Il dono
Oh figlie di Apollo, tutrici dell’arte
segreta e negletta, per anni nascosta
incerta e inibita in questa mia parte
il grido mio interno cercava risposta.
Vi invoco per vincere il forte imbarazzo
e credere un poco di più nei miei mezzi
per dare alla luce e a chi di grazia vorrà
il frutto di questa mia celata abilità.
Euterpe divina, colei che diletta
di lirica insegna a ragionar la mente mia
Tersicore improvvisa sulla strofa prediletta
la tua danza che festosa renderà Thalia.
E quando il mio cuore trabocca di canto
e l’animo mio si inonda di musica e pace
Erato, mia musa, guida il mio spirito a creare l’incanto
e forma donare a ciò che all’uomo più piace.
Occorsero come cardini silenzio e solitudine
e allontanar la polvere che opacava lo scrigno
il soffiar deciso di un animo gentile
mi fece aprir le porte di quel magico regno
ed accettar seppure con rinnovata meraviglia
il messaggio che Mercurio mi trasmetteva dall’Olimpo
e che oggi racchiudo in una piccola bottiglia
fragile, limpida e trasparente come il mio dono.
Mare placido
Oh Luna,
che mi osservi calma,
che il tuo sorriso mi rivolgi
splendente,
che candida e bianca
contrasti nel buio
e infondi coraggio
nel mio
pusillanime essere.
Oh Luna, astro celeste
fioco riverbero,
del siderale palcoscenico
primadonna assoluta.
La tua incontestabilità
invidio con timidezza.
Ti guardo e mi ispiri.
Son sola ed insicura,
i raggi tuoi mi inondano
ed io mi abbandono
al tuo Placido Mare.
Rosa incantata
Rosa incantata
del giardino regina,
ammalia la tua bellezza,
dolorosa è la tua spina.
Delizia di sguardi,
movenze da gatta,
aspra d’istinto
e talvolta irritante.
Suadente e disarmante
di musica interprete,
abile tessitrice
di parole e di pensieri.
Delicata e fragile,
ingenua nella mente,
barricata nel tuo mondo
non esprimi le emozioni.
Ti proteggo e ti guido,
al volo ti addestro
perchè il mondo ti accolga
quando lascerai il nido
I miei sensi confondi
i miei occhi riempi
il mio cuore trabocca
d’amore materno.
Pietra
Coi tuoi occhi cerulei
cerchiati di un velo
mi guardi e mi scruti
e provi a indovinare
Cosa è successo?
Quale destino
ti ha tolto intelletto
e lasciato meschino?
Mia quercia accogliente
le tue fronde mio tetto
trema vigoroso tronco
sotto l’ascia del dannato fato
Mio tozzo e nodoso ulivo
coi tuoi frutti generosi
la famiglia hai cresciuto
armoniosa e numerosa
Come un pesco colmo di fiori
al limitar di primavera
mi hai insegnato lealtà
coraggio e onestà
Di robusta fattura
fin qui ti ho conosciuto
qual legno d’acacia
solo ti compara.
Ed ora che ti guardo
mio salice piangente
coi tuoi rami abbandonati
a strisciar la terra
al mio petto vorrei tenerti
qual bimbo nato in fasce
e cantarti a voce piena
una nenia senza fine.
Anima mia
Seppur con mesta malinconia
ti lascio andare, anima mia
Incontro al tuo futuro
il tempo è ormai maturo
Il carniere riempirò per te
di semplici doni ma scelti con arte
Ti guidino i passi lungo la via
affatto ingombranti, siano ombra mia
La libellula dell’aria,
o drago in verità?
Da infante ad uomo,
troverai la tua identità
Il delfino del mare
bontà naturale
la forza del bene
contrapposta al male
Dell’aquila imparerai
il volo alto e solitario
di forza d’animo e coraggio
pertanto vivrai
E quando intricato e fumoso
ti apparirà il cammino
il cervo nobile e focoso
arriverà in tuo soccorso
Il lupo, l’ape e il cane
il bisonte, il castoro e il colibrì
e la piccola formica
completino la scorta
Vai per il mondo
accetta questo dono
di amore puro ed infinito
di buon auspicio è il mio ordito.
Folk rapsody
Vorticosi movimenti di colore ,
di lunghe gonne di donne
che muovono su piedi nudi.
piatti ventri e piccoli seni strizzati,
lunghi capelli mossi,
tra il rosso e il castano
volti assorti in un fantastico trasporto,
vincendo le inibizioni
trasmettono eccitazione
e coinvolgono emotivamente
chi li sta ad osservare.
