Alexssandra Minissale - Poesie

Appartenersi

 

«Apri il libro in una pagina qualsiasi e leggi la prima parola che vedi»
«Appartenersi»
Ci piace fare questo gioco ogni volta che veniamo al parco, nella solita panchina all’ombra di un albero.
Tu sei sdraiata e hai la testa poggiata sulle mie gambe: amo quando ti lasci andare, quando ti spogli di tutto e resti te stessa.
Ti guardo mentre chiudi gli occhi e apri a caso una pagina del libro: sei sempre vera tu, non bari mai. Sei spontanea.
Porto le mani dietro la testa e faccio un respiro profondo, tu ti alzi e vieni ad appoggiare la testa sul mio petto. Restiamo in silenzio qualche minuto poi alzi gli occhi per guardarmi e dici «Appartenersi. Che sensazione fantastica, non trovi?»
Sei sempre vera tu, non bari mai. Sei spontanea.


 

Quando ci siamo persi?

 

Siamo alla stazione, sono le 9:23 e il treno dovrebbe partire tra qualche minuto: guardo l’ora l’ultima volta e poi poso il cellulare in tasca.
C’è un po’ di gente oggi, forse è più affollata del solito e tutti vanno così veloci.
Tu sei ad un metro da me, parli con qualche tuo compagno di corso, stai tornando a casa anche tu oggi. Ridi un po’. Gesticoli tanto.
Sembriamo sconosciuti, nessuno può immaginare che abbiamo condiviso tutto in un passato non troppo lontano, nessuno sa della mia voglia di cioccolato sotto il seno sinistro e nessuno sa che tu invece lo sai; delle volte in cui andavamo al parco a studiare perché a casa era una noia, nessuno sa delle nostre abitudini, nessuno sa che ci siamo amati, nessuno sa di noi.
Ti sei fatto tatuare il mio nome in testa, precisamente verso destra, ma ovviamente i capelli sono ricresciuti e non si vede più. Ma c’è. Lo sappiamo solo noi.
Che pazzo immaturo sei stato, ti ho preso in giro per una settimana quando me l’hai mostrato appena fatto.
Abbiamo riso tanto. Gesticolato poco.
«Così capisci che ti ho in testa»
E nel cuore?
Sono le 9:28, treno in ritardo, tu ti allontani per comprare una bottiglia d’acqua al distributore, io mi rimetto la sciarpa.
C’è freddo e sicuramente starà per piovere.
Ci piaceva metterci davanti la finestra abbracciati e avvolti da una coperta quando pioveva.
Precisamente quando ci siamo persi?
Sono le 9.31, ti tocchi l’orecchio, sei infastidito.
I nostri sguardi si sono incrociati per un attimo. Gli altri non si sono accorti di nulla, sembriamo sconosciuti, ma noi sappiamo che non è così.
Precisamente quando ci siamo persi?
Riprendo il cellulare per guardare l’ora, lo poso e quando alzo gli occhi sei davanti a me.
«Che ne pensi se prendiamo il treno di domani e passiamo la giornata insieme?»
Sorridi tanto. Gesticoli un po’.
Venti minuti dopo ci ritroviamo seduti ad un bar ad ordinare qualcosa di caldo.
Ti guardo e tu mi dici: «Sì? Che c’è?»
«Precisamente quando ci siamo persi?»
Ti gratti la testa precisamente lì dove hai quel tatuaggio, poi mi dici: «Non lo so, però ci siamo ritrovati».


Déjà-vu

 

«E pensare che non mi andava di partire, e invece.. mi sento tranquilla» disse lei chiudendosi la giacca.
È sera, c’è freddo e i suoi capelli fluttuano nel vento.. non sembra darle fastidio, è come se si sentisse accarezzata.
Io la guardo, poi accendo una sigaretta, lei si volta come a cercarmi, ma sembra sicura di trovarmi lì. Ha ragione.
Poi si volta di nuovo e mi chiede perché ho deciso di prendere proprio questa casetta per le vacanze, io sorrido, poi le dico che l’odore del mare mi ricorda il suo quando ha la pelle sudata.
Lei ride, dice «mi prendi in giro» forse sì, forse un po’, forse invece no.
«Guarda!» e indica il cielo, «guarda che tramonto! Scatta una foto!».
Il vento mi spegne la sigaretta, la getto, poi scatto una foto. Quando viaggiamo ci piace immortalare sempre tutto, ogni dettaglio, poi quando rientriamo a casa ci piace fissarle per minuti interi «è come se viaggiassimo due volte» dice. Ha ragione.
Sono passati sette giorni da quel tramonto, adesso siamo in partenza per casa, lei prende la macchina fotografica e dice «mi annoio, guardo tutte le foto che abbiamo scattato»
Io le sorrido. È bella.
Passa qualche minuto e sento «dov’è quella foto? Sì, quella del tramonto, dov’è?».
L’ho trovata, «eccola qui»,
«ma ci sono solo io in questa foto!»,
«appunto, è l’unico panorama che ho visto».
Lei sorride imbarazzata e poi dice «mi prendi in giro», forse sì, forse un po’, forse invece no.



