Alessandra Pangallo - Poesie e Racconti

Ombra nera che mi segui nei miei cammini oscuri, dal primo passo troppo lungo per la mia piccola gamba ad oggi che mi volto e noto che sei ancora lì ad aspettare che io riesca a lasciarmi andare per crollare fino al suolo, crepandolo, senza sentir alcun dolore tra le sue schegge e la tua protezione, non mi hai abbandonata mai: ti ho evitata, messa da parte, ho finto con me stessa convincendomi di non averti mai conosciuta.

E adesso che curiosa e malinconica ho voluto voltarmi, ti ho trovata lì.. più grande, molto più grande di me, che sentendo l’urlo potente d’aiuto che fuoriusciva con violenza da quel filo di voce spezzata che mi resta e sollevandoti dal cemento, ti sei posta dinanzi al mio corpo nudo e debole.
Ombra mia amata non farlo: non puntarmi quella pistola fredda alle tempie, non mettermi alla prova oggi.. non ho forza, non adesso.
Il mio corpo è debole, guardalo.
Come posso alzarmi e lottare? Come posso anche solo correre via se sono ormai sdraiata sotto di te, sul suolo, al posto tuo, su quel cemento crepato?
Ti guardo, ombra, mentre vorrei avere abbastanza forza per alzarmi e fuggir via dalla mia stessa vita.
Vedo la pelle sporcarsi col sangue fuoriuscente da ferite ormai cicatrizzate.
Urli e premi quel grilletto pesantissimo, con una facilità difficile da ingoiare.
Sento il tuo proiettile entrarmi nel cranio, mentre un dolore lancinante accompagna il suo bucarmi le ossa. E subito sento nell’orecchio il rumore di altri proiettili col loro eco rimbombante che bucano i miei timpani urlando ad ogni colpo un ‘’TU’’. E quel ‘’TU’’ ti ricorda tutte le tue colpe, te le piazza davanti, in un monitor direttamente piantato all’interno del cervello e mi colpisce molto di più di quel piombo che perfora la mia pelle e che con violenza uccide il mio corpo.
Concentrati adesso; gusta il mio desiderio di libertà come fosse un pacco di patatine da mangiare di fronte ad un film complicato, a tratti monotono e a tratti esagerato.


LUCE

Ho visto la morte
Attraverso i tuoi occhi
Voltati per dietro
E bianchi come fiocchi
Ho sentito il freddo
Di un corpo senza vita
Sfiorando quel tuo volto
Accarezzando le tue dita
Ho accettato abbracci
Da persone sconosciute
E ho notato tra la folla
Molte anime perdute
E guardava l’altra gente
Il colore del tuo viso
Mentre io mi concentravo
Sulla luce del sorriso


CONSAPEVOLEZZE

Il controllo l’ho perduto nuovamente
Non mi ascolta, fa da sola la mia mente
Grido aiuto ma nessuno che mi sente
Cerco anime ma vedo solo gente
L’ho gridato a gran voce che sto male
Ma a vent’anni niente ti può preoccupare
E si sa che a quest’età tutto è normale
Perché ancora non ho il mutuo da pagare
Da bambine siamo tutte principesse
Quando cresci indossi consapevolezze
Ma a sei anni avevo addosso quelle stesse
Ricevevo sempre schiaffi e mai carezze
E mia madre pensa che io sia egoista
Io potessi giuro le farei una lista
Nominando una per una ogni sua svista
Fossi cieca lei direbbe che ho la vista
E mia nonna non mi riconosce più
Ma mi sento così tanto in schiavitù
Che vorrei volar senza guardare giù
Ma mi schianto su quel suolo, ho un dejavù


CENERE

Quando il cuore mio si fermerà
Ed io avrò smesso di respirare
Spero che questo si avvererà:
Non ci sarà alcun funerale
Non ci sarà alcun corpo in terra
Perché sarò volata via
Avrò terminato questa mia guerra
Sarà scomparsa la mia agonia
E ve ne prego rendetemi polvere
E seminatemi in ogni luogo
Uno per uno iniziate a cogliere
Il senso di ogni mio grande sfogo
Salutatemi cantando insieme
E brindando ma mai alla mia
La guerriera avrà il suo bicchiere
E bisbiglierà la sua melodia
Alzate gli occhi al cielo
Stringete la mia cenere
Distinguetemi dal gelo
E speditemi su Venere


