Adriana Gioia - Poesie

Briciole  

 

Briciole di vita

come gocce di rugiada

su erba riarsa.

Rubate, carpite, colte al volo

e presto dissolte

al sorgere del sole.

 

Sogni cullati

nel profondo dell’anima,

accarezzati e custoditi

come perle in un’ostrica.

 

Briciole effimere,

fuggenti.

Sogni…

ma vividi

più di concrete realtà,

avvolgenti,

esaltanti,

struggenti.


 

Rifugio nel sogno

 

Tristezza…

La mente vaga

tra mille cure.

Provata da delusioni e frustrazioni,

l’anima stanca

cerca faticosamente rifugio

nel sogno,

avvolto in una coltre

di nebbia lattiginosa,

sbiadito ed evanescente.

 

Tenace, cerca di liberarlo

dalla cortina che lo vela.

Lo ravviva, lo ricrea, lo accarezza

e vi si adagia come su

un morbido prato verde,

scaldato da un sole tiepido

vivificatore.


 

La vita

 

Un soffio…                                                                

Un soffio effimero…

Un alito tiepido su teneri germogli

su timidi, minuscoli, variopinti miracoli

di una natura appena desta.

 

Una folata di caldo vento

su gemme già dischiuse

su rigogliosi virgulti e dispiegati petali

orgogliosi della propria prorompente bellezza.

 

Un freddo malinconico turbinìo

di foglie non più verdi

di petali non più freschi

in un grigio scenario

solcato da deboli raggi.

Deboli eppure ancora capaci

di magistrali pennellate,

come guizzi nervosi

tenuti a bada da soffici nubi

foriere di piogge ristoratrici.

 

Un gelido soffio

su una natura scheletrita

e spenta,

su paesaggi solcati dal tempo

e canuti,

su silenzi

carichi di ricordi e di storia.

Un alito effimero…

Un soffio…

La vita.


 

Nostalgia

 

Nostalgia

di una terra lontana,

di malinconiche notti di primavera,

struggenti di solitudine speranzosa,

del profumo di pomelie e di zagara,

di note portate dal vento,

di silenziosi tetti sfiorati

dalle bianche dita di una luna compagna,

unica spettatrice degli sguardi di una bimba,

anelante ad un futuro di donna,

del suo timido accarezzare  sogni e progetti

indistinti e indeterminati,

ma avvolti nel medesimo

splendente ed impalpabile manto.

 

Malinconia che si ripete…

ma senza il tepore di quelle notti.

Dietro i vetri appannati

uno sguardo di donna smarrito

corre con un brivido su un viale bagnato.

Pioggia e grigiore,

aria priva di effluvi consolatori,

nemmeno il sano odore  di terra bagnata,

di aria purificata e purificatrice.

Ogni cosa priva di colore, di calore, di attrattiva.

 

Malinconia che cresce

rafforzata da ricordi sopiti, ma ancora vivi. .

Sensazione di incapacità di sperare, di volere.

Disperata voglia di reagire.

Fuggire…

Da chi? Da cosa? Per dove? Perché?


 

Scrosci di pioggia incessante

 

Silenzio…

Cessato lo scrosciare della pioggia?

Auto tardive attraversano l’asfalto bagnato…

Si rasserena il cielo?

Scrosci,  ancora scrosci di una pioggia

incessante, insistente, violenta.

La notte è ancora più cupa,

la cortina di gocce fitte

sbiadisce  i contorni dei palazzi,

dilava strade e tetti

sferzandoli, impietosa,  con sottili liquide fruste.

Cade incessante l’acqua purificatrice.

La terra, prima riarsa, beve avidamente

mai sazia.

Sull’asfalto fiumi impazziti

senza argini né meta

invadono e travolgono, paurosi,

prigionieri ribelli in cerca di una breccia.

Insonne c’è chi osserva dietro i vetri appannati,

stupito come un bimbo  innocente ed ignaro.

E gli scrosci continuano, alternandosi

a silenzi minacciosi,

mentre dense nuvole nere,

percorse da zigzaganti bagliori,

invadono il cielo plumbeo

premonitrici di ulteriori rovesci, ormai eccessivi

anche per una terra arida e assetata,

rischiosi per quartieri mal predisposti

da uomini imprevidenti e irresponsabili

che rendono dannosi

anche i beni più utili e preziosi.

