà infinito che provavo librandomi sulle onde, la magia che avevo scoperto in quel continuo torneo con l’acqua,a tu per tu con la vastità del mare, di quel mare verde-azzurro, luccicante, silenzioso che mi aveva stregato sin da cucciolo. Amavo quella giostra marina sopra ogni cosa, ce l’avevo nel sangue e nell’anima. Nell’acqua mi sentivo libero, riuscivo a raggiungere una totale comunione con il mare che non era  per me una massa d’acqua  ma le braccia di una madre che mi cullavano, mi coccolavano, mi proteggevano nei momenti di malinconia e di solitudine. Scivolare nell’acqua dall’alba al tramonto, vivere in simbiosi con il mare , cavalcare le onde mi rendeva felice e mi faceva dimenticare perfino lo scorrere del tempo. Ecco tutto questo ora lo potevo condividere con lei senza essere frainteso e deriso: Lei era speciale. Dialogare con lei era facile e, anche se veniva da un mondo tanto diverso dal mio, non mi ero mai sentito così intimamente  e profondamente compreso neanche dagli individui del mio branco, dal mio amico fidato G. con cui avevo condiviso tante avventure, da tutti gli abitanti del mare che nella mia lunga vita di delfino avevo incontrato fino a quel momento. .Si, a lei avrei confidato la mia folle ricerca della terra dal profumo raro ed estasiante! Le avrei parlato dei misteri del mare, del buio delle profondità marine e lei mi avrebbe raccontato dell’immensità, dell’infinità del cielo, del mondo visto dall’alto! Ciò che ci univa era il sogno, la fantasia, la capacita e la testardaggine di voler trasformare i sogni in realtà e di crederci fino in fondo ma soprattutto la ricerca della libertà, di quella piacevole sensazione di vento tra le piume o sul dorso che ci provocava un brivido di piacere, di  quell’odore racchiuso nella memoria olfattiva, di quell’aroma inconfondibile di erbe preziose, di quell’odore di buono, di quell’odore di.. felicità.

Da quando l’avevo incontrata trascorrevo le mie giornate ad osservare l’abbraccio del sole e del mare al crepuscolo (era quello l’abbraccio che sognavo con la mia gabbanella), a dondolarmi sul dorso, lasciandomi cullare dal lento andirivieni delle onde, a sfogliare i raggi del sole come i petali di una margherita, a ripetere l’antico gesto degli umani innamorati per conoscere la verità:m’ama o non m’ama? Ma poi , arrivato agli ultimi raggi, puntualmente mi tuffavo nell’oceano azzurro perché non volevo conoscere quella risposta che mi avrebbe procurato dolcezza o amarezza e preferivo rimanere nell’incertezza , coltivare quel sogno d’amore così a lungo vagheggiato.

Ma accadde che un giorno….

Il vento era aumentato all’improvviso,nebulizzava gli schizzi dell’acqua e li faceva volare via velocemente, l’acqua fredda e pungente spinta dalle forti raffiche di vento sferzava il mio corpo. Una pioggia scrosciante cominciò a cadere ed a tamburellare la superficie del mare. Eppure mi sentivo stranamente felice e con i miei grandi occhi verdi fissavo le pesanti gocce di pioggia che continuavano a cadere sulla superficie del mare creando dei piccoli vortici.. Poi un gridolino rauco,flebile.. la vidi appena tra le nubi nere e minacciose:il volo un po’ incerto  per il forte vento che sembrava sballottarla da un capo all’altro del cielo. Aeva sfidato la tempesta per me,era li per me, per non mancare al nostro consueto appuntamento. MI AMAVA ALLORA!Cominciai a battere le pinne dalla felicità e a sollevare più acqua di quanta ne sollevasse il vento. Presto megattere gigantesche, presto squali minacciosi, presto orche marine, cavallucci, orate, naselli, donzellette, vitree meduse, rosse gorgonie.. presto,presto accorrete ..Lei mi ama.. Presto cirri, luna, stelle, galassie, comete, sole, uccelli accorrete.. LEI MI AMA!!!!Così alla presenza di tutti gli abitanti del cielo e del mare venne consacrato il nostro amore. Da quel giorno tra la pioggia…la vedevo. Tra il rumore del mare…la sentivo. Nel silenzio della notte…la desideravo. Nel bagliore del sole.. l’aspettavo. Ogni notte la sognavo e il sognarla mi rendeva ancor più caro il risveglio,quando la vedevo apparire contro il sole nascente e la salutavo inarcandomi sulla superficie marina descrivendo nel cielo azzurro un semi cerchio simile ad un arcobaleno, per poi scomparire nelle profondità marine lasciandola senza fiato e riaffiorare emettendo mille piccoli spruzzi dall’opercolo!Soltanto allora Lei si rassicurava e si posava sull’acqua con tale leggerezza da sembrare un’ochetta di plastica galleggiante, un giocattolo finto.. invece era vera , Dio se era vera!

