Alessandra Alesci - Poesie e Racconti

Sogni in volo

Lasciali andare
i tuoi sogni
poiché hanno bisogno
di volare in alto
come aquiloni
che volteggiano in cielo,
senza toccare la terra
intrisa di amarezze e delusioni.
Lascia che la zavorra
colma delle ferite e dei rimpianti
sia gettata nei profondi abissi dell’oceano
così che il leggiadro elemento
sia libero di arrivare
all’altezza delle aquile
dove la vista e i sensi
si mescolano in contemplazione
delle beltà innegabili
e si rallegrano
dell’altitudine raggiunta.
Lasciali andare
i tuoi sogni in volo.
Sapranno donare
quel gusto leggero e lieve
che invece la terra,
ancorata a pesi grevi,
è incapace di regalare.

 


 

Sicilia

Sicilia come paradiso,
Sicilia come origine,
Sicilia come radici
che non voglio estirpare.
La Sicilia fa parte di me
come la terra si nutre
di linfa vitale.
Respiro assaporando
la sua essenza,
gli odori che permangono
nei ricordi scolpiti
e mai estinti.
Luce e bagliori
di un paese conosciuto
ma allo stesso tempo anonimo,
pervadono l’aria
e inondano il cielo
di colori rarefatti.
E nella mente una certezza,
non ne avrò mai abbastanza…
Dovunque poserò lo sguardo,
tornerà in me l’immagine viva,
fulgente nel suo apparire
di una Sicilia timida,
forte e fragile
come una donna di carattere
sa di essere.
Donna indomita,
Sicilia dai sinuosi monti,
risplendi e tieni fede alla speranza
di rimanere identica
per chiunque voglia
tornare nelle tue braccia,
per chi cerca riparo
dal chiasso della vita
e brama il rifugio
in una terra amata dal sole,
dal mare e dalla poesia.

 


 

L’amicizia non sa gridare

L’ amicizia non si spiega,
l’amicizia non sa gridare,
è il silenzioso conforto
di occhi che si abbracciano,
di anime che intuiscono
il pensiero più recesso,
è il gesto d’affetto inaspettato
quando l’umore vacilla.
L’amico sincero sa capire
quando hai bisogno di lui,
quando perdi la forza
di lottare per le tue battaglie…
sarà lui a sostenerti
nel buio in cui perdi la strada
e inizi a barcollare.
Ti prenderà la mano
e ti dirà semplicemente:
“Voglio stare qui e da nessuna altra parte…
Voglio stare qui perché scelgo di essere
Amico tuo…
Voglio stare qui
perché se non fossi qui
mi mancheresti già,
mi mancheresti sempre,
mi mancheresti Tu.”

 


 

L’indefinibile intuito di un conforto donato

Se all’occhio sfuggente
si può celare
lo stato incostante
dei propri umori,
all’amico fidato
non riuscirai
a nascondere
le pieghe dell’animo.
Leggerà
tra silenzi,
parole,
pause,
sorrisi accennati,
abbracci negati,
le pagine incomplete
del diario dell’esistenza…
Uno sguardo fugace,
intenso e comprensivo
che si esterna
con una stretta vigorosa,
due braccia che ti stringono
senza chiedere il permesso
ad un tempo che ci allontana.
L’amicizia va oltre ogni limite,
l’amicizia toglie le distanze,
è quel sostegno fraterno
che sa di nutrirsi
con l’affetto espresso,
con l’indefinibile intuito
di un conforto donato.

 


 

Primavera

Germogli di vita,
teneri neonati,
siete accolti
in una terra ostile.
Crescete
come virgulti
fragili
ma resistenti.
Opponetevi
alla tempesta
e siate primavera
in una patria
rossa dal sangue versato
ma priva di colore vitale.

 


 

Io torno da te, casa

Nessun percorso predefinito,
nessuno schema logico,
il cuore segue le sue ragioni
immotivate,
senza condizioni,
libere da vincoli e catene…
Dovunque tu sei
lontana da me, Casa,
io ritorno da te…
Alle origini dell’anima,
alla comprensione del mio essere,
tu sei la mia chiave di lettura,
indiscussa e unica.
E non basta la lontananza
per separarci,
non basta il mare
per distanziarci…
col pensiero,
col cuore
io torno da te,
Casa.