ODORE AMMONIACALE

Sul divano son sdraiata
Sento l’ansia che mi opprime
E da poco son tornata
Ma sta casa mi comprime
Mi distorce le budella
Come fossi in ospedale
Il mio letto è una barella
Tra l’odore ammoniacale
Il silenzio mi accompagna
Nelle mie lunghe giornate
La tristezza mi comanda
E mi allunga le nottate
E le luci neanche accendo
Tanto sono sempre a letto
Se scoppiasse un grande incendio
Morirei fissando il tetto


 PARTO GEMELLARE

Mettono le gomme sulle matite
Perché tutti commettono errori
Che la vita è fatta di salite
E in pochi san vedere a colori
Ho tradito il mio uomo
Ma non stavamo ancora insieme
Si rovino sempre tutto
Ma mi riesce troppo bene
Son passati nove mesi
Come un parto gemellare
Ma ho partorito due siamesi
E non so a chi rinunciare
C’ho le colpe tutte addosso
Sento dentro un gran timore
Che ferire più non posso
Questo mio più grande amore
C’è da dire che in realtà
Lui l’ha pure superata
Ma piuttosto che ricordar
Vorrei morire soffocata
Che la mano intorno al collo
Me la sento pure stretta
Ma perdonarmi adesso voglio
Non posso essere perfetta


GIUSTO IN TEMPO

Ho conosciuto una persona
Diversa dalle altre
Che non mi ha lasciata sola
Ed è andata sempre oltre
Il problema è che ho scordato
Come fare a respirare
Che se lui non è di lato
Io non so neanche contare
Perché è vero che c’è stato
Sempre, dal mio primo attacco
E che l’ansia ha arrestato
Rinchiudendola in un sacco
Ma al secondo mi son persa
Il controllo m’è mancato
Io gli ho detto ‘fai di corsa’
E in un attimo è arrivato
Al terzo lui non c’era
Per la nostra discussione
E la testa mia scoppiava
Per la troppa sua pressione
E’ arrivato giusto in tempo
Prima della mia pazzia
Ma ha fatto tardi al quarto
Me ne stavo andando via
Abbiam parlato insieme
E insieme abbiam lottato
Il quinto è andato bene
Non l’ho neanche chiamato


 SMETTO QUANDO VOGLIO

Pensavo di star bene
Di riuscire a respirare
Non sentivo le catene
Ma continuavano a tirare
Poi le ho viste coi miei occhi
Mi stringevano la pelle
Davo a tutti degli sciocchi
Mi sentivo una ribelle
E lo specchio mi ha mentito
Ma continuo ad ascoltarlo
Tutto quello che ho ingerito
Sono andata a vomitarlo
Io che sentivo pieno
Quello stomaco mio vuoto
Guardavo il ciel sereno
E pensavo ‘ora mi svuoto’
Dici ‘smetto quando voglio’
Ma hai sputato rosso fuoco
Leggi bene questo foglio
Stai attento non è un gioco


SENZA ANIME E CORPI

E’ notte e tutto tace
La casa è buia
I pensieri mi assalgono
Ed io ti cerco
Nel silenzio della casa
E nel rumore della città
Cerco il tuo sguardo nel mio
Cerco il tuo corpo accanto a me
Cerco le tue mani che mi sfiorano
Le tue labbra che mi baciano
E la tua voce che mi cerca
Nel silenzio e nel buio
In una casa triste e deserta
Senza anime e corpi
Io ti cerco e non faccio altro
Nel silenzio della notte


IO SON PECCATRICE

E se desiderar la propria anima libera è peccato
Allora io son peccatrice
Tutta l’innocenza e la dolcezza
Rinchiuse in un involucro di carne
La forza del corpo
Paragonata a quella sua
E’ nulla.
Corpo debole
Indegno d’aver tutto questo potere:
Conservar l’umiltà dell’anima, proteggerla.
Lei ha bisogno di libertà
Lasciatele il controllo che merita.
Siate peccatori.


Scheletro

 

Il mio specchio oggi riflette

Ogni imperfezione pura

E di mostrar poi non la smette

Questa mia grande paura

Quanti chili ho preso ora?

Perché ancora qui c’è il grasso?

