Anna Maria Chiozza - Poesie

In principio

Battesti un ciglio
del Tuo sguardo ceruleo
e innamorato
Tacquero i venti astrali
spirati dal Tuo petto
vigoroso
Le Tue dita di fuoco
scintille disegnarono
nel buio.
Ruotarono le braccia
nebulose
e palpiti di stelle.
Poi un frammento di cuore
Ti levasti dal petto.
E lo lanciasti
fra nubi di vapore
perché s’amalgamasse
con la luce.
Lo raccogliesti
sul Tuo palmo caldo
e gli soffiasti il dono della vita.
Risero gli occhi per la bella cosa
risero i cieli di gioia sconosciuta.
E la Tua voce fu musica e silenzio

 


 

La solitudine

È un pane amaro
morso di sfuggita
dietro l’angolo
di strade bagnate
sotto pensiline
deserte di attesa.

Tram luminosi
sgusciano nella notte
carichi
di tante solitudini
che non si incontrano.

Il lamento stridente
dei binari
non è musica
per orecchi stanchi.

E l’odore dei corpi
trasudando
da vesti quotidiane
resta acre
come un’assenza
di perdono.

 


 

Il vento

Ascolta, il vento ulula sul mare
e nella voce roca di libeccio
lamento col suo sibilo raccoglie.

S’infiltra tra i palazzi e nelle strade
ritrose al suo passaggio turbolento
e turbina sui tetti rantolando.

Raccatta e sparge foglie con detriti
solleva carte e ciottoli leggeri
frusta il selciato come un domatore.

S’impiglia dentro a rami scheletriti
e fa rabbrividire uccelli neri
sorpresi dentro il vortice ascendente.

Non riesce il cuore inquieto a riposare
se sferzano la riva brutalmente
onde giganti e gonfie di furore.

Attendi che l’orgoglio si consumi
che induca il mare torvo a perdonare
e spenga il suo gorgoglio insieme al vento.

 


 

Mare

Per questa immensità che mi pervade
per trasparenza
liquida e splendente
per il chiarore intenso che diffondi
per la tua quiete in tremolio di brezza.

Per il fulgore acceso che si specchia
spargendosi
nell’acqua fatta luce
per soffio di respiro che s’increspa
in frangersi di onda opalescente.

Per flusso di salmastro che mi impregna
per suono roco
e rude di tua voce
per tuo furore inquieto ed adirato
per raffica di vento che ti sferza.

Per questa meraviglia che dischiudi
davanti agli occhi
io ti ringrazio mare.

 


 

Pantocrator

Il Volto che tu sfolgori nell’alto
lo sguardo che dipingi dentro al sole
assume del creato la bellezza
lo slancio di ogni istante e di ogni vita.

Si compie in Te destino di pienezza
di cose che Tu guardi alla Tua luce
riflessi del Tuo Spirito creatore
che l’universo intero invade e spande.

Essere che dal nulla viene tratto
sospiro che si eterna nel presente
è carne di creatura che si eleva
fino a Tua guancia tenera di Amore.

Mistero che sovrasta ogni orizzonte
che spinge verso un oltre che ci afferra.
Volto soave e pieno di ogni grazia
colmi lo spazio il tempo e la sostanza.

Gloria Ti innalza in Corpo Redentore
pace distendi in Spirito d’amore.
Tutto Tu attiri e nulla si nasconde
e tutto nel Tuo cuore si riposa.

 


 

Meriggio

In un meriggio stanco di calore
sonnecchia il tempo
madido e annoiato
riceve il mare raggi
incandescenti
miraggi
nel riflesso della luce.

Risplende l’acqua a specchio
che frantuma
scaglie dorate
in palpito leggero.
Fermo lo sguardo
intenso e fermo il cuore
tace la brezza in alito e respiro.

Verdi palmizi lungo il litorale
s’innalzano
con foglie spettinate
lucide accese ardenti sotto il sole.

Grandi gabbiani in voli solitari
planano in aria
e piombano sull’acqua
lanciando forti grida di richiamo.

 


 

Soffitta

Luce accesa luce distesa
tra cose raccolte
ammassate
risvegli memorie sopite
riscopri infantili ricordi
ritrovi tesori preziosi
lasciati
negli angoli bui.
In foto scurite e annebbiate
sorprendi dolori
nascosti
da sguardi discreti e socchiusi.
Rinnovi carezze
pensose
su volti lontani ed assenti.
E compi struggente inventario
di giorni in un diario
racchiusi
di grida giocose tra i fossi
di baci rubati alla sera.
La vita
ha compiuto il suo corso.
La vita nostalgica donna
tra oggetti
smarriti e trovati
raccoglie ritagli di un cuore
ferito da amori passati.

 


 

Sera

Il giorno si accomiata dalla terra
con lacrime di luce
e di rimpianto
il sole si nasconde lentamente
tuffandosi in incanto
dentro al mare.

Stenta la sera a scendere stupita
nell’acqua che si accende
di vermiglio
nubi sfrangiate sfolgorano in cielo
in gloria di tramonto
che lo invade.

Il mare che si culla
in lieve brezza
attende
che la sera si distenda
e spenga
ogni barlume all’orizzonte.