 


 

Gocce di sensazioni di indiscutibile felicità

Non sono certa
del vento effimero,
della brezza fugace
e di quell’incostante
marea azzurra e dorata.
Ma sono certa
del tuo intenso e profondo
sguardo su di me,
di quegli occhi
brillanti e inconsueti.
Sono certa
della notte stellata
che mi mostri
col tuo disarmante sorriso.
Sono certa
priva di insicurezza
delle impalpabili
gocce di sensazioni
di indiscutibile felicità.

 


 

Gioiose vibrazioni della psiche

La gioia
è un sentimento
che va nutrito,
accudito,
alimentato,
accarezzato.
Non nasce
da ciò che percepiamo,
ma si sviluppa
da come sentiamo,
dal bello dentro di noi
che codifichiamo
in un ordine diverso
dalla realtà contingente.
Sono vibrazioni dell’animo…
è un vedere un mondo lieto
quando attorno a noi
c’è distruzione,
c’è annientamento,
c’è povertà morale.
E’ eleganza e stile
in una concretezza
nefanda e funesta.
Sono gioiose vibrazioni
della psiche.

 


 

Famiglia

E’ la caverna
in cui rifugiarsi
nei giorni di bufera.
E’ la quiete
dopo aver attraversato
il mare in burrasca.
E’ il tesoro più caro
tra tutti i beni posseduti.
E’ la coccola più dolce
che lenisce le amarezze
che la vita riserva.
E’ la famiglia…
L’affetto più sincero,
più vero e reale
che si staglia al di sopra
della moltitudine di amicizie
che tendono la mano.
La famiglia,
il legame indissolubile,
la famiglia,
l’intesa oltre le parole,
la famiglia,
la ricchezza inesauribile.
Fonte di luce sei tu,
Famiglia,
stella polare del mio vagare.

 


 

Fragilità

Con ostinazione
cerco di fuggire
dal pensiero
che mi riconduce a te.
Distolgo i miei occhi,
fingo di essere diversa,
ma poi crollo
davanti a un ricordo
che mi riporta
al tuo cospetto.
Fragilità
tenere e immutate,
mi sospingono
in un turbinio di emozioni
contrastanti e appassionate.
Priva di ogni volontà,
la mia mente
cede il passo
alle dolci parole
che il cuore custodisce
come un tesoro celato e immenso.
Distante dal mio orgoglio
e lontana dall’essere forte,
fiera, decisa
il mio cuore cela
fragilità.
Dolci e umane fragilità.

 


 

Come lo ZERO diventò signor OTTO

Era un uomo assai pienotto quello Zero che camminava tra i passanti: incurante della sua mole urtava le persone a destra, poi a sinistra senza curarsi dei loro rimbrotti per il suo fare distratto, un po’ insolente, un po’ scostante.

“Ehi togliti dalla strada, mi impedisci il passaggio!!!” gridava a chi si permetteva di dirgli qualcosa. “Sei proprio un maleducato che occupi il marciapiede!! Vedi che altrimenti non potrei passare!!” diceva a chi cercava anche timidamente di avanzare prima di lui nella strada che egli percorreva. 

Che atteggiamento arrogante, presuntuoso e un po’ scostante!!! 

Entrava nella pasticceria, il suo negozio preferito e ordinava delle pastarelle, di crema, di cioccolato… Si ingozzava di dolciumi, le leccornie a cui non poteva fare a meno. Mamma mia che abbuffate!!! E usciva dalla pasticceria spesso con le labbra un po’ sporche di cioccolato a testimoniare il peccato da lui commesso. 

Poi andava al parco a rincorrere gli aquiloni con cui gli altri andavano a divertirsi. Anche lui li rincorreva…li rincorreva per prenderglieli e rovinarglieli. 

Che atteggiamento sprezzante, maleducato e un po’ scostante!!!

Mai un gesto carino, mai una parola dolce! Di dolce c’erano solo le sue leccornie con le quali lievitava, ingrossava…

E fu così che un giorno, un fatidico giorno, mentre rincorreva un altro aquilone per rovinarlo, sentì un dolore, un dolore che lo trafisse al petto e si preoccupò così tanto, ma così tanto che per la prima volta in vita sua andò dal medico, quel suo vicino di casa che spesso non salutava perché era convinto che LUI si dava delle arie!!! LUI!!! 

