Una leggera brezza
aleggia nell’aere
in questa notte stellata
di fine luglio.
L’afa che ha accompagnato i dì
trascorsi con te nei miei pensieri,
pare mitigata
da una corrente settembrina
che riporta il cuore
e fredde e desolate
stagioni della mia vita.
Eppure sei sempre nei miei pensieri,
con la stessa maniacale
intensità del nostro primo incontro!
Da tempo immemore
ho smesso di credere in quell’amore
che da sempre
poeti di ogni dove
han decantato
in miriade di versetti mielosi.
Amore! Amore?
È fors’esso un sentimento infantile?
No! Nooooooo!
È l’apoteosi di una volontà divina!!!!
Cuor che impazzi d’amor
per colei
che ha risvegliato
i tuoi sensi,
congela il tuo ardor,
e,
ridestati dal tuo peregrinare,
con la fantasia,
verso verdeggianti valli
che impediscono la vista
di orizzonti ben più prossimi a te!
Perché non ti accorgi che aneli un amor negato?
Ad Eros ti tocca dimandar l’aiuto!
Solo un suo dardo,
vibrato,
sul suo generoso petto,
potrebbe condurla
tra le tue braccia!
Allor e solo allor,
potrai adagiarla
sul tuo arido talamo,
e,
consumare la notte
sui tuoi candidi panneggi.
Ogni pensier soave,
ogni parol d’amor
che conforta il mio cor,
sovviene a me
osservando i tuoi occhi cristallini,
dalle cui profondità,
traspare,
come in un mar limpido e contaminato,
un mondo di purezza,
uno spazio temporale statico,
in cui si riversano
i colori dell’arcobaleno,
e,
il grigio tetro
delle nere emozioni,
s’infrange sui fiordi di un animo irreprensibile.
Oh, musa ispiratrice
d’innumerevoli fantasie,
semmai un dì,
tu t’accorgessi di me,
sappi che ,
mi vedresti attraverso i miei occhi!
Il cuore mio esulta
se solo ti veggo,
raggiante e maestosa,
di gioia vestita.
L’amore
che sento,
in fondo al mio cuor,
accende in silenzio,
una grande passion.
È quella di averti,
per sempre,
mio amor,
accanto a me solo,
in gioia e dolor!
Di nero vestita,
la pelle abbronzata,
gli occhi suadenti,
le curve maestose.
L’amore tu incarni,
oh mia splendida dea,
tra tutte le donne,
più bella tu sei!
Nessuna io guardo,
fuorchè tu,
colei,
che il cuore malato,
di stò disgraziato,
col solo
tuo sguardo
tu hai risanato.
Cade dal cielo,
leggera la pioggia,
un rivolo tristo
percorre il mio viso,
e come le nubi
il mio animo è grigio,
perché la mia amata,
non pensa che a lui.
Di nero mi vesto,
il guardo un po’ perso,
d’amore il mio cor
è cotto di lei.
Mi basta
ascoltarla,
che è subito giorno,
e,
quando la veggo,
stè nubi imbrunite,
scompaion,
per contro,
il suo splendido Sol.
Ricordo quel dì
fugace di agosto,
il sole raggiante,
tu bella e splendente.
Una pallida rosa,
sul petto portavi,
che il cuore tuo,
d’oro,
un po’ lei celava.
L’amore lì siede,
mia splendida Dea.
L’amore che dai,
a chi te lo chiede.
Così fu l’amore
cotanto donato,
che il cuore di un uomo,
crudele e scontroso,
col dardo di Eros
riuscisti a forar.
Quell’uomo ti ama,
d’amore sincero,
profondo e totale,
l’amore più vero.
SOGNO DI UN Dì DI MEZZA ESTATE
Nuda sulla tiepida rena,
giacevi assopita,
in sur calar del sole,
e,
non ti accorgevi
che all’orizzonte,
la rosea corolla di fuoco,
s’inabissava
nelle tiepide acque del mare.
Sguardi indiscreti,
ammiravano le sinuosità,
di una Venere ancor
sì vigorosa,
da lasciare il fiato in gola.
Un vecchio in preda ad un’extrasistole,
si accascia al suolo.
Un uomo imbarazzato,
tiene a stento a freno
i suoi istinti.
Un pittore abbozza,
estasiato,
il panorama su di una tela
ancor vergine.
Ed io accanto a te……..
Il tempo và e passa,
e con lui le stagioni.
L’amore rimane,
in fondo al tuo cuore,
se sai come è fatto
e continua a sfamarti.
Son pochi gli umani
che sanno apprezzarlo,
perché senza amore,
non sai dove andare.
A volte è un calesse,
a volte è per sempre.
Dipende da te,
dai gusti che hai.
Se cerchi un amico,
ben presto ti lascia.
Se cerchi un tesoro,
con lui dormirai,
tra tenere braccia,
saziata di baci.
La notte dei tempi,
con lui attenderai!
All’alba la spiaggia
è ancora più bella.
Un tiepido sole
si affaccia sul Mondo.
L’acqua salmastra
Accarezza la rena,
solcata dal piè,
di chi come me,
vaga silente,
in cerca di te.
Le orme scompaion,
lavate dal mare,
l’amore rimane
se scritto nel cuore.
E l’anima vaga,
urlando l’amore
per quella fanciulla
a cui
lui sta a cuore.
L’amore per ella,
è cosa assai grande,
di quelli che il tempo
non riesce a cambiare.
Se l’orma è lavata,
almeno rimane,
il ricordo di un giorno
trascorso sul mare.
Tetre nubi oscuravan il ciel
In un dì d’ottobre, con il freddo alle porte.
L’afa che ininterrottamente aveva irrotto nei giorni di sole,
era ormai un vago e sbiadito ricordo.
Eppure, come un presagio di bella stagione,
apparve LEI, e fu subito estate!
Di una bellezza sì disarmante,
che terreni eufemismi non posson descriver.
La storia ha ricordi di donne sì belle,
lassù nell’Olimpo, di splendide Dee.
Ma certo io sono, che pure Afrodite,
arrossirebbe d’invidia, per LEI, la più bella.
Il core mio impazza se solo la veggo.
Negli occhi suoi belli, l’AMORE ristagna.
In essi intravedo orizzonti lontani, paesaggi incantati, mari pacati.
Ed è subito quiete in fondo al mio cor.
Da tempo remoto
non ho più rapporti,
nemmeno ci penso,
e rifiuto ogni invito.
Non so che è successo
al mio povero cuore!
Mi ha detto il dottore:
“hai un gran mal d’amore!”
“Esiste una cura?” spedito gli dissi.
Ma lui mi rispose: “lo sa solo Dio!”.
Col capo chinato,
in preda al malor,
raggiunsi una Chiesa,
e col Padre parlai.
Ad Egli io dissi:
“Ad una io penso da sera a mattino,
sin da quel momento
che gli occhi incrociammo.
In essi mi perdo,
e,
ritrovo stranito,
tra fiori d’arancio
e farfalle impazzite!
Con candide vesti,
la sogno ogni dì,
capelli curati
che paion di seta,
la pelle scurita
dai raggi del sole,
l’amore lei incarna
col suo belvedere!”.
Il Padre si rizza,
afferra i capelli,
in preda alla rabbia,
comincia a gridare:
“SACRILEGIO!”
“SACRILEGIO!”
“VAI FUORI DI QUI GRAN DISGRAZIATO!”
“è FORSE MARIA, LA TUA INNAMORATA?”.
Col cuore malato,
vò ancora vagando,
in cerca di te,
di un tuo tenero bacio.