GUARDO IL TUO VOLTO
Guardo il tuo volto pallido
e rivedo il mio volto
non certo pallido come il tuo
ma scavato sofferente triste.
Un dolce sorriso increspa le tue labbra
le mie si schiudono per dire parole trite usate e abusate
Lo scenario da sogno: Taormina le luci lontane il cielo infinito il mare l’onda lunga il tramonto l’orizzonte che rosseggia
Il grido gioioso di un bambino che osserva felice la vita
e gioisce
i suoi occhi carichi di aspettative
le sue mani si levano in alto in segno di grande sintonia con l’universo…..
Si alza il vento e la vela ci trasporta lontano dalla riva
siamo in balia delle onde
i nostri compagni di viaggio ci guardano distratti
in lontananza i fuochi di artificio
Ed io ti guardo e scopro in te i segni di un inevitabile fallimento
Vorrei farti dono della mia esperienza per dirti: non soffrire.
PIOVE D’AGOSTO
Piove
d’agosto
a Madrid
Il cielo grigio
bianca
la maestosa facciata del palazzo reale
El Prado…
Velazquez…
Un indio
all’arpa
nella metropolitana deserta
suona un’antica melodia
Un volto di gitana
due occhi neri neri
mi fissano
scrutano la mia anima
triste
nell’apparente gioiosità
dei gesti
e delle parole.
PAGLIACCI
Pagliacci dalle mani di gomma
articolano suoni falsi
sgradevoli.
Pagliacci dalla mente ottusa
recitano
l’eterna commedia della vita.
Pagliacci dal cuore inaridito
fingono
approvano con la mano alzata
la pagliacciata
roboante
del burattinaio di turno
che si illude
della vittoria finale.
Ma di quale vittoria
parlano,
quali scenari
immaginano
pagliacci e burattinaio
chiusi
dentro
un’asfittica
aula
dalle pareti azzurre?
Ed io?
Qual è il mio ruolo
fra tanti pagliacci?
Pagliaccio anch’io?
No, grazie.
Ancora una volta regista della mia vita.
ONOMASTICO SENZA STORIA ( a mio padre)
L’anima in tumulto
il cuore impazzito
la mente velata
gli occhi si inumidiscono
mentre lo sguardo ti fissa
fissa la tua immagine
lontana
sfocata
i tuoi lineamenti ancora incisi
dentro
le tue labbra che sussurrano
che mi sussurrano “buon onomastico figlia mia”
Com’è triste il cielo di questo febbraio!
Il secondo onomastico senza te
Un onomastico senza storia.
GUARDARE IL MONDO ATTRAVERSO UNA FINESTRA
Guardare il mondo attraverso una finestra,
sentire l’amarezza pian piano rapprendersi
e dimorare dentro
per sempre
Il tempo é scivolato via veloce
fra te e me,
come soffio debole emesso da pallide labbra sottili.
Apro la finestra e mi inebrio dell’aria
profumata
di un fresco mattino di marzo.
Lontano
un’ala di gabbiano spicca
bianca
nel cielo rossastro dell’aurora,
mentre il nero intenso del vulcano maestoso
evoca
lunghi lamenti di un dolore sopito.
I miei occhi si muovono lenti,
vorrebbero penetrare ogni cosa,
ogni immagine,
per scoprire l’intima essenza del mondo,
investigare l’anima.
Improvviso
il ricordo dei nostri discorsi
sugli uomini
sul mistero della vita
sulla sete di infinito che avevamo dentro
sull’assoluto delle nostre fragili esistenze….
E poi la volontà della ricerca estrema,
il nostro essere inquieti
come vento
nella tempesta notturna
Nulla é rimasto
se non il deserto
di una solitudine antica
e
il grigio
dei giorni vuoti
della tua assenza.
ASSENZA DI TUTTO
Assenza di tutto, anche di dolore
Desiderio del desiderio
Essere indifferenti
Mentre si attende
Un giorno
Di sole
TI HO CONOSCIUTO
Ti ho conosciuto
mentre salivi le scale.
Piccolo
disarmato
dentro la tua camicia
di lino bianco
mi hai guardata
distratto
con il mozzicone
fra le dita
mi hai detto sì
ma i tuoi pensieri erano altrove
Ci siamo riconosciuti
all’improvviso
Amarsi
è stato un dono
Poi non ci siamo riconosciuti
più
all’improvviso
Ma io ti cerco ancora
Fuori dal tempo
fuori dallo spazio
tu sei
il mio amore
inaccessibile
MI SONO SMARRITA
Mi sono smarrita
cercandoti
Ti ho ricoperto
di baci
senza baci
Ti ho stretto
in un abbraccio
senza fine
Ho sussultato
di ogni tuo sussulto
Mi sono riempita
di te
Era immenso
l’amore
che ho cercato
oltre l’amore
Ti ho perso
proprio mentre ti cercavo.
ORA CHE E’ VITA ANDATA
Ora che è vita andata, so che non avrei dovuto chiedere il conto.
E’ una gelida giornata di Gennaio. Il cielo scuro di nuvole annera il mattino cupo di un inverno di ghiaccio.
Esco di buon’ora di casa, la pallida luna calante passa sulla mia testa, sui miei piedi.
