DEMETRA

 

Il vampiro delle nostre anime è qui

per osservare gli andirivieni della nave,

ci ha tolto la vita e chi eravamo veramente.

 

Il capitano ci sta guidando,

conduce le nostre anime con la nave e non dimentica:

i suoi occhi brillano intensamente e diventa più radioso.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(lui apre il suo cuore)

e ti darà la pace che hai sempre bramato.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(la ballerina si leva dal suo trono)

affinché tu possa mostrare ai tuoi fratelli come sei e palesare il tuo amore e la tua bellezza.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(l’estratto si alza lentamente in piedi)

egli è il distruttore delle tue colpe, quindi puoi morire e rinascere.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(entrambi sono in piedi)

per offrire il tuo sangue a lei o a noi.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(cominciano a ballare)

lui è l’unico che può capire ed è l’unico che può renderci integri.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(parlano, ma non proferiscono parola)

il capitano è qui per ascoltarti, per vederti, per dirtelo.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(l’estratto versa una sola lacrima prima di trapassarle il cuore)

lui è il capitano e questa è la sua nave.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(l’estratto si ferma)

lui è il capitano e noi siamo l’equipaggio.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(l’estratto si aggrappa alla vita mentre il suo corpo trema e collassa)

porta la tua anima sulla nave e lascia che entri nell’eternità.

 

Vai al Pozzo della Resurrezione

(cenere, ombra e oblio)

che l’ora nuova è giunta.


HPL 

 

Acque oscure e profonde che celano marcescenti misteri 

riverberano ora di luminosa spuma dai cangianti colori.

Immagini troppo assurde perché mente umana abbia agio nel concepirle

dispiegano fogge dalle geometrie invise al sapiente Euclide.  

Il velo di Maya è lacerato e l’epifania dei Grandi Antichi si manifesta. 

Paragnosti, indovini e negromanti, obnubilati nell’ottundimento narcotico delle proprie estasi 

o irretiti dalle fulgide visioni alcolemiche delle ore piccole, lo avevano predetto. 

Oscenità! Urlano in coro i seguaci delle umane scienze.

Blasfemia! Gli fanno eco i timorati adepti dei terreni culti.

E’ forse osceno o blasfemo l’ordine primigenio dell’universo rispetto al quale

la scienza, la religione e, financo la stessa morale, non sono che orpelli privi di senso alcuno?

Replico io all’indirizzo di costoro.

E poi pervicace insisto:

Cos’è, se non il mulinare frenetico dei suoi tentacoli, ad agitare i vostri sonni inquieti?

E sono le sue litanie, in una lingua non fatta per essere proferita, a turbare il vostro intelletto vigile!

Ma tu non ascolti, né le feroci imprecazioni d’odio, né le entusiaste chiose apologetiche.

Tu, sacerdote di devozioni ultraterrene dimenticate da eoni,

non è per le orecchie della stirpe di Adamo che proferisci il tuo verbo,

né per suoi capricci che lanci le tue invocazioni verso il cielo ed oltre.

E mentre il firmamento si allinea in guisa convenevole al vostro ritorno,

io da parte mia non posso far altro che assistere, impotente e solitario,

nella mia amata Providence. 


MALVAGITA’

 

Pensiero fisso riverbera nella mente,

ne scorgo i riflessi mentre sorge a Oriente,

raschiando scanalature nelle pagine del presente,

l’eterno contro il contingente.

 

Innocente, in procinto di un passo balbettante,

un altro fallito tentativo di attingere alla morale fonte,

nessuno diventa improvvisamente malvagio, se non per un movente

 e il pentimento è come un oblio, discontinuo, ma mai assente.