ECLISSI
Quando il sole s’eclisserà
ricorda che quel buio
non sarà mai eterno…
e quando le parole
non saranno suoni leggeri
che l’aria dissolve,
ascoltale lo stesso
e senza paura ricordale
e quando infangheranno il tuo onore
continua a credere
a vivere con valore
abbracciando, amando quella Croce.
Quel giorno, con il Signore
morì anche il sole
ma non vi fu mai gloria maggiore
della sua Risurrezione.
Nel tempo la luna si sposterà
rivedrai il vero volto
di quello che tutti chiamiamo mondo,
che tutti studiamo
osserviamo, percorriamo
senza mai capirlo, in fondo.
Ci sono domande sbagliate
perché non andrebbero mai formulate
ci sono silenzi
che parlano a tutti i sensi
e oscurità
che aprono i sentieri ai raggi di un sole
che è sempre lì, al suo posto,
or, soltanto, nascosto.
ANGELO
C’è una cattiveria a questo mondo
che fa paura avvicinarla
anche se solo sul rigo
alla dolcezza del tuo viso.
La morte e la Risurrezione,
oh padre, è nelle tue mani
quel povero cuore
e se la morte lo trovasse in queste ore
non avrebbe alcun timore
perché nulla più di vivere
adesso gli fa orrore.
Chiederebbe l’assoluzione
con pentimento e dolore…
e se gli venisse dato
lo giura,
sempre veglierebbe su te, angelo,
dall’alto del Creato.
ROMA
Sui tuoi ponti e tra le tue vie
soffiano rime
e come lacrime scivolano
nelle anime
che ancor lì son vive.
Spiriti inquieti
vagheranno per sempre
come per sempre
la mano del poeta posò i suoi versi
donandoli al tempo.
Custoditi
li senti ancor leggere nel vento
e accompagnare i tuoi passi
sui tuoi ponti
tra le tue vie
i tuoi antichi, maestosi,
imperiali sassi.
LA META
Raccontiamo l’incurabile
per dare cura a un cuore
che batte, invisibile e potente,
mentre nessuno sente.
Nel frastuono delle corse
si crede di ingannare la morte,
la gara dove il più veloce perde.
La vita non attende
la vita non si offende,
la vita è il presente,
è invisibile, fragile soffio
che increspa l’orizzonte,
che oltre quella linea vede e sente:
Qui non è per sempre.
Meta tra la vita e la morte
solo l’amore apre le porte.
SU
Il silenzio di una lacrima
ha lo stesso valore del fragore di una risata
ma fa molto più rumore
nei giorni sulla strada.
Scava sentieri di domande,
forma colline d’incertezze
e poi ti fa salire
su in cima
e al cielo ti avvicina.
QUELLO CHE SIAMO
Siamo artisti
e siamo sempre affamati
perché l’intangibile che ci ciba
non ci stanchiam mai di assaporare.
Siamo come le città che non si fermano mai
e insonni, gli occhi
continuano a brillare
di quelle luci che non potranno mai tramontare.
Sono loro che illuminano
quello che invisibile resta
a chi non è uscito a cercare lacrime
in una notte di temporale.
Il fischio del treno che parte
rimbalza tra le pareti di una stanza
dove l’aria con i sogni danza
e con essi diventa un’immagine
che si scolpisce su queste pagine
per morirci e per rinascere
come una fenice
nei prossimi respiri di un vento
che a noi troppo piace
troppo lice
perché più ci scompiglia
più ci bisbiglia
quello che vogliamo sentire
quello che vogliamo condividere:
tutti i brividi del vivere.
LA TUA VOCE
Mi mancherà la tua voce
l’unica all’unisono con questa inquietudine,
che assopita nel giorno
sale poi a sera come la marea.
Tra gli echi del passato
sull’onda che porterà a domani
mi parli
come sempre mi parli
con la tua decisione, la tua prorompente bellezza
che naturale, selvaggia
l’anima accarezza
e come un canto culla
addolcisce gli spigoli di questa vita,
facendo scorrere endorfine
verso un mare meno inquieto
ma non per questo piatto o addormentato.
Nel cuore,
lì dove tutto arriva, tutto riparte,
ci sarai, sarai presente, come ci sono
come sentiamo, come si fanno sentire
le piccole grandi cose che non abbiamo più
le grandi care persone lontane,
assenti e per questo
ancor più presenti
con le loro voci
meravigliose voci
fari nelle notti insonni
e rotta per porti sicuri del marinaio
che solitario sulla sua imbarcazione
sogna e già vede casa
sogna e ama il mare solcato
il mare inesplorato.