Ma resta ancora
in aria che scolora
la vela
che veloce fende il vento
svagata
che la notte non discenda.

 


 

Il tuo cuore

E’ grande come una piazza affollata
da rumorosi pensieri
saluti affrettati, ricordi accartocciati
sul selciato di pietre a volte sconnesse
dove si infiltrano rigagnoli
di pioggia dolorosa
che vorrebbe scalzarle dall’apparente stabilità.
E’ profondo come un pozzo sconosciuto
dove non sai se l’acqua si può bere
o se ristagna
tra pareti di muschio taciturno
che esala odori intensi
di dolori selvatici lontani dalla luce.
E’ infinito come un mare ventoso
verdastro minaccioso che mugghia
porta a riva relitti
e pezzi di conchiglie triturate
scuro riflesso di un cielo in burrasca
sfigurato in cavalcate di nubi .
E’ immenso come una cattedrale di ombre
dove feritoie di luce
trafiggono statue di madri
impietrite in grido silenzioso di preghiera.
All’oscuro di pilastri vertiginosi
si scompigliano destini già assegnati
e pellegrini stanchi di vite perdute.
varcano portali in cerca di perdono.

 


 

Notte

Silenzio della notte
rumoroso
timore di pensieri sprovveduti
che come pipistrelli scivolosi
si insinuano
e si appendono al soffitto.

La notte da padrona
si disgusta
in letti rimboccati senza amplesso
con fiele di saliva sul cuscino
senza conforto
da riflussi amari.

La luce stanca filtra
da fessure
lasciate inavvertite dall’imposta
la luce di una strada vagabonda
senza riposo
e sterile di sogni.

Rumore della notte che si sfibra
è il battito
del cuore misterioso
che non si arrende e vigila nell’ombra
sfidando di speranza il nuovo giorno.

 


 

Luna

Volto sfumato
del cielo
in alto vegli
sulle vite turbate
degli uomini.

Non dici il dolore
delle tragiche
esistenze che scruti
stupita di tanto male.

Prega anche a noi
un poco di luce soffusa
che faccia sbiadire
il colore intenso
del sangue versato
il buio atroce
dei cunicoli di morte.

Il tuo pallore sacro
stenda un velo di pietà
sul mondo martoriato.
E come sorella
compassionevole
lascia che dal cielo
scorra un lieve pianto
sulle nostre insensate sciagure

 


 

Gabbiano

Lacera l’aria il grido di un gabbiano
con note
lamentose e gutturali
come un bambino in preda allo sconforto
come un gigante cupo che sghignazza.

Porta nel petto colmo di avventura
l’eco struggente in viaggi d’oltremare
richiamo
arcaico e inquieto di natura
che sfida da millenni l’esistenza.

Ali plananti fendono lo spazio
come timoni ebbri di tormenta
che segnano nell’aria traiettorie
di libertà sognata e sconosciuta.

Gabbiano solo e impavido di vento
sorvola sopra l’acqua
e dalla riva
cattura sguardi glauchi e lacrimosi
di vecchi marinai alla deriva.

Come miraggio strano ed inatteso
in slancio si accompagna con lo stormo
vorace ed accanito con le prede
che guizzano nei becchi in agonia.

 


 

Bolla di sapone

La bolla è un corto incanto
di schiuma iridescente.
E’ una breve visione
sfuggente tra le dita.
E’ una gioia fluttuante
un soffio di respiro
un’ illusione ardita
un globo stravagante.
E’ fragile e leggera
vaghezza solitaria
miraggio che non dura
delizia passeggera..
E’ libera e innocente
inconsistenza pura
fantasma di sorriso
sospiro trasparente.
E’ un bacio che sparisce
è sfera che nel sogno
realizza un desiderio
fingendosi una stella.
La bolla sale in cielo
e mentre lieve danza
per sua sopravvivenza
si veste di speranza.

 


 

Estate

Respiro l’inquietudine del sole
che spacca fenditure nella terra
prosciuga umori freschi
dentro l’ombra
distilla luce tra le foglie schive.
Ascolto il rumorio dell’aria assorta
che reca il suono di vocii lontani
ridesta germi nuovi
di fermenti
istiga insetti tra corolle schiuse.

Rifulge il cielo bianco in piena luce
la gioia dei colori si fa accesa
e brulica la terra
nel travaglio
di palpiti nascosti e di sussurri.

Ci si consegna ad un respiro intenso
un fiato caldo emana dalle zolle
forte profumo
impregna le narici
di dolci aromi nuovi e sconosciuti.
Ci si sorprende parte della vita
miracoli di terra e di sudore
come formiche
in fila per un seme
come assetati a un pozzo che s’incrina.

 


 

Quarantena

Là fuori
il sole balugina
sul mare.
Si acquattano le onde
tra gli scogli.
Profumi porta il vento
inebetito,
stupito dal silenzio
delle strade.
Rari passanti
sfuggenti
come ombre
fendono il varco
di vicoli incolore.
Persiane aperte
s’affacciano impudiche
come fanciulle
in cerca dell’amore.
E’ troppo lieve
il sogno
della stanza
e resta un vuoto
tra il nostro qui
e l’altrove
se il mare
non l’abbiamo
dentro al cuore.