Istantanee d’Oriente
Tutto inizia da quel movimento d’onde rifranto con violenza sopra quell’uncino abitato di una scogliera d’Oriente.
Un pescatore chino verso il mare e in atteggiamento reverenziale verso le acque furiose, ma presente al suo massimo sforzo perchè intento a pescare; come un abile burattinaio, egli dirige tra le mani i fili della rete calata in mare… fili di cime tese alla conquista della preda, cibo per la giornata… una bocca e più da sfamare… il suo alitare misto all’aria salina quasi a voler rubare dall’etere, boccate di tempesta riuscendo nella sua impresa. La sua bimba seduta di spalle a lui ed intenta a resistere alle folate pesanti d’aria, è china a raccogliere e a proteggere quel che il padre a fatica issa dalle profondità marine o ciò che generosamente comunque, il mare dona loro. Il resistere alle raffiche di vento, per entrambi, rivolto alla conquista del nutrimento necessario a proteggere la loro vita.
I colori blu oriente ed il bianco della spuma sopra ai liquidi a riccioli creati dal furioso mare assumono l’aspetto minaccioso, stanno dinanzi ai loro e ai miei occhi, a testimoniare come viene oltrepassato il limite estetico – decorativo a vantaggio di quello espressivo, similmente capita ai flutti agitati dell’Oceano della Vita.
Che dire della forza di un oceano?
Come un uomo furibondo che non trattiene più la sua rabbia scatena reazioni corporee udendo battere il cuore nelle orecchie, sentendo il suo respiro agitarsi e il sangue salire alla testa….ecco così arrivare la furia prima della tempesta. Tutto bloccato come in una istantanea. Le emozioni sospese nell’aria, così la furia delle acque rimane sospesa nell’etere umida a sollecitare i sensi e l’intelletto di chi Vede.
Il mare poco più in là appare in apparente calma come onde lunghe… di sfondo un picco triangolare compare all’orizzonte, un monte appare alla vista. L’alta montagna testimone fisso degli scenari ed azioni umane; la montagna si erge ferma come un giudice…
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Tra le onde lunghe altri picchi furiosi compaiono nel Blu Oriente e portano alla luce minuscoli rematori su lunghe barche che ondeggiano qua e là sollecitati dal moto acquoso zonale.Tre barche sono tra onde più grandi che diventano grandi montagne d’acqua, i cui picchi bianchi e schiumosi a ciuffi, lasciano precipitare, quasi direi, “fiocchi di neve” in caduta libera sopra i loro piccoli corpi ormai bagnati fradici. Come fanno a resistere a tutto ciò, mi chiedo.
Le loro affusolate imbarcazioni sono strette e lunghe e resistono ai grandi flutti salati. Sono tre imbarcazioni dirette penso, verso spiagge sicure e loro sono molto composti in mezzo alla furiosa mareggiata. Percepisco una calma tra di loro, li sento tutti coesi, tutti d’accordo a sopravvivere ai flutti e sono colti quasi “in trascendenza”, ordinatamente i loro gesti si compiono in modo ritmico e sincronico quasi a divenire un unico corpo e a respirare con la forza necessaria a tagliare l’onda solo perchè convinti e decisi sul fatto che, conquisteranno le spiagge pacifiche della costa, per la Vita. Il Navigare con Resilienza nell’Oceano della Vita. L’alta montagna testimone fisso degli scenari ed azioni umane; la montagna si erge ferma come un giudice… Ada Eva Verbena
Gocce di rugiada nel deserto
Nel deserto abbandonarono
una bottiglia di plastica
ed io la trovai.
Il calore del sole
generò al suo interno
magicamente
una goccia d’acqua,
condensa tanto preziosa.
Il tempo brevemente passò
e la bottiglia
si riempì…
Riuscii fintanto a dissetarmi.
Andai al mare
e naufragai.
Dall’isola feci partire la bottiglia
che tenni, fino a quel momento,
stretta al petto.
Poi misi al suo interno
un messaggio d’aiuto:
“Chi sono io se resto solo?”
e l’abbandonai verso il mare aperto.
Impressioni umide in Rivoli d’Oro
Vedo capelli a rivoli,
come ondine,
passeggiare sugli asfalti
neri e lucenti della città,
sopra acqua, appena piovuta.
Eran capelli
oppure
acque fluenti?
Dorati rivoli
si vedean scorrere lieti,
su volti enigmatici
persi in sfumati azzurrini
al loro lieve degradar di sfondo.
Mi vorrei disegnare
Mi vorrei disegnare
con rivoli d’acqua
e farei capriole
di linee d’acqua capricciose
per i capelli,
linee fluenti ed eleganti
per il naso,
linee curve e decise
per gli occhi,
linee d’acqua a cascata
per i denti,
linee vorticose ad imbuto
per le orecchie.
Ma che bel ritratto fluido.
Mi vesto d’acqua
Quante gocce mi occorrono?
Quante gocce…
Quante? Tante.
Tante quanto il mio involucro di carne.
Acque che scivolano sulla pelle
lasciando rivoli tenui
e tracce da seguire.
