Alida Luciani - Poesie

Tratte da “LA RESILIENZA NEL CAMMINO DI VITA SOTTO L’ASTRO LUNARE CON LA MAGIA DELLE PAROLE.”

Stupro e resilienza

Non eri una donna, né eri una femmina,
ma strazio vivente.
Nel corpo sdoppiata, freddata, alienata,
anonimante figura errante,
migrata dal sé.
Riempita nel grembo dal seme sputante veleno
col quale infliggesti la colpa, per sorte impunita,
di guerra incivile, inumana,
cavasti l’orrore di violenza spietata.
Ora, vaghi nel buio, annaspi nel vuoto,
nella tua solitudine vive
brandellante la tua anima,
sodomata, perforata,
con odio negli occhi di bava colante.
Nelle rughe, ora, solo rigagnoli di sangue incrostato.
L’urlo indomito, interdetto,
svuota il grembo da quel verme avvelenato
che soldato della morte conficcasti per vendetta
alla mia diversità.
Umiliante la tua furia del tuo peso sul mio corpo,
la mia carne ora lignea
scudo di sopravvivenza.
L’urlo indomito, interdetto,
ha spazzato dal mio grembo
quella goccia imputridita.
Forse è salva la mia anima,
è tornata ed è risorta
e la luce ha riaperto il letargo della morte.
Quasi il vento mi accarezza,
quasi il sole mi riscalda,
quasi il cielo ed il suo infinito
rientrano in grembo
ed io sorrido…

 

 

 

Lasciarsi andare

Uccel, se fossi,
librerei da questi abeti, detti bianchi,
verso l’alto dei miei pensieri,
come di chi ha il cuor
voluttuario e sereno…

Edera, se fossi,
avvinghiata, quasi seducente,
mi abbandonerei a te
nell’amplesso mortale del più debole.

E cercare la forza dell’aggrapparsi
e nutrirsi dell’anima nascosta nella pietra
e lì, trovare il bocciolo
del rosso vendetta, del rosso delirio,
attrattivo e compulsivo,
seducente, passionale…

per poi ascoltare
il respiro soffuso e il dondolio
delle quasi impercettibili onde,
alternanti, ripetitive, carezzevoli.

E sentirsi purificata dall’acqua salata
che rende sollievo se
lo sciabordio accarezza le caviglie.

 

 

 

Cammino di vita

Nel ricordare,
ti abbagli per la fulminea immagine,
ti illumini per la sedicente presenza,
ti oscuri nel dolore provato,
ti annienti nella perseverante violenza.

Nel ricordare,
le gesta di vita per sorridere al futuro,
le gesta di morte per inondarti di lacrime,
sulle quali scivolare e mendicare,
con le quali purificare e meditare.

Nel ricordare,
l’evanescenza della superficialità,
la consistenza della profondità,
la resistenza perdente al male,
la resilienza vincente al bene.

Nel ricordare,
te stesso nel passato
ed osservare l’odierno realizzato
per accompagnarti nel domani profetizzato
e raccontarti nel cammino di vita.

 

 

 

Astro lunare

Ed accade sempre un’attrazione
magica, fatale,
rapisce e t’incatena.

Dolcemente sussurra un bagliore
e l’incantesimo si avvera,
l’attenzione quasi mistica dal terreno mondo

ti allontana, e, ti concedi, ti ascolti :
chiedi il sogno accarezzato da sempre,
cedi il rammarico di un giorno perduto,
recidi il ricordo del pianto salato.

Ti svuoti dei macigni,
ti riempi di farfalle che ti rendono
leggera, impalpabile, eterea,

pronta a raggiungere quel suo bagliore
in quel contorno pieno,
in quel colore caldo, accogliente, misericordioso.

Vorresti osservarla tutte le notti
ma scompare per poi riapparire.
Non fuggire, sappi attendere e comprendere
il ciclo delle stelle.

