Angela Gervasi
Agenda del poeta 2025
L’elefante Nasone
C’era una volta l’elefante Nasone,
che soffriva, ahimè, di depressione
per colpa del suo naso, poveraccio,
che, in confidenza, gli era assai d’impaccio.
Proboscide sì lunga e smisurata
la natura gli aveva regalata
che, ad ogni movimento fatto a caso,
andava a sbattere, e sempre su quel naso!
Si era ormai deciso ad accorciarlo,
affidandosi a un chirurgo per rifarlo,
quando la saggia mamma gli rinfaccia
che ogni naso sta bene alla sua faccia!
Imparando a gestirla ed accettarla,
con mente calma e accorta valutarla,
anche una cosa brutta svelerà
il lato buono dell’utilità.
L’elefante Nasone adesso sa
quanto quell’attributo servirà:
per afferrare frutti troppo alti,
per legarsi agli amici in quattro salti,
per soffiare lontano tante bolle
variopinte, come dei fiori le corolle!
Ma quello ch’è davvero divertente
è usarlo per cannuccia, lentamente,
sorbendo fresca acqua a profusione
per dissetarsi sotto il solleone!
Il leone innamorato
Al leone Ruggitore,
impazzito per amore,
fuggì il senno e andò vagando
sulla luna, come a Orlando!
Or che il re della foresta
è partito via di testa
non ci sono galoppate
per savane sconfinate,
non si sente più un
più un ruggito
che segnali ch’è guarito,
ma un silenzio e un’amarezza
che contagia la tristezza.
Della giungla ogni animale
cerca di curargli il male
e propone medicine,
iniezioni, vitamine,
per tentare di salvare
e per non veder penare
quell’amico che, sdraiato,
con un lieve fil di fiato,
passa i giorni a sospirare
per colei che vuole amare:
una bella leonessa
nella corsa campionessa,
che sapendo del dolore
causato per suo amore
acconsente di sposare
chi per lei sta a spasimare.
Si organizza una missione
con un razzo a propulsione
e una tigre e una pantera
son spediti a gran carriera
per riprender sulla luna
quel cervello che già fuma
e ficcarlo difilato
nel bel capo crinierato.
E al tramonto di quel giorno
quando il sole arrossa intorno,
sulla giungla addormentata,
per intera la nottata
riecheggia maestoso
il ruggito poderoso
del leone innamorato
finalmente risanato!
La volpe Furbetta
Ho conosciuto la volpe Furbetta;
si lamentava, la poveretta,
che in ogni fiaba fin qui narrata
piuttosto male era trattata!
L’uva era alta e rimaneva
a bocca asciutta, e non poteva
un lauto pasto ben consumare
dalla cicogna, scaltra comare!
Entrava nelle storie di pollai
per combinare misfatti e guai,
dipinta un mostro per le galline,
che, in fondo in fondo, trova carine!
Farle poi fare coppia col gatto
fu una trovata da vero matto!
L’appellativo di furba ladra
è un attributo che non le aggrada.
Basta con queste brutte figure!
Qualche rispetto si deve pure
a lei, che, come ogni animale,
ha in sé un misto di bene e male.
Per nuova favola cercasi autore,
che finalmente le faccia onore,
che la presenti mamma coi fiocchi
per cucciolata di volpacchiotti!
Il Gatto
Penso e dico che il nostro amico gatto
per il suo fare a molti in verità
di certo può sembrare un poco matto,
ma io adoro questa sua libertà.
Indipendente ed anticonformista,
giocoliere, funambolo, cantore,
sornione, furbo, opportunista
e, se gli va, un grande dormiglione!
Non vuol padroni e vive vagabondo
per le strade o arrampicato sopra i tetti,
dall’alto per guardare meglio il mondo
e per bearsi in vari motivetti
lanciati al cielo, specie s’è stellato,
ed alla luce della luna piena,
cercando amori che presto, da ogni lato,
corrono a unirsi nella cantilena.
Figlio Bruco
Figlio Bruco è golosetto
di quel frutto aspro e tondetto:
la ciliegia intendo dire,
ed in essa va a finire;
quando poi colmo ha il pancino
fa beato un pisolino!
Figlia Bruco e le sorelle
vogliono essere più belle
e non pensano a cercare
frutti buoni da mangiare;
come brave ballerine
si raccolgono in palline,
fanno lunghe passeggiate
su pei rami arrampicate,
poi su foglie di viole,
esponendosi al bel sole,
cercan tutte con gran cura
d’assorbir l’abbronzatura!
La Famiglia dei Bruchini
La famiglia dei bruchini,
pelosetti e ricciolini,
or ch’è giunta primavera,
da mattina fino a sera
va pei prati in fila indiana
a formare carovana.
Papà Bruco, da gran saggio,
sa che nel mese di Maggio
può trovar nella campagna
il paese di Cuccagna:
foglie fresche d’insalata
per gustosa scorpacciata.
Mamma Bruco, sopra un melo,
che di mele è proprio pieno,
sceglie quella più rossetta
per graziosa sua casetta,
e lì dentro gaia e lieta
manda all’aria la dieta.