Prendersi cura, prendersi a cuore

 

Hai presente quando entri a casa tua e le pareti della tua stanza non sembrano più le pareti della tua stanza? Ti guardi allo specchio e non ti riconosci più, che prima non eri questa, ieri tu non eri questa.

Non importa dove ti trovi o con chi, tu sei assente, guardi fuori e semplicemente vorresti essere altrove.
Hai presente quando hai così tante belle cose da dire ma resti zitto per la paura di non essere capito? Un mondo pieno di parole che non senti tuo e ti senti costantemente fuori posto, sempre sbagliato.
Come faccio a dirlo senza che le mie mani sudino?
Come faccio a dirlo senza agitazione, con disinvoltura, senza crollare, senza spezzarmi?
Perché prima di dire qualsiasi cosa devo formulare la frase dentro la mia testa?
Eppure ho un mondo qui dentro ed avrei voglia di condividerlo, di  urlarlo forte.
Ho troppi pensieri, troppe idee, troppi sentimenti e mi chiedo se al mondo esista qualcuno così, perché molte volte mi sento tanto sola, mi sento estremamente diversa e no, non vorrei sentirmi così, anzi, vorrei sentirmi speciale, e forse lo sono, però io voglio essere speciale per qualcuno.
Quando mi guardo allo specchio adesso mi sento forte, mi sento forte soprattutto perché me lo devo, lo devo davvero tanto a me stessa. Ho avuto la forza di rialzarmi da sola, ho avuto la forza di aprire gli occhi e di chiedermi che cosa stavo facendo, molte persone purtroppo non ci riescono.
È forse la cosa più brutta e la cosa più insostenibile del mondo non amare il proprio riflesso, non volersi bene, non accettarsi, è dura. Ognuno di noi almeno una volta nella vita, guardandoci allo specchio, troviamo un difetto, qualcosa che odiamo, che vorremmo sparisse completamente. Questo non dev’essere un punto debole, perché tu non sei le cose che odi e c’è chi ama i tuoi difetti e ne fa, invece,  punti di forza.
Da quando ho imparato a volermi bene, mi sento più forte.
Tornassi indietro avrei molte più cose da dire, cose che non ho detto, risposte che avrei voluto dare. Ho rotto specchi, ho urlato a me stessa, io che non ho mai amato il mio riflesso, io che mi sono vista sempre cadere, proprio come facevano quei pezzi di specchio rotti, e poi restavano lì, a terra, li fissavo, e sarebbero restati lì per molto tempo se non li avessi raccolti con tanta cura.

Capisci di essere cambiata quando finalmente ti stufi di vedere i pezzi di te a terra, quando li raccogli, quando ne hai più cura. Capisci di essere forte quando ti guardi indietro e nonostante le mille cose fatte male non vorresti davvero cambiare nulla, perché questa sei tu.


 

Torno per restare

 

Ti ho amato sette giorni alla settimana per un lungo periodo: non c’erano vacanze, domeniche, giorni di riposo, feste o noia che mi permettessero di smettere.
Scusami se un giorno, mentre tu dormivi, mi sono presa un’ora di riposo: è che l’amore ti stanca, ti prosciuga, non lascia nulla di te.
Tu dormivi nell’altra stanza ed io ero seduta nel solito divano che profumava dei nostri sogni, perché hai deciso di non dormire con me? Non dovresti lasciarmi mai: in questo momento ho così bisogno di te.. sono così piena di dubbi. Mi si è fermato il respiro, forse ho deciso di non amarti più.