Sii pronta a concedere l’animo
a quella luna che diventa mistero
e ti culla nella notte
che s’illumina di te.

 

 

 

Donata fiducia

Un brivido improvviso
mi rese vigile.

Nell’incontaminato biancore
tra i mille fiocchi di neve,
nel silenzio ancestrale
e con il timore dell’abbandono,
porsi la mia mano
nella tua.

E quasi civettuolo
tra fronde immerse in quello stesso
pacato ed ovattato silenzio,
un lume si adagiò
ed il sogno risorse.

Ci addentrammo, senza meta,
tra spiragli di cielo.

 

 

 

Esortazione

Se tu mi guardassi
con la profondità dello sguardo,
se tu mi parlassi
con la chiarezza della vocazione,
se tu mi sognassi
con la semplicità del desiderio,
se tu mi affiancassi
senza oneri pretestuosi,
se tu mi desiderassi
con la carezza del respiro,
se tu mi amassi
con la purezza del sentimento,

t’inonderei di gratitudine
per il coraggio della tua sincerità,
per l’onore al rispetto
di emozioni e sentimenti.
Perché, diversamente,
saresti usurpatore
meritevole neppure
di pietà vendicativa.

 

 

 

La magia della parola

Se la parola
si fa Verbo
nasce dal dentro dell’anima.

Se la parola
si fa Verbo
scuote l’umanità
ed esprime il significato
delle onde interiori.

Se la parola
si fa Verbo
interpreta il linguaggio universale
e lo libera dalla prigione
degli stereotipi concettuali, predefiniti.

Se la parola
si fa Verbo
evoca la spinta emozionale
e si riempie del proprio Sé.

 

 

 

Intrappolarsi

Accade,
quando una nuvola si dissolve
e ravviva la mente.
Accade,
quando una nuvola si opacizza
ed offusca l’animo,
e ci si intrappola nel rovo
che non perdona,
e si assapora le aculee punte graffianti
che infiammano il dolore.
La luce si dirada,
plumbea è la notte,
ma da un flebile lume appare
la resurrezione dalle tenebre,
l’abbandono dell’angoscia e
l’approdo…
Abbi fede in te stesso,
lasciati trascinare per lambire gli squarci
e da lì sognare.

 

 

Il sorriso

Tra la paglia appena falciata
fulmineo apparve quel sorriso,
regalato da uno sguardo
sereno, limpido e germogliante
dall’ingenua dolcezza
della splendida giovinezza agreste.
In quel sorriso riecheggiava
la dolce e rassicurante voce del nonno
che raccontava la fiaba
e schiudeva l’incantesimo
del sogno di vita.
Erano raccolti, i sorrisi, in loggetta
sillabando le ore serene scortate
dal grugnire dei maialini,
dall’asino operoso,
dai gatti dormienti annichiliti dal sole,
dal cane fedele che guarda ed ascolta.
In te ora, donna, dalla giovinezza sfumata,
prevale l’orgoglio portante la sorte
del bene e del male,
quel sorriso velato di chi
veglia nel silenzio
quando bacia la sua luna.

 

 

Cammino floreale

Si aprì allo sguardo
una paradisiaca fioritura di ginestre,
parea condurre ad inerpicarsi
per svalicare e ricongiungersi
nell’estasi primordiale.
Lì, la ginestra invase le rupi,
e i rovi e gli anfratti
per pennellar di giallo
gl’infausti siti.
E andando oltre
si ergevano nell’azzurro
i verdi rami del melograno
macchiando l’etere
con l’arancio sgargiante dei suoi fiori.
Socchiudendo gli occhi
si avvertì la dolce presenza
di un leggiadro grappolo in fior
e ci si lasciò sfiorare…
E fu un crescendo di color,
persino quei rami spinosi
fiorirono nella bellezza invasiva
del bianco vergineo.
E tanto gentil sembrò
quel particolare fior di ciliegio,
morbida corolla, carezzevole,
dal roseo color
che ruba il cuor.