RIME DELLO CHEF IN SALSA DEL VERSO
I cibi…
delizia del palato
croce di chi è ammalato!
La natura ne offre una copiosa varietà
e tra ricette e mille pietanze
la Clerici apre le danze
e ballano le papille gustative,
s’inebria la vista come l’olfatto,
sale una passione che
tanto più è forte
tanto più velocemente si consuma!
Da questo grande piacere
occorre togliere l’inganno
quello che non fa gola al cuore
ma causa affanno,
perché il cibo è arte, cultura
gioia e cura,
ma se non c’è equilibrio
può esser tuo nemico.
Il cibo è un po’ un limbo
per noi comuni mortali
che si, appunto, ce ne dobbiam cibare
ma non per questo osannare,
perché fatti non fummo
per vivere da oziosi panciuti
ma per seguir la conoscenza!
E allora si ben venga
brindare e degustare
ancor meglio se in compagnia
il nettare che dà energia
il carburante sulla via
per continuare a crescere, a imparare
a vivere con pienezza questa vita.
NON È PIÙ
Dove finiranno i giorni
divorati dal martellante pulsare…
Cheti come acque, consumano le nostre vite…
rimangono le stanze vuote
senza il riso dei tempi
i ricordi belli, imperfetti,
senza calore, umidi come queste lacrime.
I sapori malinconici,
i silenzi struggenti
le membra rinnovate e invecchiate.
Nel posto dove tutto non è più
andrò a riprendere quello che è mio,
ritroverò la strada.
Nell’attesa, ricordo
poi, verrà il giorno dalle piene stanze
di luce, d’amore
festa per il cuore
naufrago nello stretto del dolore.
TESORO
Forse non avremo mai tutto ciò che vogliamo,
ma sapremo apprezzare
ciò che è stato sudato e guadagnato,
ciò che il tempo ci ha donato.
Forse non avremo mai l’amore di chi vogliamo,
ma almeno avremo amato,
non importa come,
conta quanto ha significato,
quanto comunque a quell’amore hai dato.
Forse non avremo il tempo di fare tutto ciò che vogliamo,
ma, sicuramente, avremo un attimo
per ascoltare in silenzio
chi veramente siamo.
Forse ci odieremo,
per non riuscire ad essere veramente chi vogliamo,
ma andremo orgogliosi
per gli sforzi che facciamo
per essere autentici e, comunque,
sempre a noi stessi identici.
Forse, forse
soltanto forse
perché il tesoro non è da cacciare,
il tesoro ci ha già trovato,
siamo noi che, nella confusione veloce
dei giorni fugaci,
lo abbiam dimenticato.
Miracolo
Assisti muto
al miracolo che ogni giorno si compie:
della madre per il figlio,
della terra per l’albero,
della pioggia per il mare,
della mente con il corpo,
dei sorrisi su quei visi,
del brivido di pace
nei cuori di chi si ama,
della morte che dà una nuova vita,
della vita in un uovo,
della vita che dà un grembo,
della dolce potenza di un bimbo
che impara a camminare,
del segreto che è nel cielo,
di te stesso
in mezzo a tutto questo mistero.
Miracoli che non fanno rumore,
ma potenti si manifestano in queste ore.
Perché tu possa toccarli, vederli, sentirli
devi soltanto andare per il mondo
con occhi da bambino
e la saggezza che cresce nel cammino.
Nel viaggio
Lungo la strada il suono dei passi,
il silenzio dei pensieri
che si fonde con quello di mille invisibili lacrime
che rigano il volto,
le implosioni del cuore
nei rumori e nelle luci delle città.
È strano come
alcuni momenti possano diventare eterni
innalzare grattacieli nell’anima,
fortezze da difendere.
Troppe lacrime arrugginiscono il cuore,
ma lui non si arrende mai
trova sempre il modo di continuare ad amare
anche se fa male
anche se nulla sarà più uguale.
Non passerò più di lì
ma non vorrei mai non esserci stata,
la felicità in questo viaggio passa
e non per questo si smette di seguirla
come passeggero passa e impara,
impara a riconoscersi e a difendersi,
impara a vivere,
a non farsi intimorire
dal destino di tutti i viaggi
di noi altri detti comuni mortali.
Me stessa
Adesso la mia tristezza
mi fa sorridere
e mi consola.