Eh sì, fu così che Zero andò dal medico a sentire cosa aveva da dirgli: “Signor Zero, non va bene, non va bene!! Lei deve cambiare, non può abbuffarsi di dolci! Le pare che non la vedo quando va nella pasticceria di CENTO MILLEFOGLIE e ingurgita tutto quel bendidio???”

“Ma io lo faccio perché sono troppo goloso!!! Non posso farne a meno!!!” 

“Ma lei DEVE farne a meno se non vuole che le venga un accidente… Si ricordi, la salute è la cosa più importante e se non vuole più sentire un altro dolore dovrà prendere dei provvedimenti.”

E così, mesto mesto, Zero si incamminò per tornare a casa. Non vedeva più le persone che gli stavano accanto. Era così triste che non ci badava. Non badava a farsi largo sul marciapiede. 

Arrivato a casa, mangiò un uovo, una carota e una patata bollita… PUAHHH!!! Tutte cose che detestava. Eppure lo doveva fare, il medico gli aveva messo paura. E fu così che iniziò la dieta del Signor Zero: la mattina, colazione con tè e fette biscottate, poi corsetta. Dopo, pasto leggero, pomeriggio al parco e purtroppo niente più fila dal pasticciere. Che enorme sacrificio!!!

Eppure più passavano i giorni più si sentiva meglio, anche dal carattere un po’ diverso. Non pensava più agli altri, pensava a quello che doveva fare per perdere peso. Sapeva che così non avrebbe sentito quell’orribile fitta. E tra un pasto e un altro, una carota, una banana e una mela, si accorse un bel giorno che aveva perso 6 chili!!! Era contento, super contento!!! Andò dal medico per il controllo mensile raggiante di felicità e il medico gli disse: “E che sono 6 chili??? Deve perderne di più, molti di più!!!”

Da non crederci, tutti questi sforzi non avevano prodotto grandi risultati…. Uffa!!!! Ma il dottore si era raccomandato, gli aveva detto: “Continui così, dai non si abbatta… deve insistere!!!” 

E fu così che il Signor Zero continuò imperterrito: cibi sani, niente dolciumi, corse, ginnastica… e la cosa strana è che non gli importava più di dare fastidio agli altri, non ci badava se prima sul marciapiede passava lui o i passanti. Tutta questa dieta l’aveva messo di buon umore: chiedeva agli altri se stavano bene, accarezzava i gattini, sorrideva ai bambini. 

Le persone non lo riconoscevano più e neanche lui si riconosceva più!!!  Era spesso allegro, sorrideva a chi lo incontrava per strada. La cosa strana era che adesso non doveva più passare una persona alla volta sui marciapiedi o nelle strade che percorreva, c’era spazio per tutti. Lui faceva spazio e non solo, era anche più magro poiché a causa della dieta aveva perso altro peso e non c’era bisogno che sulla stessa via si dovesse permettere il passaggio di una persona per volta.

A casa, dopo un pasto frugale, una corsetta al parco, si pesava e si trovava ogni volta più magro. 

E fu così che un giorno, dopo l’abituale salita sulla bilancia, ecco l’enorme sorpresa: era dimagrito di 10 chili…che successo!!! Che bravo che era stato!!! Quel giorno poi, doveva andare dal medico per il controllo mensile e, sperava che il medico fosse contento per lui. E così fu. Il dottore si rallegrò per il suo impegno, per il suo risultato, per ciò che era diventato. Il Signor Zero non si conteneva più dalla gioia, toccò il cielo con le dita. Solo che adesso c’era un altro problema: i vestiti!!! Quelli che aveva non stavano più 

bene… Le magliette erano larghe, i pantaloni gli cadevano… ma proprio non voleva buttare quei bei paia di pantaloni comprati con tanta fatica e che costavano tanto! E così ci pensò a lungo e all’improvviso gli venne l’idea: “E se comprassi una cintura???” Andò al negozio e scelse una cintura bellissima, che potesse fare al caso suo e la indossò. Così facendo successe una cosa strana: 

 il Signor 0 diventò 8 

con questa cintura messa sembrava proprio un altro!!! E così si sentiva!!!