Quante gocce…
Quante.
Poche…
Solo quelle per potermi poi
asciugare e ripartire.
Vestita d’acqua.
Un prezioso bicchiere d’acqua
Oggi 15 novembre 2018 sul finire del giorno
alle ore 20,35
ho bevuto un bicchiere d’acqua.
Ero arsa dalla sete
e ne ho assaporato
subito,
la sua gelida freschezza,
simile
all’aria di montagna.
Attratta dal suo “non colore”
mi son chiesta
come facesse ad essere
così limpida.
Acqua, bene prezioso di ieri, di oggi e di domani.
ORO DEL FUTURO
tanto è che,
necessita evitarne sprechi,
essere parsimoniosi,
sì, farsi giusti
per preservarne il suo valore,
la sua quantità
e utilità, poichè…
è ORO per la vita degli Esseri Viventi.
Vi siete mai chiesti
Vi siete mai chiesti
quante gocce d’acqua
ci sono
in un bicchiere d’acqua?
Oggi ho voluto provare
a contarle.
Mi son procurata
un contagocce ed ho iniziato la conta.
Una goccia per me,
una per te mio caro vicino;
una goccia per un bimbo che piange,
una per le bocche secche in arsura
e una per la zolla di terra arida
affinchè possa produrre domani.
Così facendo ho creato un pozzo
un pozzo che possa essere utile
ad una moltitudine di genti,
poi ho creato un terreno fertile,
e dopo ancora,
ho dissetato e sfamato un popolo intero,
e ancora,
ho nutrito il Pianeta Terra
per farlo rimanere ancora a lungo
pieno della sua giusta quantità di liquido.
Dopo aver nutrito il Pianeta Terra,
ho rivolto gli occhi al cielo
ed ho visto
la luna riflessa
nel fondo del pozzo,
per poter, infine sognare…
Vi siete mai chiesti…
L’acqua del fiume
Per capire meglio
l’Acqua del fiume
ed udire le sue parole,
sono andata sulle sue rive
ad ascoltare le Ondine.
Quale sorpresa per occhi ed orecchie
quale sensibilità nell’Aria,
quale movimento d’Acqua.
Quale Opera d’orchestra della Terra,
quale Fuoco per la mente.
Rigoglii, mulinelli, increspature della superficie,
rivoli molteplici tra rametti e barche.
D’improvviso
una fantastica melodia d’autunno
s’intona
e, come su uno spartito,
mobile, scorre la corrente,
si anima il ritmo musicale,
si scalda il Cuore
e si ravviva la Mente.
Nutrimento dello Spirito,
l’Acqua.
Il Ticino
E’ una lingua fluida, il fiume che bagna Pavia,
il fiume della mia città.
Il suo corso l’attraversa
domato dagli argini
e le sue acque corrono e scorrono,
leste verso il mare aperto.
Una lunga striscia
argentata,
allegra
e vivace
passa sotto due ponti.
Un primo Ponte è “fantasma”
residuo bellico
ed ancora oggi emerge dai flutti,
resti dai natali d’epoche remote
di mano romana.
Vite passate lungo le rive,
echi di lavandaie che intonano canti all’aria,
barcaioli che passano contro corrente
faticando
fieri di cavalcare il fiume.
Memorie belliche
sollecitano riflessioni.
Rinascita del Ponte…
quasi a ricalcare le impronte del primo,
ne riappare un secondo,
che vede al di sotto
gonfiare oggi le sue acque,
alzarne il livello nel volume,
fino ad entrare nelle case
come ospite atteso.
PERICOLO, IN PIENA!
Occorre un riparo,
andare al di sopradi altezze
da piene alluvionali.
ALLERTA… ALLERTA!
Salire ai piani alti.
Scorron veloci ed empi
anche i pensieri,
così come le acque,
finchè non trovan pace.
Ritorna la calma.
Navigare da Milano attraverso i Navigli
sulla liquida sostanza che
scorre e si dirama sul territorio,
così come nel corpo umano
si ha il diramare
di vene, arterie e capillari.
Le acque giungono a Pavia
confluendo nel grande Fiume.
Le acque, catalizzatrici
di meditazioni e meditazioni,
portano stati di pace in abbandonati pensieri.
Tutto tace dentro e fuori da me…
lentamente “TUTTO SCORRE”,
attraversando il Tempo e lo Spazio
da sempre.
Cartolina pavese
Le ricordo,
ma ormai non ci son quasi più.
Oggetti ormai da collezione,
raro trovarle ai mercatini…
la tecnologia le ha sorpassate.
Ma, come era piacevole
riceverle e vederle?
Disposte nelle vetrine dei vecchi Tabaccai
o su carrelli girevoli, da lì,
svettava la città dalle 100 torri
altri monumenti cittadini,
chiese e case,
vedute con ricette locali
e la piazza del mercato,
insieme ad echi di voci pavesi.
Il fiume ed i suoi ponti
emergevano dai colori,
la città si tingeva così
di rosso parlante
come i suoi mattoni.
Ada Eva Verbena