Spero arrivi la mia ora

Mentre qui rischio il collasso

Sento l’ansia che mi sale

Attraversa ogni mia vena

E la testa mi fa male

Mentre vedo sulla schiena

La colonna vertebrale

Che fuoriesce dalla pelle

Ho una morte cerebrale

Ma rinchiusa tra le celle

Della mia mente confusa

Per i troppi miei pensieri

E la bocca resta chiusa

Se ripenso sempre a ieri

A quell’uomo che diceva

Che il mio fisico è perfetto

Ma la pelle mia voleva

E prendeva su quel letto

Io fuggivo via correndo

Ero solo una bambina

Che sentiva quell’orrendo

Apprezzamento ogni mattina

Finché un giorno disse basta

Non mi posso più vedere

Cacciò via il pane e la pasta

Smise persino di bere

Arrivò a perder peso

Più di quanto immaginava

Il cervello si era arreso

E la forza le mancava

Da quel giorno cominciai

Ad osservarmi in quello specchio

E a notare insoddisfatta

Ogni parte, ogni difetto

Di quel corpo che alla fine

Mi ha portata a stare male

Che sentivo quelle spine

Dentro ai tagli pien di sale

E le lacrime versavo

Ogni giorno sul mio viso

C’era sempre un obiettivo

Che bloccava il mio sorriso

Tra le cosce quello spazio

Che ho così desiderato

Grazie a tutto l’esercizio

Finalmente è arrivato

Forse è solamente merito

Di quel cibo in pattumiera

“Si ti giuro l’ho ingerito”

Ma in un incubo ogni sera

E le guardo sempre più

Queste costole taglienti

Tu che ormai non dormi più

Se le conti ti addormenti

Ma stai attento che se in sogno

Ti verrò poi io a cercare

Ti dirò che mi vergogno

Ormai pur di respirare

Ti urlerò che sono stanca

Di odiarmi giornalmente

E che sì, sto peso cala

Ma mai internamente

E ti chiederò il coraggio

Si per farla ora finita

Chiudo qui il cortometraggio

Che c’ho l’anima sfinita


 

 

Broken

 

Ti sei mai sentita sola

In mezzo a tutta quella folla

Che magari fa la ola

Mentre tu ti senti folle

Con la mano sempre pronta

Ad aiutare chi è inciampato

E con l’altra sopra al petto

Su quel cuore incerottato

Le hai mai viste quelle lacrime

Scender giù da quella pelle

Che le senti in queste rime

Che le vedi tra le stelle

Venir giù come le foglie

Nell’autunno più sentito

Tu le scrivi sopra un foglio

Pure il cranio tuo è partito

Tu ti senti un po’ sparita

Un po’ ammaccata e un po’ svampita

Fugge il tempo, soffia il vento

E si è rotto quel che hai dentro

Si son rotte le tue ossa

Son spezzate un po’ a metà

Per i calci e per la scossa

Tutta l’elettricità

Che ti smuove e ti calpesta

Fino all’ultimo respiro

Ti da un pugno sulla testa

Tu ti senti un po’ più vivo

Come quando eri bambina

Che giocavi a nascondino

Ti pungeva quella spina

Ma tu muta nel giardino

 


 

In a heartbeat

 

Dimmi che ti aspetti

Da chi è perso per la strada

Chi si fuma quei suoi etti

Prima che di nuovo cada

Quando ti ritrovi sola

A camminare tra la notte

Rovinando la tua suola

Mentre ricordi le botte

Dimmi dimmi che ti aspetti

Di chi ha fatto di se stessa

Uno dei suoi stessi spettri

Travestiti da lametta

Che lei spinge tra la pelle

Finché il taglio non si forma

Finché il sangue non si espelle

E la carne si trasforma

Dimmi dimmi cosa pensi

Di chi ha ancora cicatrici

Di chi porta mille pesi

Ma nascosti dai sorrisi

Quelli finti, sai è normale

Se ti han fatto solo male

Nella vita precedente

Come tutta questa gente

Che ti butta giù di testa

Che ti frusta e ti calpesta

E ti lascia moribondo

Con le colpe di sto mondo

Dimmi adesso che capisci

Se ti urlo che son forte

Anche se i capelli lisci

Stan cadendo per la sorte

Urlo al mondo che sto bene

Ma com’è che non capisci?

