Ombra nera che mi segui nei miei cammini oscuri, dal primo passo troppo lungo per la mia piccola gamba ad oggi che mi volto e noto che sei ancora lì ad aspettare che io riesca a lasciarmi andare per crollare fino al suolo, crepandolo, senza sentir alcun dolore tra le sue schegge e la tua protezione, non mi hai abbandonata mai: ti ho evitata, messa da parte, ho finto con me stessa convincendomi di non averti mai conosciuta.
E adesso che curiosa e malinconica ho voluto voltarmi, ti ho trovata lì.. più grande, molto più grande di me, che sentendo l’urlo potente d’aiuto che fuoriusciva con violenza da quel filo di voce spezzata che mi resta e sollevandoti dal cemento, ti sei posta dinanzi al mio corpo nudo e debole.
Ombra mia amata non farlo: non puntarmi quella pistola fredda alle tempie, non mettermi alla prova oggi.. non ho forza, non adesso.
Il mio corpo è debole, guardalo.
Come posso alzarmi e lottare? Come posso anche solo correre via se sono ormai sdraiata sotto di te, sul suolo, al posto tuo, su quel cemento crepato?
Ti guardo, ombra, mentre vorrei avere abbastanza forza per alzarmi e fuggir via dalla mia stessa vita.
Vedo la pelle sporcarsi col sangue fuoriuscente da ferite ormai cicatrizzate.
Urli e premi quel grilletto pesantissimo, con una facilità difficile da ingoiare.
Sento il tuo proiettile entrarmi nel cranio, mentre un dolore lancinante accompagna il suo bucarmi le ossa. E subito sento nell’orecchio il rumore di altri proiettili col loro eco rimbombante che bucano i miei timpani urlando ad ogni colpo un ‘’TU’’. E quel ‘’TU’’ ti ricorda tutte le tue colpe, te le piazza davanti, in un monitor direttamente piantato all’interno del cervello e mi colpisce molto di più di quel piombo che perfora la mia pelle e che con violenza uccide il mio corpo.
Concentrati adesso; gusta il mio desiderio di libertà come fosse un pacco di patatine da mangiare di fronte ad un film complicato, a tratti monotono e a tratti esagerato.
LUCE
Ho visto la morte
Attraverso i tuoi occhi
Voltati per dietro
E bianchi come fiocchi
Ho sentito il freddo
Di un corpo senza vita
Sfiorando quel tuo volto
Accarezzando le tue dita
Ho accettato abbracci
Da persone sconosciute
E ho notato tra la folla
Molte anime perdute
E guardava l’altra gente
Il colore del tuo viso
Mentre io mi concentravo
Sulla luce del sorriso
CONSAPEVOLEZZE
Il controllo l’ho perduto nuovamente
Non mi ascolta, fa da sola la mia mente
Grido aiuto ma nessuno che mi sente
Cerco anime ma vedo solo gente
L’ho gridato a gran voce che sto male
Ma a vent’anni niente ti può preoccupare
E si sa che a quest’età tutto è normale
Perché ancora non ho il mutuo da pagare
Da bambine siamo tutte principesse
Quando cresci indossi consapevolezze
Ma a sei anni avevo addosso quelle stesse
Ricevevo sempre schiaffi e mai carezze
E mia madre pensa che io sia egoista
Io potessi giuro le farei una lista
Nominando una per una ogni sua svista
Fossi cieca lei direbbe che ho la vista
E mia nonna non mi riconosce più
Ma mi sento così tanto in schiavitù
Che vorrei volar senza guardare giù
Ma mi schianto su quel suolo, ho un dejavù
CENERE
Quando il cuore mio si fermerà
Ed io avrò smesso di respirare
Spero che questo si avvererà:
Non ci sarà alcun funerale
Non ci sarà alcun corpo in terra
Perché sarò volata via
Avrò terminato questa mia guerra
Sarà scomparsa la mia agonia
E ve ne prego rendetemi polvere
E seminatemi in ogni luogo
Uno per uno iniziate a cogliere
Il senso di ogni mio grande sfogo
Salutatemi cantando insieme
E brindando ma mai alla mia
