ELISABETTA

 

Tu donna dai grandi occhi,

Dalle minute mani,

che sai trasportare l’uomo tuo lontano pur non dicendo nulla,

solo il tuo esser mia eterna follia.

Tu che senza inganno sveli la tua vera natura.

Amore, il trucco sciolto sul tuo viso la sera prima di follia, pazzia.

Disperazione, l’unico mio rimpianto non restare avvinghiato al tuo calore della mattina e al tuo furore della sera .

 


 

L’EPILOGO

 

Un ragazzo privato della sua gioventù della sua innocenza del mondo, pensando che non ci sarà mai che potrà ferirlo, che potrà mai cambiarlo a tal punto da fargli odiare il mondo,

da far odiare se stesso,

da fargli odiare la vita che sta sta passando inesorabile e inafferrabile solo per poter farla rallentare quel tanto che basta per poter prendere fiato,

Quel tanto che basta solo per fargli capire quello che sta succedendo.

Quello che sta accadendo.

Una vita rovinata.

Soppressa dalla furia di una rabbia senza motivazione,

la sofferenza gratuita suscitata solamente dall’ignoranza di quel istante.

Una vita rovinata.

L’amore trovato ma troppo aggressivo per lui per esser afferrato,preso.

Fin troppo reale per lui a tal punto da  far affiorare il passato funesto i calci e i pugni di un passato lasciato in un angolo della stanza, nella speranza che non si accorga mai della tua speranza solamente per la paura dell’affrontarlo ancora una volta.

Una vita rovinata.

 


 

VELENO

 

Tu donna che dai e poi togli,

Forza tua mia debolezza,

Ciò che mi donasti adesso mi togli

Sicurezza tramutata in paura, vergogna, ripugno.(ripudio)

Passione mia punizione tua vendetta, costantemente innamorato d’un veleno fin troppo dolce da poter esser ignorato fin troppo a fondo ingerito oramai ramificato in un cuore il cui battito non si ode più.

Oramai per sempre tuo.