Questa è tutta una finzione

Fingi finché non guarisci

 


 

Unica preghiera

 

La lama tagliente

Non osava tagliare

Io ancora credente

Continuavo a provare

Un taglio profondo

Per tutta la vena

Era quello che infondo

Terminava la scena

Intonavo a Dio

Un urlo d’aiuto

“Voglio ora io

Solo dare un saluto

Chieder perdono

Per ogni peccato

Accetta come dono

Questo corpo mio sventrato.”

Circondata dal mio sangue mi avrebbero trovata

Una pozza rosso fuoco e la carne dilaniata

Ma qualcosa non andò

Quando convinta ci provai

La lama non entrò

Quando la forbice poggiai

Sentii una pressione

Sulla carne troppo dura

Vivevo un’illusione

Ora la pelle è rossa scura

Dio non ascoltò quell’unica preghiera

Non mi volle al fianco suo e mi salvò quella sera

 


 

Veliero in tempesta

 

Le sfumature delle onde

Nascondono il dolore

Di te bottiglia, che sulle sponde

Ritroverai quel tuo colore

Stai cercando una speranza

Tu omino sul veliero

La tua vela più non danza

Non troverai mai più il sentiero

Ti sei perso in mezzo al mare

In questa tua grande tempesta

Con ormai niente da fare

E i nuvoloni sulla testa

Ti arrampichi di più

Arrivi sulla cima

Sei nel cielo e guardi giù

Ormai niente è come prima

A terra allora torni

Arrendendoti oramai

Pensando a quei giorni

Che non torneranno mai

Ma mentre hai previsto

Di lasciarti andare

Qualcuno ha già visto

La tua luce brillare

E così chiudi gli occhi

La pelle si è arresa

Il veliero cade a fiocchi

Ma qualcuno già ti ha presa

 


 

Dal primo tuono

 

Questa scelta mi porta

A perdere la testa

Aspetto la torta

Per fuggir dalla festa

Ti guardo negli occhi

E se tu fai lo stesso

Leviamo sti blocchi

Dal cervello complesso

Ti guardo andar via

Hai lasciato la mia mano

Stai fuggendo via di nuovo

E io ancor non mi allontano

Di sentir la tua figura

Accanto ho bisogno

Ad ogni passo adesso giura

Dì che è solo un brutto sogno

Io lo so che tornerai

A stringermi di nuovo

E se nasconderti vorrai

Ti scoverò in ogni covo

Ti dirò che la distanza

È una questione mentale

Ricordi in quella stanza

Ci siam fatti tanto male

Ad ogni bacio e ad ogni abbraccio

Mi stringi forte come un laccio

Mi dici sempre che tua sono

Dal primo giorno, dal primo tuono

Adesso sono io

a trovarmi sui binari

Incastrata, legata

e a corto di fari

E se il treno non riuscirò

alla fine io a fermare

mangiare sai sarò

per tutti i pesci, in ogni mare

 


 

Grazie

 

Bimba sola

Tra la folla

Lei che vola

E non barcolla

Che distrutta dalla vita

Ha scalato ogni salita

Affianco a chi l’ha sostenuta

In questa vita sua vissuta

Tra le lacrime e le spine

È arrivata ad una fine

E ad un nuovo grande inizio

Congelando ogni suo vizio

Grazie al branco ha superato

Ogni suo grande peccato

Ha riaperto quel cassetto

Chiuso prima col lucchetto

Le paure ha fatto uscire

Ma temendo di fallire

E ad ogni sua grande caduta

L’hanno presa e sostenuta

E dopo anni e molte ore

Ha trovato il grande amore

Che la protegge e rassicura

Cacciando via la faccia scura

Lei ha imparato piano piano

A farsi prendere per mano

Grazie lupi e amore mio

Quella bimba sono io

 


 

Sfumature

 

Se vedo te

Mi inizio a calmare

Mio verde te

Mi sai rispettare

Di sciuparti ho paura

Ma accanto ti voglio

Sei antidoto, cura

Rosso quadrifoglio

Il cielo azzurro

Mi rende serena

Mi scioglie, son burro

Ricuce ogni vena

L’arancione giacchetta

Dal freddo mi copre

Quando si fa stretta

Le lacrime scopre

Hai placato il fuoco

Quello mio interiore

Come fosse un gioco

Tu indaco fiore

Anima nera

Distorci le budella

Ma è il buio della sera

A mostrare ogni sua stella

Ogni sfumatura

Mi culla la notte

Io dormo sicura

E scordo le botte

 