Smettere di amare è una decisione importante, non è né una scoperta e né una scelta.
Quando ho smesso di amarti ho deciso di lasciare il divano con i nostri sogni dentro, ho deciso di non sentire il tuo profumo alle prime luci dell’alba, di non lavarti le magliette che sporcavi di gelato, ho deciso che i tuoi baci non mi appartenevano più e che la tua mano scivolava nella mia pelle troppo liscia.
Ho deciso di non amarti più e così mi alzai da quel divano, decisi di prendere le mie cose e di andarmene via subito, prima che tu ti svegliassi: non c’è niente che mi appartiene in quella casa. Voglio stare sola con me.
Ti guardo un’ultima volta e poi chiudo la porta dietro di me: mi ero abituata a vedere il mondo attraverso i tuoi occhi e adesso che posso finalmente vederlo con i miei mi fa quasi paura, è tutto diverso qua fuori ed io mi sento così sola senza di te.
Cosa penserai dopo esserti svegliato? Cosa penserai quando non mi troverai? Mi penserai? Ti mancherò? Mi verrai a cercare? Ti prego fallo, perché mi sono persa nelle mie decisioni affrettate. Come al solito.
L’unica cosa che desidero è sentire il tuo odore quando ti sarai svegliato. Il desiderio di stringerti è più forte di tutto questo.
Corro verso casa, non mi volto: chiudendo la porta alla mie spalle lascio fuori le mie indecisioni, le mie paure. Sono a casa adesso, sono tornata: ma non mi sentirò mai abbastanza a casa se non mi stringi forte fra le tue braccia.
Entro in camera tua, stai ancora dormendo, tutto è rimasto come l’avevo lasciato, come se in quest’ora si fosse fermato il tempo.
Ti sveglio coprendoti di baci e tu sei felice di vedermi; ti dico che sono uscita a comprare il tuo gelato preferito e che è di là in cucina ad aspettarci insieme ad un bel film, così decidi di alzarti e mentre mi fai uno di quei sorrisi che io ho deciso di amare per tutta la vita.
Amarti è stata la decisione più importante che potessi prendere.
Mi stringi a te ed io finalmente mi sento a casa:
“C’è ancora spazio per me in questo divano?”
“Ci sarà sempre spazio per te, finché lo vorrai.”
Prepara il film, io apro il gelato: il desiderio di amarti ancora è più forte di tutto questo.



Per tutte quelle volte

 

E’ stata una lunga giornata, vado a letto.
Guardo il soffitto, c’è poca luce, chiudo gli occhi.

I miei pensieri rompono il silenzio.
Mi giro dall’altra parte, mi copro, mi scopro.
Non so più chi sono. O forse sì, non importa.
Non è una notte come tante ma nessuna notte lo è.

Quanto vorrei che al posto del soffitto ci sia un cielo stellato.
Sono stanca, ma non ho voglia di dormire. Ho dormito troppo, tutte quelle volte che volevo scappare dalla realtà, chiudevo gli occhi e preferivo staccare la mente. I miei pensieri mi facevano così paura, ed erano così assordanti.
Erano troppo, ed io troppo poco.
Sono così stanca di queste quattro mura, ma ho troppa paura a lasciarle andare. E’ questa la verità.
Ognuno di noi potrebbe essere ovunque, ma se ti trovi dove sei e perché forse è lì che devi stare; io non so se questo è il mio posto, ma so che c’è di sicuro un posto migliore, ed io lo pretendo.
Per tutte le volte che ho guardato il soffitto immaginando le stelle.
Per tutte quelle volte in cui i miei pensieri erano più forti della mia voce.
Per tutte quelle volte in cui tutto era troppo, ed io troppo poco.

Sei tu il mio posto migliore.



Messaggio delle 09:47

 

«Oggi ti vengo a prendere, incontriamoci al solito posto.

Sarai bella come sempre e starai seduta nella solita sedia insignificante, del solito bar insignificante, circondata da persone insignificanti: tutto è insignificante se non è te, e per me niente ha importanza se non sei tu.»
Potrebbe dividerci un giorno lo spazio?
Odio il pensiero di starti lontano, odio che tra le nostre voci ci sia un telefono, che tra i nostri corpi ci sia una strada.
Ma vedi, fidati di me, tutto in confronto a te è insignificante: il telefono, questa strada, questo spazio.
«Ti prego non muoverti da quella sedia, ma quando mi vedrai arrivare alzati e corri verso di me: non voglio che ci sia un insignificante tavolo da bar a creare spazio tra di noi: mai più spazi. Sono innamorato di te, credimi.»

Oggi mi vieni a prendere, ci incontriamo al solito posto.
Quando ti chiederò un bacio, non voltarti, ma guardami: a quel punto nessuno spazio tra di noi, a quel punto amore.



Riconoscersi

 

Sto conoscendo parti di me non ancora scoperte,

alcune mi piacciono davvero,

altre mi spaventano parecchio,

però mai quanto adesso

sento che dentro di me

c’è la forza di un uragano.


 

Saper aspettare

 

Ho sempre aspettato a lungo

un tramonto

mai visto,

mi addormentavo sempre

sul più bello,

eppure tentavo

ogni giorno

nella speranza di riuscire

a vederlo.

Questa,

secondo me,

è la vita.


 

 

Rimpiangimi

 

Immaginami bella

e non più sola,

immaginami avvolta

in un abbraccio

dove non sei tu

a stringermi,

immaginami non più tua

e chiediti cosa stai facendo.