Dopo pochi giorni capimmo di essere indispensabili l’uno per l’altro e diventammo inseparabili. Due cuori pulsanti all’unisono, due menti in simbiosi perfetta e sincrona. Le nostre vite erano legate per sempre fuori da ogni limite di gruppo o di legge di casta. Ma l’amore si sa viaggia su binari insoliti e a volte destini diversi s’incrociano nella maniera più strana. Così decidemmo di lasciare i nostri compagni e di partire alla ricerca della terra dei sogni , di quel sorriso bianco nell’oceano, di quello spicchio di luna terrestre dove avrei ritrovato il profumo dell’infanzia, quell’aroma agrodolce mai dimenticato che colorava tutti i miei sogni ed accendeva i miei desideri. Ci voltammo a guardare  indietro una sola volta. Non avevamo rimpianti,né rimorsi ,non avevamo bisogno di null’altro che di NOI. Il viaggio fu lungo ed estenuante. Viaggiammo per miglia e miglia, affrontando burrasche e temporali senza mai deflettere dal nostro obiettivo. Viaggiavamo sereni e sicuri perché sapevamo che dovunque il viaggio ci avesse condotti, noi due,saremmo stati sempre insieme perché ci univa un bellissimo ponte di cuore! Eravamo sulla giusta rotta , l’istinto ci avrebbe condotto in quel luogo di cui avevamo sempre conosciuto l’esistenza pur senza averlo mai visto.

Era da poco sorto il sole quando arrivammo. I primi raggi del sole mattutino filtravano dolcemente attraverso la ragnatela di piccole nuvole che, diradandosi, lasciavano intravedere quella terra di incontaminata bellezza, un vero gioiello incastonato nel manto azzurro del mare. Soffiava una dolce brezza di terra. L’acqua calda e l’aria tiepida rendevano ancora più struggente la bellezza di quell’atollo. La mia gabbianella iniziò a rallegrare l’aria con gridolini di gioia mentre mi giungeva chiaramente quel profumo sensuale ed inebriante di maggiorana selvatica e mirto.. avevo trovato quello che avevo cercato da sempre. Con il muso sfiorai il becco corallino della mia gabbianella. Quante volte mi ero chiesto  quanto fosse alto il cielo. Ora lo sapevo, sapevo quanto era alto il cielo:l’avevo appena toccato!

”…Il mare rifletteva incantato la luce dorata del sole mentre quel profumo inconfondibile, inebriante, intenso e sensuale continuava a pervadere l’aria…”


 

Una emoción de tango

La musica è cominciata lenta, suadente
crescendo gradualmente d’intensità, come il tuo abbraccio.
”Quiero emborrachar mi corazon para apagar un loco amor que mas que amor es un sufrir….”
Un abbraccio avvolgente, accogliente, protettivo, sicuro.
Mani come di piuma, mani come di vento caldo del Sud.
Il tuo viso contro il mio , il mio corpo contro il tuo in un incastro perfetto.
Le note di Nostalgias danzavano nell’aria e scandivano il ritmo dei nostri cuori.
Poi l’atmosfera è diventata indistinta, evanescente, nebbiosa
quasi diafana come un ricordo lontano.
Le luci piccole stelle opalescenti fluttuanti nel buio.
Intorno a noi più nessuno….nè io nè te
Soltanto “noi” nel nostro tango,
nella stessa musica, nella stessa emozione,
rapiti dalla melodia, dalla forza di quell’abbraccio forte, appassionato
inebriati dalla sensualità dei nostri corpi stretti, avvinghiati.
Percepivo in ogni istante le vibrazioni della tua anima e
la tensione del tuo corpo intento a dialogare con il mio
per proporre con delicatezza, sensibilità, ma anche decisione i passi
ed il mio che li eseguiva docilmente ma con complicità e partecipazione,
come in un’alternanza di ruoli in un gioco infinito.
Il mio respiro nel tuo respiro, tutta la mia essenza racchiusa tra le tue braccia
“Nostalgias de escuchar su risa loca y sentir junto a mi boca como un fuego su respiracion”
E il cuore che accelerava il suo ritmo…battiti sempre più intensi e incontenibili.
Poi la musica è finita ed è stato difficile sciogliersi da quell’abbraccio
e ritrovare il senso della realtà circostante!
E’ durato un attimo…..un attimo d’eternità.