Qualche luce  ancora accesa dietro sottili tende

si spegne…

Si spera nel sonno

di trovare pace e oblio.


 

Suoni nel silenzio

 

Silenzio

più eloquente di tanti insignificanti

rumori,

più assordante del rombare di mille

motori.

Silenzio senza pace e senza riposo…

Silenzio carico di inquietudini indefinibili,

di tensioni mai placate,

di indistinti desideri,

di sfocate malinconie.

Silenzio

denso di suggestioni

di suoni sommessi,

ma laceranti per un’anima fragile.

Ricordi, pensieri, emozioni

speranze, timori, sensazioni

attese, rammarichi, sofferenze.

Voglia di armonie nuove

eppure antiche,  

per colmare i tuoi vuoti,

per darti nuovo vigore,

per ritrovare entusiasmi

che speri mai spenti.

 

Silenzio…


 

Conflitto interiore

 

Un vuoto immenso dentro di te.

Lacrime senza sapore e senza nome.

Preghiere che ti affiorano alle labbra,

disperate eppure colme di fede profonda.

Pentimenti e speranze,

dubbi e incertezze,

desideri confusi di precise scelte,

contraddizioni tra razionalità e sentimento,

tra mente e cuore,

tra realtà e ideale.

Eterno dualismo,

inestinguibile conflitto

tra le due te che ti si agitano dentro.

Ricerca di una sintesi che faccia di te

una donna

più completa, più matura, più vera.


 

 

Cenere  

 

Sulle tue braci accese

cenere e cenere e cenere.

Si posa incessante, impalpabile,

come polvere.

Ti copre, ti soffoca

ma non ti spegne.

Una folata di vento

che sollevi la coltre

la disperda in un turbinìo

di particelle impazzite.

Un alito che ravvivi il tuo fuoco,

che ti riporti alla vita.


 

Riflessioni nella notte  

 

Notte…

 

Consueti suoni nel silenzio…

 

Ticchettio regolare segna il tempo che scorre.

Fuori calma e fruscii di auto tardive sull’asfalto.

Voci lontane indistinte sottolineano

la tua solitudine.

 

Morfeo tarda ad accoglierti,

la mente si perde confusa

in mille interrogativi

in infiniti, da sempre ricorrenti,

perché.

Grovigli di pensieri

si intrecciano fra mente e cuore

paralizzando decisioni e azioni.

 

Antiche grate,

precorritrici di un futuro senza ali,

riaffiorano alla mente.

Effluvi di primavera,

ormai spenti,

ti riportano ad un’età bambina,

quando le lacrime avevano sapore di speranza

e i sogni il senso di concreti obiettivi.


 

Amore filiale  

 

Ti ho amato
quando dominavo il mondo dalle tue forti braccia,
quando sorreggevi  i miei passi incerti,
quando trotterellavo al tuo fianco
per reggere il tuo passo sicuro.

Ti ho amato
quando mi guidavi conducendomi per mano,
quando mi aiutavi ad acquisire un linguaggio più ricco,
quando mi proteggevi dal mondo.

Ti ho amato
quando camminavo ormai sicura insieme a te,
quando le nostre idee si incontravano,
quando ho imparato a dare un senso ai tuoi silenzi.

Ti ho amato
quando i miei pensieri si sono staccati dai tuoi,
quando le mie scelte mi hanno allontanato da te,
quando, già donna, ho affrontato una vita mia.

Ti ho amato
quando ti ho dato gioia, quando ti ho fatto soffrire,
quando mi hai fatto felice,
quando ho sofferto per te.

Ti ho amato
quando avevo bisogno di sentirti vicino
quando ho imparato ad affrontare da sola
i mari più tempestosi.

Ti ho amato.

 

Ora che tu hai bisogno di me

Ora che io sorreggo i tuoi  passi incerti

Ora che il tuo mondo è fatto di ricordi

Ora che le parole si raggelano

in un silenzio non più voluto

Ora che i tuoi occhi cercano smarriti i miei

continuo ad amarti.

 

Per tutto ciò che mi hai insegnato

per l’amore silenzioso  che mi hai dato

per quello che mi hai ispirato,

grazie!  Grazie! GRAZIE!