La guerriera avrà il suo bicchiere
E bisbiglierà la sua melodia
Alzate gli occhi al cielo
Stringete la mia cenere
Distinguetemi dal gelo
E speditemi su Venere
ODORE AMMONIACALE
Sul divano son sdraiata
Sento l’ansia che mi opprime
E da poco son tornata
Ma sta casa mi comprime
Mi distorce le budella
Come fossi in ospedale
Il mio letto è una barella
Tra l’odore ammoniacale
Il silenzio mi accompagna
Nelle mie lunghe giornate
La tristezza mi comanda
E mi allunga le nottate
E le luci neanche accendo
Tanto sono sempre a letto
Se scoppiasse un grande incendio
Morirei fissando il tetto
PARTO GEMELLARE
Mettono le gomme sulle matite
Perché tutti commettono errori
Che la vita è fatta di salite
E in pochi san vedere a colori
Ho tradito il mio uomo
Ma non stavamo ancora insieme
Si rovino sempre tutto
Ma mi riesce troppo bene
Son passati nove mesi
Come un parto gemellare
Ma ho partorito due siamesi
E non so a chi rinunciare
C’ho le colpe tutte addosso
Sento dentro un gran timore
Che ferire più non posso
Questo mio più grande amore
C’è da dire che in realtà
Lui l’ha pure superata
Ma piuttosto che ricordar
Vorrei morire soffocata
Che la mano intorno al collo
Me la sento pure stretta
Ma perdonarmi adesso voglio
Non posso essere perfetta
GIUSTO IN TEMPO
Ho conosciuto una persona
Diversa dalle altre
Che non mi ha lasciata sola
Ed è andata sempre oltre
Il problema è che ho scordato
Come fare a respirare
Che se lui non è di lato
Io non so neanche contare
Perché è vero che c’è stato
Sempre, dal mio primo attacco
E che l’ansia ha arrestato
Rinchiudendola in un sacco
Ma al secondo mi son persa
Il controllo m’è mancato
Io gli ho detto ‘fai di corsa’
E in un attimo è arrivato
Al terzo lui non c’era
Per la nostra discussione
E la testa mia scoppiava
Per la troppa sua pressione
E’ arrivato giusto in tempo
Prima della mia pazzia
Ma ha fatto tardi al quarto
Me ne stavo andando via
Abbiam parlato insieme
E insieme abbiam lottato
Il quinto è andato bene
Non l’ho neanche chiamato
SMETTO QUANDO VOGLIO
Pensavo di star bene
Di riuscire a respirare
Non sentivo le catene
Ma continuavano a tirare
Poi le ho viste coi miei occhi
Mi stringevano la pelle
Davo a tutti degli sciocchi
Mi sentivo una ribelle
E lo specchio mi ha mentito
Ma continuo ad ascoltarlo
Tutto quello che ho ingerito
Sono andata a vomitarlo
Io che sentivo pieno
Quello stomaco mio vuoto
Guardavo il ciel sereno
E pensavo ‘ora mi svuoto’
Dici ‘smetto quando voglio’
Ma hai sputato rosso fuoco
Leggi bene questo foglio
Stai attento non è un gioco
SENZA ANIME E CORPI
E’ notte e tutto tace
La casa è buia
I pensieri mi assalgono
Ed io ti cerco
Nel silenzio della casa
E nel rumore della città
Cerco il tuo sguardo nel mio
Cerco il tuo corpo accanto a me
Cerco le tue mani che mi sfiorano
Le tue labbra che mi baciano
E la tua voce che mi cerca
Nel silenzio e nel buio
In una casa triste e deserta
Senza anime e corpi
Io ti cerco e non faccio altro
Nel silenzio della notte
IO SON PECCATRICE
E se desiderar la propria anima libera è peccato
Allora io son peccatrice
Tutta l’innocenza e la dolcezza
Rinchiuse in un involucro di carne
La forza del corpo
Paragonata a quella sua
E’ nulla.
Corpo debole
Indegno d’aver tutto questo potere:
Conservar l’umiltà dell’anima, proteggerla.
Lei ha bisogno di libertà
Lasciatele il controllo che merita.
Siate peccatori.
Scheletro
Il mio specchio oggi riflette
Ogni imperfezione pura
E di mostrar poi non la smette
Questa mia grande paura
Quanti chili ho preso ora?
Perché ancora qui c’è il grasso?