Girava per le strade e tutti lo salutavano benevolmente. Lui si inchinava togliendosi il cappello e lasciava passare. E faceva intravedere questa bellissima cintura nuova, luccicante.  Sorrideva ai bambini e aiutava le vecchiette. E chi lo conosceva poteva giurare che non era più come prima. 

Ed è così che si conclude la storia del Signor Zero che per la dieta diventò un Signor Otto. Un signore distinto e garbato. Gentile ed educato….

Ma come disse il dottore prima che lui andasse via: “E va bene Signor Otto, potrà la domenica passare dalla pasticceria e permettersi una pastarella come premio per il suo trionfo!!! “

E fu così che il Signor Otto passò la domenica dalla pasticceria… c’era una raffica di odori e profumini e la vista di tali delizie non aiutava… eppure il Signor Otto seppe resistere e scelse una pastarella senza cedere ad ulteriori tentazioni!! “Allora ce l’ho fatta!!! Sebbene mi piacciono i dolci, so anche dire di no!!!”

E se ne andò, saltellando per la strada, canticchiando un motivetto che aveva per la testa e salutando tutti con un sorriso stampato sul viso.  

 


 

La storia di zero

C’era una volta uno zero che doveva sottrarre da sé stesso una quantità pari a sette ma non riusciva a farlo!!! Povero piccolo, non poteva proprio!!! Come si fa a togliere da uno zero il numero sette??? 

Allora, tutto sconsolato andò dal vicino di casa, che stava dalla parte sinistra del piano e gli disse: “Ciao Zero, come stai? Vengo da te a chiederti un grande favore…. Il sette che sta esattamente sotto la mia posizione, mi ha detto se posso togliere dalla mia quantità il suo numero che è sette. Tu mi potresti aiutare?? Lo so che sei un amico e non mi diresti mai di no…. Mi presteresti una decina?”

“Oh mio caro, gentile amico” rispose il vicino Zero “come posso aiutarti se anch’io sono uno zero e non ho niente da poter offrire??? Vedi che come te mi dovrò rivolgere a qualcun altro…. Potrei provare ad andare dal mio vicino di casa, quello che sta sulla parte sinistra, è un otto, magari lui mi potrà prestare una decina… Io diventerei un bel dieci e potrei anch’io togliere dalla mia quantità quel cinque che sta sotto di me, in corrispondenza!!! Che bello!!! Si, si vado a chiedere” 

E senza aspettare risposta il secondo zero andò a bussare alla porta dell’otto, il quale rispose subito…. “Tu vieni da me a chiedermi cosa?? Una decina?? Perché??” “Sai, otto, tu sotto di te hai un quattro e non ti cambierebbe niente se mi prestassi una decina… io e l’altro vicino di casa, che siamo due zeri, non abbiamo numeri da sottrarre. Chi sta sotto la nostra postazione è più grande di noi e noi siamo tristi perché non riusciamo a togliere dalla nostra quantità la loro, visto che siamo più piccoli. Concedici una decina, per favore!!!”

“E va bene, piccolo e indifeso amico…. Io ti farò dono di una decina!!! Fanne buon uso!!” “Davvero me la presti?? Grazie, infinite grazie, caro otto!”

E così tutto contento, fischiettando mentre tornava a casa, si trovò di fronte il vicino zero…. per intenderci quello che sta alla sua destra, che gli domandò: “E allora cosa ti ha detto l’otto?? Ti ha prestato una decina?? Dimmi, dimmi…” 

“Sì amico, non ti affannare, l’otto è stato più che un amico…. Guardami bene, non noti niente di diverso???” E mentre lo zero guardava attentamente, l’altro che era stato dall’otto nascondeva accanto a lui…che cos’era??? Ma, ma… era uno splendido 1…. Vuol dire che era diventato un 10!!! Con che orgoglio sfoderava quell’uno accanto a sé… era una splendida decina!!! “E io?? Mi lasceresti da solo, senza un aiuto, senza poter essere felice e soddisfatto anch’io?? Tu potrai sottrarre adesso dal tuo dieci un cinque, ma io come farò??? O povero me!!!!” (sniff, sniff) Così improvvisamente si era messo a piangere il piccolo zero…

