Alessandro Camedda

Poesie


Il pagliaccio non è…

Da tanta gioia nota al volto altrui,
la triste emozione pervade il rosso sorriso,
di un pianto intenso in cui specchiar costui,
che da pagliaccio conclude deriso.

Odor di alito fetido aleggia in quel sofà,
riposa vigliacco il rosso sorriso alcolico,
ferite le mani fino allo sgorgar di acidità,
nessun appoggio per il sonnambolico.

Ah ah ah ridevan sguaiati facce vuote,
assordanti schiamazzi nel poco equilibrio,
la gola trafitta fino alle rozze gote,
soldi e morte lo accolsero sobrio.

Solo e vuoto in assenza di anima,
grandi giochi e scherzi senza lui rimasero,
appesi al buio alessitimici che fredda lima,
dissolto in vermi e solitudine,animo tenero.

 


 

La grande onda

Tanto brillante e offuscato
il desiderio pauroso di quel passo
colmo di tremolìi e incertezze
con angoscia e ignoto mi pervade.

Guardo, ma non vedo il punto,
cerco, ma non trovo la direzione,
l’ansia si presenta e con una stretta
mi porta nel profondo bianco.

Dove dovevo arrivare?
Nel deserto chiaro non traspare anima viva,
ne segnaletica di vita con prese certe
ne forma composta da liquidi e vasi.

In una posizione insolita
trovai il vuoto sotto i piedi,
perso l’equilibrio allungai la mano
il braccio senza pensiero urtò

Non c’era forma in questo spazio
e allora cosa presi?
La scalata era iniziata con fatica
trovai un filo profumato di avarizia

Un susseguirsi di mani e arrivai su in alto
con piedi in appoggio incerto
una fonte di energia mi spinse
e in pochi secondi trovai appagante la vita

 


 

Angosciante

Non certo di una probabile esplosione
si mostrò piatta e informe,
ma visione soggettiva non solo di un pallone
impresso in solitudine divaga enorme

Sarà alfanumerico o di vita aliena
il pensiero fuori controllo che aspira il disastro,
legato per semplicità e dinamiche che appena,
sfioran senza tatto il disordine in quel nastro

Son paure notturne soprattutto
ma al mancar di gioia e senso pare un lutto,
in morte non si ride,smascherato sembra brutto
ma a coprir non fa quel marcio frutto

Associar la melodia che assente di suono puro
non da al disperso un misero appiglio
doloroso e spigoloso per la mano è assai duro
e la trafigge in tradimento con l’artiglio

Urlo silenzioso trafigge il muro marcio
ma sempre piatta e informe appare
stringe e deforma il volto inerme sudaticcio
e un tonfo sordo lo aiuta a si adagiare

Una forte esplosione lo svegliò
ma in fase assente lo strinse a se
e come un verme si spogliò
ma troppo lucida e ancor prima che riuscisse

un riflesso e in seguito un emesi importante
non ridusse il forte boato
e si trovò con essa penetrante
senza vita adagiato abbandonato sul bagnato