Spero arrivi la mia ora
Mentre qui rischio il collasso
Sento l’ansia che mi sale
Attraversa ogni mia vena
E la testa mi fa male
Mentre vedo sulla schiena
La colonna vertebrale
Che fuoriesce dalla pelle
Ho una morte cerebrale
Ma rinchiusa tra le celle
Della mia mente confusa
Per i troppi miei pensieri
E la bocca resta chiusa
Se ripenso sempre a ieri
A quell’uomo che diceva
Che il mio fisico è perfetto
Ma la pelle mia voleva
E prendeva su quel letto
Io fuggivo via correndo
Ero solo una bambina
Che sentiva quell’orrendo
Apprezzamento ogni mattina
Finché un giorno disse basta
Non mi posso più vedere
Cacciò via il pane e la pasta
Smise persino di bere
Arrivò a perder peso
Più di quanto immaginava
Il cervello si era arreso
E la forza le mancava
Da quel giorno cominciai
Ad osservarmi in quello specchio
E a notare insoddisfatta
Ogni parte, ogni difetto
Di quel corpo che alla fine
Mi ha portata a stare male
Che sentivo quelle spine
Dentro ai tagli pien di sale
E le lacrime versavo
Ogni giorno sul mio viso
C’era sempre un obiettivo
Che bloccava il mio sorriso
Tra le cosce quello spazio
Che ho così desiderato
Grazie a tutto l’esercizio
Finalmente è arrivato
Forse è solamente merito
Di quel cibo in pattumiera
“Si ti giuro l’ho ingerito”
Ma in un incubo ogni sera
E le guardo sempre più
Queste costole taglienti
Tu che ormai non dormi più
Se le conti ti addormenti
Ma stai attento che se in sogno
Ti verrò poi io a cercare
Ti dirò che mi vergogno
Ormai pur di respirare
Ti urlerò che sono stanca
Di odiarmi giornalmente
E che sì, sto peso cala
Ma mai internamente
E ti chiederò il coraggio
Si per farla ora finita
Chiudo qui il cortometraggio
Che c’ho l’anima sfinita
Broken
Ti sei mai sentita sola
In mezzo a tutta quella folla
Che magari fa la ola
Mentre tu ti senti folle
Con la mano sempre pronta
Ad aiutare chi è inciampato
E con l’altra sopra al petto
Su quel cuore incerottato
Le hai mai viste quelle lacrime
Scender giù da quella pelle
Che le senti in queste rime
Che le vedi tra le stelle
Venir giù come le foglie
Nell’autunno più sentito
Tu le scrivi sopra un foglio
Pure il cranio tuo è partito
Tu ti senti un po’ sparita
Un po’ ammaccata e un po’ svampita
Fugge il tempo, soffia il vento
E si è rotto quel che hai dentro
Si son rotte le tue ossa
Son spezzate un po’ a metà
Per i calci e per la scossa
Tutta l’elettricità
Che ti smuove e ti calpesta
Fino all’ultimo respiro
Ti da un pugno sulla testa
Tu ti senti un po’ più vivo
Come quando eri bambina
Che giocavi a nascondino
Ti pungeva quella spina
Ma tu muta nel giardino
In a heartbeat
Dimmi che ti aspetti
Da chi è perso per la strada
Chi si fuma quei suoi etti
Prima che di nuovo cada
Quando ti ritrovi sola
A camminare tra la notte
Rovinando la tua suola
Mentre ricordi le botte
Dimmi dimmi che ti aspetti
Di chi ha fatto di se stessa
Uno dei suoi stessi spettri
Travestiti da lametta
Che lei spinge tra la pelle
Finché il taglio non si forma
Finché il sangue non si espelle
E la carne si trasforma
Dimmi dimmi cosa pensi
Di chi ha ancora cicatrici
Di chi porta mille pesi
Ma nascosti dai sorrisi
Quelli finti, sai è normale
Se ti han fatto solo male
Nella vita precedente
Come tutta questa gente
Che ti butta giù di testa
Che ti frusta e ti calpesta
E ti lascia moribondo
Con le colpe di sto mondo
Dimmi adesso che capisci
Se ti urlo che son forte
Anche se i capelli lisci
Stan cadendo per la sorte
Urlo al mondo che sto bene
Ma com’è che non capisci?