Mi sento vibrare di gioia, una gioia che fa a pugni con il grigiore triste del paesaggio invernale. Sul volto i segni di una solitudine antica, negli occhi una felicità nuova, appannata ed aspra.
Mentre percorro la strada nera di asfalto, osservo la vita attorno a me.
Ragazzi con gli zaini affollano muti le fermate degli autobus, uomini arrotolati nel freddo dei loro giubbotti sostano per un attimo all’edicola calda di metano e di sorrisi, donne perse nel labirinto dei loro pensieri attraversano la via frettolose e rassegnate.
Mi fermo al rosso del semaforo: davanti a me un enorme stradone con palazzi-caserma a destra e a sinistra.
Intanto il giorno continua ad abbuiarsi, i tuoni ringhiano in lontananza. Uno scroscio impetuoso di pioggia fa fermare l’auto sulla quale viaggio. Scendo giù un momento, l’acqua mi monda il corpo e l’anima.
Vorrei non essere lì, vorrei non sentire l’odore pungente del rancore, vorrei non provare la rabbia dell’animale ferito. Quando si è in amore non esiste il tradito e il traditore, il giusto e l’empio, resta l’amore finchè dura.
Ma questo allora io non lo capivo. Scoppiavo di dolore dentro. Volevo vendicarmi, di amare o di essere stata amata?
Ancora qualche chilometro, poi eccomi davanti al portone fradicio di acqua e di ricordi. Cigola quando lo apro, mi pare un lamento lungo ed inquieto.
Varcare la consueta soglia è per me come ripetere un rito, magico le innumerevoli altre volte di prima, amaro nel freddo tagliente di questa piovosa giornata di un inverno anonimo……
Gli ho presentato il conto e sono andata via.
Ora che la rabbia è sbollita, ora che il desiderio di precipitare è divenuto ansia di vivere, ora che il giorno mi avvolge nel suo caldo abbraccio consolatorio, solo ora so che in nessun modo vale la pena presentare il conto.
ALLA RICERCA DEL SOGNO PERDUTO
Cara carissima,
stamattina sono approdata sulla nostra isola, la brezza mi accarezzava i capelli ed io mi sono seduta, su uno scoglio, ad ascoltare la voce del mare.
Ieri ti ho cercata, dappertutto: nei sassi, dentro l’acqua, nell’aria, nella terra nera che ho calpestato con rabbia, in ogni pulviscolo di questo nostro misterioso universo.
Ero stanca, avevo perso il filo, quel filo che avevo dato al mio Teseo.
Ti ho cercata inutilmente: per questo oggi ho deciso di partire, non già per trovarti, ma per sfuggirti.
Mi sono incamminata attraverso sentieri impervi, ho scalato montagne impossibili, sono arrivata in una valle fiorita.
Mi sono fermata a riposare.
Mi sono immersa nelle fresche acque di un ruscello che gorgogliava negli anfratti di una caverna, ho respirato l’aria pura di un mattino senza tempo, mi sono rotolata felice nell’erba verde di un prato lussureggiante.
Sdraiata sulla nuda terra, distese le braccia nel grande abbraccio dell’universo, ho osservato a lungo la calotta iridata del cielo con i suoi colori cangianti: biancastro all’aurora, rosso di fuoco a mezzogiorno, azzurro cinerino la sera, blu la notte.
Ho bevuto più volte al calice traboccante della vita, mi sono librata in volo come un’aquila superba.
Ma tu, mia cara, non mi avevi dimenticata. Eri lì in agguato, pronta a ghermirmi con i tuoi artigli di fuoco.
Ti sei presentata con il tuo lungo abito bianco di seta, mi hai sorriso con i tuoi grandi occhi luminosi, mi hai teso le braccia lunghe e flessuose.
Ti ho seguita, anche se conosco le tue mille facce, i tuoi inganni, le tue astuzie sottili.
Mi hai dato la mano ed insieme siamo scesi giù, giù fino al centro della terra.
Qui mi sei apparsa come sei: di ghiaccio gli occhi, nero l’abito, una piccola falce scura in pugno.
E’ così che gli uomini ti raffigurano, non è vero?
-Avevamo fatto un patto, ma tu lo hai tradito, non si sfugge al destino che si agita nella vostra piccola urna-
-Il mio non si è ancora compiuto, lasciami tornare nella mia valle fiorita, le Parche non hanno ancora deciso di recidere i fili della mia fragile vita-
-No, mia cara, mi hai già tradita una volta, non puoi più farlo. Cercandomi, ti sei imbattuta in un giorno pieno d’allegrezza e lo hai scambiato per una vita piena d’allegrezza. Non è così. Ecco perché sono venuta a prenderti e ti ho condotto fin qui. L’illusione e la disillusione, l’inganno e il disinganno, le mezze verità non servono ad evitare ciò che non può essere evitato.
Quello che deve accadere accadrà per tutti.
Ed oggi é accaduto a te-
-Ed allora prendimi per mano e fammi volare alto, sopra le nuvole soffici di morbido pane-
-Cara carissima, abbandonati al tuo volo, vola libera e leggera, lassù il pane sa degli intensi aromi che durano per sempre