Adesso che tu non ci sei più
adesso ti vedo chiara
nell’anima mia,
chiara come il cielo all’alba,
come sole, come acqua
come chiari sono gli occhi tuoi.
Vita, cara vita mia
ora ti vedo e sei tu
ora che quella lacrima non c’è più,
il sorriso risplende in volto
la speranza, il coraggio
e ti voglio bene ancor di più.
SULL’ONDEGGIAR
Rapita… dal tuo parlare solenne
dai tuoi infiniti mormorii segreti
dalla tua rabbia impetuosa
sei quasi l’eterno
illimitato specchio di bellezza e potenza.
Sei tu, caro amico mare,
tu che, anche oggi, tutto sornione
fai vagar ove ti pare
la mia gioia e il mio dolore.
Rubi un po’ delle mie ore
però…che grande onore.
PERDERE QUALCUNO
Vivere sempre e comunque,
qualunque cosa accada,
vivere e pur sempre continuare,
continuare a lottare,
a sperare, a camminare
quando soltanto vorresti annegare
in un muto, eterno,
mare fermo.
Vivere e chiedere forza,
ancora forza perché il cuore batta,
quel povero cuore ridotto a brandelli
fra tutti i frammenti
dei momenti brutti e di quelli belli.
Quando perdi qualcuno,
hai paura, hai freddo
hai pianto
e ormai hai soltanto
l’immagine di quel redentore al tuo fianco
bello, alto, radioso più del sole,
il suo sorriso dolce, tenero, ammaliatore
che or ti trapassa e ti stringe il cuore.
Autunno
Medaglie d’oro e di bronzo
cadono nell’aria dolce
di un ambrato tramonto,
mestizia e letizia
della natura che celebra
il suo trionfo…
Pace nei viali,
riflessioni tra i passi e le ore
in questo dipinto
del divin autore.
Oblio del quotidiano,
buongiorno e addio
e conquista dell’eterno
nel fluttuare placido, lento
di anime leggere
che, a nuova vita, torneranno.
Senza risposta
Chissà se nel grande quadro
fu dipinta la pace
per i giorni dimenticati dal sole…
Se mai un tempo
fu vestito di soli giustizia e amore…
Sai soltanto
che il quadro che vediamo
non si può commentare
perché
più della stessa immagine
nessuna parola può impressionare.
Se fummo dal nulla
scolpiti per soffrire
e se anche dalla sofferenza può
nascere qualcosa di buono,
dov’è ora in questo frastuono?
In silenzio
Hai rinnegato il tuo cuore
chiuso, soffocato, impacchettato.
Ora vive sepolto in una scatola
sul fondo della tua anima
e quando il suo volto riappare
ecco che la corrente risale!
Può un segreto essere custodito in eterno?
In fondo a questo oceano tutto è possibile.
Continuerai ad amare in silenzio,
come la Primavera che nulla chiede
e zitta, placida e paziente
la vita dona
alle morte fronde.
E nell’anima ci sarà sempre
un cielo di luci, tempeste
notti che l’amore accende e
sospiri di alisei.
MACCHIE DI POESIA
Voglio macchiarti d’inchiostro
pallido e vuoto foglio
…. Anche per non scrivere nulla…
Forse soltanto
per creare qualcosa
per dare forma all’informe
per farti sorridere
per vincere il nulla
per rubare un attimo all’eternità.
Forse soltanto
per parlare a qualcuno
in questo frammento di tempo
preciso e pur sempre fuggevole
per consegnare qualcosa all’eterno
per ricordare, un giorno,
me stessa, in questo momento,
forse perché così nasce
“POESIA”
delicata e ignara fanciulla,
piccola potente dea dell’Eternità,
sogno che tra due mondi vaga.
L’albero di Natale
Nel silenzio di un bosco cresceva
umile, stupendo.
Un giorno, arrivò il gelido vento
che spezzò le sue giovani fragili fronde.
Si ammalò
dal verde manto aghiforme
la linfa come lacrime scivolava.
Venne a trovarlo una bambina,
gli disse “Caro albero, perché piangi?
Natale è vicino e tu sei prezioso per ogni bambino.
Ti prego cresci verde e forte,
solo la tua luce abbatte
il buio di un’eterna notte!”
L’albero le diede ascolto,
ripetè quelle parole al vento
il vento le disse a ogni foresta.
Da allora, in tutti gli angoli del mondo,
a dispetto di qualunque tempesta,
brilla e risplende
e, silenziosamente, attende
che la sua luce arrivi
e continui a splendere
nel cuore della gente.