Questa è tutta una finzione
Fingi finché non guarisci
Unica preghiera
La lama tagliente
Non osava tagliare
Io ancora credente
Continuavo a provare
Un taglio profondo
Per tutta la vena
Era quello che infondo
Terminava la scena
Intonavo a Dio
Un urlo d’aiuto
“Voglio ora io
Solo dare un saluto
Chieder perdono
Per ogni peccato
Accetta come dono
Questo corpo mio sventrato.”
Circondata dal mio sangue mi avrebbero trovata
Una pozza rosso fuoco e la carne dilaniata
Ma qualcosa non andò
Quando convinta ci provai
La lama non entrò
Quando la forbice poggiai
Sentii una pressione
Sulla carne troppo dura
Vivevo un’illusione
Ora la pelle è rossa scura
Dio non ascoltò quell’unica preghiera
Non mi volle al fianco suo e mi salvò quella sera
Veliero in tempesta
Le sfumature delle onde
Nascondono il dolore
Di te bottiglia, che sulle sponde
Ritroverai quel tuo colore
Stai cercando una speranza
Tu omino sul veliero
La tua vela più non danza
Non troverai mai più il sentiero
Ti sei perso in mezzo al mare
In questa tua grande tempesta
Con ormai niente da fare
E i nuvoloni sulla testa
Ti arrampichi di più
Arrivi sulla cima
Sei nel cielo e guardi giù
Ormai niente è come prima
A terra allora torni
Arrendendoti oramai
Pensando a quei giorni
Che non torneranno mai
Ma mentre hai previsto
Di lasciarti andare
Qualcuno ha già visto
La tua luce brillare
E così chiudi gli occhi
La pelle si è arresa
Il veliero cade a fiocchi
Ma qualcuno già ti ha presa
Dal primo tuono
Questa scelta mi porta
A perdere la testa
Aspetto la torta
Per fuggir dalla festa
Ti guardo negli occhi
E se tu fai lo stesso
Leviamo sti blocchi
Dal cervello complesso
Ti guardo andar via
Hai lasciato la mia mano
Stai fuggendo via di nuovo
E io ancor non mi allontano
Di sentir la tua figura
Accanto ho bisogno
Ad ogni passo adesso giura
Dì che è solo un brutto sogno
Io lo so che tornerai
A stringermi di nuovo
E se nasconderti vorrai
Ti scoverò in ogni covo
Ti dirò che la distanza
È una questione mentale
Ricordi in quella stanza
Ci siam fatti tanto male
Ad ogni bacio e ad ogni abbraccio
Mi stringi forte come un laccio
Mi dici sempre che tua sono
Dal primo giorno, dal primo tuono
Adesso sono io
a trovarmi sui binari
Incastrata, legata
e a corto di fari
E se il treno non riuscirò
alla fine io a fermare
mangiare sai sarò
per tutti i pesci, in ogni mare
Grazie
Bimba sola
Tra la folla
Lei che vola
E non barcolla
Che distrutta dalla vita
Ha scalato ogni salita
Affianco a chi l’ha sostenuta
In questa vita sua vissuta
Tra le lacrime e le spine
È arrivata ad una fine
E ad un nuovo grande inizio
Congelando ogni suo vizio
Grazie al branco ha superato
Ogni suo grande peccato
Ha riaperto quel cassetto
Chiuso prima col lucchetto
Le paure ha fatto uscire
Ma temendo di fallire
E ad ogni sua grande caduta
L’hanno presa e sostenuta
E dopo anni e molte ore
Ha trovato il grande amore
Che la protegge e rassicura
Cacciando via la faccia scura
Lei ha imparato piano piano
A farsi prendere per mano
Grazie lupi e amore mio
Quella bimba sono io
Sfumature
Se vedo te
Mi inizio a calmare
Mio verde te
Mi sai rispettare
Di sciuparti ho paura
Ma accanto ti voglio
Sei antidoto, cura
Rosso quadrifoglio
Il cielo azzurro
Mi rende serena
Mi scioglie, son burro
Ricuce ogni vena
L’arancione giacchetta
Dal freddo mi copre
Quando si fa stretta
Le lacrime scopre
Hai placato il fuoco
Quello mio interiore
Come fosse un gioco
Tu indaco fiore
Anima nera
Distorci le budella
Ma è il buio della sera
A mostrare ogni sua stella
Ogni sfumatura
Mi culla la notte
Io dormo sicura
E scordo le botte
Respira
Non è possibile respirare con questo peso nel petto, questo macigno sul cuore, questo nodo alla gola che si fa sempre più fitto e questo caos nella mente; non è possibile respirare tra la gente o da soli; non è possibile respirare col vuoto negli occhi e la voglia di lasciarsi andare; non è possibile respirare tra i singhiozzi o tra le urla; non è possibile respirare neanche in quei momenti in cui l’essere umano si sente vivo e neanche quando è a contatto con la morte.
