Mani di ragno
Una figura se ne stava nascosta,
dall’alto guardava con indifferenza.
Così piccolo, dimenticato e solo,
stava in una soffitta con una finestra.
Guardava fuori e spiava in silenzio.
Nessuno lo ha visto o conosce il suo aspetto.
Era nero come l’ignoto
e bianco ti accecava.
Qualsiasi uomo avrebbe potuto schiacciarlo,
ma questo non accadde mai.
Lui in quella soffitta stava,
lontano dalla vita e dai guai.
Lì dentro si annoiava
quando i giorni si susseguirono uno dopo l’altro.
Così, ormai diventato folle,
fece ciò che gli venne più spontaneo:
con le sue mani tesse una grande ragnatela
e per tutto il tempo non fece altro.
Noi camminiamo sui suoi fili
che si intrecciano tra le nostre ali.
Ancora ci fissa dall’alto della sua finestra,
aspettando il momento in cui cadiamo nella trappola.
Vox populi
E’ morta ieri
quando abbiamo acceso la televisione.
L’abbiamo sepolta insieme
quando abbiamo buttato la carta sull’asfalto.
Gli abbiamo chiuso le porte
quando abbiamo aperto il giornale.
Ha smesso di crederci,
quando non ci è rimasto altro che pregare.
Si è messa a strisciare ai nostri piedi
quando abbiamo messo la firma a questa vita.
Cadrà ancora domani
quando, salendo la scala per il paradiso,
non troverà l’ultimo gradino.
Forse ho teso tardi la mano
e ormai già nell’inferno brucia,
ma se le sono cadute le ali
non significa che non possa risalire;
Che se non ha voce
non possa ancora scrivere;
Che se è morta
nessuno pianga per lei;
Che se sta scappando
io farò lo stesso.
Un minuto prima
Fisso la linea che separa il tempo,
sottile e affilata,
il più minuzioso dei confini.
Tutto quello che c’è all’interno
dove andrà a finire?
L’orologio indica l’ultimo minuto
e punta il grilletto sul mio petto.
Così, gli ingranaggi girano,
ma il cuore si arresta,
E io non riesco a fare altro che a pensare
a quanto sia fragile
il confine tra la vita e la morte,
a quanto sia esile e marcata quella linea
che ci separa, se non quel minuto.