 

Respira

 

Non è possibile respirare con questo peso nel petto, questo macigno sul cuore, questo nodo alla gola che si fa sempre più fitto e questo caos nella mente; non è possibile respirare tra la gente o da soli; non è possibile respirare col vuoto negli occhi e la voglia di lasciarsi andare; non è possibile respirare tra i singhiozzi o tra le urla; non è possibile respirare neanche in quei momenti in cui l’essere umano si sente vivo e neanche quando è a contatto con la morte.

Ma io avevo imparato a farlo. Avevo imparato a respirare costantemente, senza sosta, per riuscire a liberare mente e anima dai fardelli più pesanti che mi portavo dentro; eppure, tutto ad un tratto, qualcosa mi tolse nuovamente il fiato, per secondi, minuti, ore. Pensavo non ci fosse nulla di più distruttivo al mondo del “non riuscire a respirare “. Ma perdonatemi se ho cambiato idea.

Questo poiché ho provato a riprendere fiato a galla dopo esser stata sul fondo per diciotto anni; e dopo esserci riuscita mi sono goduta l’aria, ne ho scoperto il sapore e me ne sono innamorata… finché un masso dalla circonferenza di Marte, dal nulla, è sbucato nel cielo e prendendo sempre più velocità si è catapultato sulla mia testa facendomi tornare sul fondo e costringendomi a restarci senza più alcun fiato, inerme e ammaccata, con la consapevolezza di non poter tornar più a galla.

 


 

Prologo

 

Fu una festa bellissima: piena di alcool e tanta tanta erba.

Ricordo ancora che, tornando a casa, stavamo ascoltando musica a tutto volume (così forte che sentivo il cuore in gola e le gambe tremanti) quando ci fu l’impatto: una macchina perse il controllo e ci venne addosso; Ero provò ad evitarla, ma non ce la fece.

Fu tutto violento, così violento che a quel punto scomparve il tremore e non sentii più le gambe.

 


 

Aprii gli occhi.

 

La mia testa pulsava dall’interno, la mia persona era immobile e sentivo un dolore lancinante nella parte inferiore del corpo.

La musica a quel punto cessò di esistere e lasciò, nelle mie orecchie, lo spazio necessario alle mille voci che mi circondavano e che io ascoltavo, ma senza captare alcuna parola.

Provai a voltare il capo, ma i dolori al collo me lo impedirono. Avrei voluto vedere gli altri, capire in che condizioni fossero, ma in quel momento, non sapevo in che condizioni fossi io.

Sentivo persone intorno al mio corpo, intorno alla macchina: nessuno osava toccarci, ma erano tutti lì a colpirci con gli sguardi.

 

Dal nulla vidi avvicinarsi delle forti luci e sentii sempre più forte il rumore dei veicoli sfreccianti e delle loro sirene.

Qualcuno si avvicinò e chiese qualcosa, ma non ebbe alcuna risposta. Non sentivo la voce degli altri da troppo tempo ormai, era come se fossi sola in quella macchina: temei il peggio.

Cominciarono a tirarci fuori, uno ad uno, per riporci sulle barelle; io fui l’ultima ad uscire.

Vidi il volto di Ero, cercai il suo sguardo.. era inerme.

Avrei voluto urlare il suo nome e attirare la sua attenzione, ma il dolore mi tolse il fiato.

Chiusi gli occhi.

 

Passarono pochi secondi nella mia testa, ma quando li riaprii mi ritrovai sull’ambulanza.

L’autista andava così veloce che pensai di star volando e ad ogni frenata rividi l’impatto.

Vidi la bocca dell’infermiera muoversi, ma non sentii alcuna parola: ero confusa, circondata da flebo e da sangue che non sapevo neanche se fosse mio.

Sentii il sudore gocciolare sulla mia fronte e dei brividi, quasi delle scosse, per tutta la schiena.

Chiusi gli occhi.

 

Quando arrivai in ospedale, non vidi gli altri; le immagini diventarono sempre più sfocate, il fiato cominciò a farsi sempre più corto finché non mi sentii completamente soffocare.

Vidi tutto nero.

Mi lasciai andare.