Ma io avevo imparato a farlo. Avevo imparato a respirare costantemente, senza sosta, per riuscire a liberare mente e anima dai fardelli più pesanti che mi portavo dentro; eppure, tutto ad un tratto, qualcosa mi tolse nuovamente il fiato, per secondi, minuti, ore. Pensavo non ci fosse nulla di più distruttivo al mondo del “non riuscire a respirare “. Ma perdonatemi se ho cambiato idea.
Questo poiché ho provato a riprendere fiato a galla dopo esser stata sul fondo per diciotto anni; e dopo esserci riuscita mi sono goduta l’aria, ne ho scoperto il sapore e me ne sono innamorata… finché un masso dalla circonferenza di Marte, dal nulla, è sbucato nel cielo e prendendo sempre più velocità si è catapultato sulla mia testa facendomi tornare sul fondo e costringendomi a restarci senza più alcun fiato, inerme e ammaccata, con la consapevolezza di non poter tornar più a galla.
Prologo
Fu una festa bellissima: piena di alcool e tanta tanta erba.
Ricordo ancora che, tornando a casa, stavamo ascoltando musica a tutto volume (così forte che sentivo il cuore in gola e le gambe tremanti) quando ci fu l’impatto: una macchina perse il controllo e ci venne addosso; Ero provò ad evitarla, ma non ce la fece.
Fu tutto violento, così violento che a quel punto scomparve il tremore e non sentii più le gambe.
Aprii gli occhi.
La mia testa pulsava dall’interno, la mia persona era immobile e sentivo un dolore lancinante nella parte inferiore del corpo.
La musica a quel punto cessò di esistere e lasciò, nelle mie orecchie, lo spazio necessario alle mille voci che mi circondavano e che io ascoltavo, ma senza captare alcuna parola.
Provai a voltare il capo, ma i dolori al collo me lo impedirono. Avrei voluto vedere gli altri, capire in che condizioni fossero, ma in quel momento, non sapevo in che condizioni fossi io.
Sentivo persone intorno al mio corpo, intorno alla macchina: nessuno osava toccarci, ma erano tutti lì a colpirci con gli sguardi.
Dal nulla vidi avvicinarsi delle forti luci e sentii sempre più forte il rumore dei veicoli sfreccianti e delle loro sirene.
Qualcuno si avvicinò e chiese qualcosa, ma non ebbe alcuna risposta. Non sentivo la voce degli altri da troppo tempo ormai, era come se fossi sola in quella macchina: temei il peggio.
Cominciarono a tirarci fuori, uno ad uno, per riporci sulle barelle; io fui l’ultima ad uscire.
Vidi il volto di Ero, cercai il suo sguardo.. era inerme.
Avrei voluto urlare il suo nome e attirare la sua attenzione, ma il dolore mi tolse il fiato.
Chiusi gli occhi.
Passarono pochi secondi nella mia testa, ma quando li riaprii mi ritrovai sull’ambulanza.
L’autista andava così veloce che pensai di star volando e ad ogni frenata rividi l’impatto.
Vidi la bocca dell’infermiera muoversi, ma non sentii alcuna parola: ero confusa, circondata da flebo e da sangue che non sapevo neanche se fosse mio.
Sentii il sudore gocciolare sulla mia fronte e dei brividi, quasi delle scosse, per tutta la schiena.
Chiusi gli occhi.
Quando arrivai in ospedale, non vidi gli altri; le immagini diventarono sempre più sfocate, il fiato cominciò a farsi sempre più corto finché non mi sentii completamente soffocare.
Vidi tutto nero.
Mi lasciai andare.