“Ma io sono tuo amico! Credi davvero che non ti aiuterei?? Ma se mi hai invogliato tu ad andare dall’otto… non ti potrei mai lasciare così!!! Lascia che ti presti una decina. Io diventerò nove ma mi basterà. Tu sarai un bellissimo dieci, bello come non mai…” E così dicendo gli prestò una decina e il timido, piccolo e impaurito zero diventò uno stupendo dieci, orgoglioso e giocondo. Ora sì, poteva sottrarre dalla sua quantità sette senza che adesso si sentisse svilito, inadeguato, impotente nel poter svolgere questo calcolo.

Eccoli qui tutti i numeri schierati nelle loro posizioni:

8 0 0 –

4 5 7 =

______

3 4 3

 

Adesso sì, tutto filava liscio…. Adesso sì che anche loro, quelli che sembravano degli inutili numeretti, gli zeri, erano diventati forti, più grandi degli altri!!!!

Cosa aggiungere? Qual è il finale?

Potrei dire che questa è la storia di uno zero o di due zeri o di infiniti zeri… o forse questa è la storia di un aiuto reciproco tra numeri che vogliono solo potersi sostenere a vicenda come dovrebbe accadere nel mondo degli Umani. 

 


 

Il gatto gentile

Un topino misterioso
si sedette, si acquattò
e intanto molto curioso
tutto intorno si guardò.

Un gattino assai gentile
con la coda sollevata
stava fermo sul pontile
pronto a farsi una mangiata.

Con lo sguardo penetrante
vide il topo un po’ distante,
la sua bocca piccolina
aveva proprio l’acquolina…

Con un balzo inaspettato
raggiunse il topo allarmato
“sei proprio un bocconcino
per il mio povero pancino.”

“No, ti prego non mi mangiare”
urlò il topo senza pensare
“sarò pure un topolino
ma anche un piccolo bottino.

Stavo fermo ad osservare
i resti che la gente può gettare,
senza indugio né dissapore
seguimi amico per favore.

Dalle barche un bel pranzetto
ne esce fuori te lo prometto.
Ti ho convinto bel gattino?
Dammi pure il tuo zampino.”

E così lieti e concilianti
i due amici vanno avanti.
Tra le barche allegramente
mangiano insieme gaiamente.

 


 

L’anno nuovo

Di stornelli e di novelle
se ne fanno delle belle,
all’anno nuovo che verrà
alla sorpresa che seguirà.
Tanti auguri a tutti quanti
vecchi e giovani festeggianti,
con nell’anima un ardore
diamo spazio per favore.
Di nascosto o apertamente
gli spiriti sperano sinceramente
al lieto evento o all’amor
intrepidi sono i battiti del cor.
Vieni dunque buona novella
che tu sia dolce e bella,
lascia dietro i tormenti
sia le lacrime che i lamenti.
Dai Luce al viso
o un caro sorriso,
genera gioia e Pace
al Cor che spera e tace.

 


 

Poesia è amore

Poesia è musica per le orecchie,
è l’alba o un tramonto roseo
tratteggiato sull’orizzonte.
E’ il canto di un pettirosso,
è una rosa appena sbocciata.
E’ il mio canto per te,
è il regalo che mi hai dato
in un giorno anonimo.
Poesia è l’amore
cantato
intonato
accorato
che ho per te.

 


 

Tra vizio e virtù

Non di utilità
si ricopre la mente
ma di tanta umiltà
si riveste il sapiente.
Di futile vanità
ne sciorina il saccente
con tale facilità
inventa e un po’ mente.
Cosa dunque è nascosto,
com’è il cor predisposto?
C’è posto tra un vizio o una virtù
tra la gloria o i sorrisi di Belzebù?
Segui d’istinto né esitazione
la tua via con passione,
il libero arbitrio segnerà
il destino che ognuno sceglierà.

 


 

Beatrice

 

 

 

 

 

 


immagine di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

 


scultura romana

 

 

 

 

 

 

 

 

 


tramonto siciliano