Girano in tondo,
saltano e strisciano,
in alto e in basso le braccia si alternano
la testa all’indietro in un gesto sensuale.
Chissà dove gli occhi sono rivolti,
guardano il nulla, pieni di musica,
vuoti di immagini.
La vedi fluire attraverso le membra,
mentre i falò riflettono guizzi
e scoppiettando si uniscono
alla musica che cresce.
Le senti le parole dei canti popolari
ti fanno emozionare anche se non le sai capire
perchè richiamano al tuo inconscio
sensazioni di neonato
non le puoi ricordare ma ti hanno segnato.
Non chiudi gli occhi
te ne vuoi riempire, di immagini e suoni
non te ne puoi privare,
vorresti esser capace di esprimere a tua volta
l’avvincente magia
della pazza rapsodia.
Ti guardo e mi piaci
Ti guardo e mi piaci
Rimango incantata ad osservarti
Ad osservare le tue mille espressioni: ora calmo, ora deciso, ora agitato
e mi piacciono tutte.
Rimango rapita con te davanti
e quando gli occhi mi dolgono per tanto spettacolo,
li tengo chiusi forte
e ascolto solo la tua voce, il tuo canto.
Rimango assorta ad occhi chiusi
e mi lascio attraversare dal calore del tuo essere.
Dilato la mia anima e respiro il tuo profumo.
A te mi avvicino, cauta e rispettosa,
attendo l’invito a unirmi al tuo spirito
e superata ogni titubanza
mi lascio andare al tuo avvolgente abbraccio.
Mi abbandono, mi circondi e ti sento.
Ti sento come soffio sulla mia pelle,
sali come marea dai piedi alle ginocchia,
ai fianchi e al ventre, al seno irrigidito,
al collo e togli il respiro…
E poi ancora più su
Mi sfiori le labbra col tuo aroma salato
le orecchie si chiudono
i capelli ondeggiano
Immersa, avvolta, rapita,
in un dolce, olistico massaggio,
una carezza, un brivido
E sono tua
E resto così a farmi accarezzare
a farmi emozionare
a farmi trasportare
a godere dei lunghi momenti di magica estasi.
Ti guardo e mi piaci.
Mi piace stare sola con te,
quando le voci attorno si spengono
e la gente sciama via,
il sole sta calando e ti colora di rosa.
Ti guardo e mi piaci
E il tuo calore è cosi invitante
che rimmarrei a guardarti tutta la notte
quando, ostile, mi respingi lontano da te.
Starei tutta la notte ad osservarti mentre dormi,
intanto che uno spicchio di luna
gioca a far riflessi sul tuo corpo abbandonato.
Dedicato a me
Strana bambina io,
candida come la luna, bionda come il grano,
due pezzi di cielo gli occhi, esile il corpo diafano,
vita spensierata ma con sorriso sempre assai stentato,
sfuggivo baci, abbracci e carezze non richieste
mi sentivo invadere e le consideravo moleste.
Crebbi giocando per le strade del mio paese
amicizie poche, il mio carattere con molte difese
Mi bastano poche, ma care persone
e tanto tempo a leggere e a fantasticare
La scuola mi vide sbocciare a donna
mia madre accolse i miei conflitti
ma sempre ferma come una colonna.
Momenti tempestosi e di grande confusione
quando dovetti scegliere per il futuro la soluzione
un angelo raddrizzò il tiro e su consiglio di mia madre la scelta fu la migliore
formai la mia persona ed il mio carattere in quegli anni
strinsi le amicizie che mai più perderò
e superai con grinta e brillantezza tutti gli affanni.
Gli studi scientifici aprirono le porte alla mia passione
che coltivai negli anni successivi con immensa dedizione
niente mi fu regalato, il mio percorso fu a tratti facile a tratti faticoso
ma giunse alla fine il giorno in cui il mio capo si cinse di alloro
grande fu la soddisfazione per aver concluso un così gran lavoro.
Iniziò a quel punto la mia vera vita, il lavoro, il matrimonio, la famiglia
lontana dalla mia terra, per tanto tempo mi sentii come in un flipper una biglia
ho lottato sempre con tenacia: colpi duri, molta sofferenza, molte gratificazioni
ma mi adagiai ad una vita che non scrivevo più da sola
e le mie scelte diventarono non più libere: questo non mi consola.
Mi fermai a pensare ad un tratto alla mia vita, passato e presente
Dentro me qualcosa di incredibile stava montando in maniera prepotente
La mia libertà mi sentivo mancare, i miei sentimenti non sentivo più chiari
decisi dopo lungo travaglio di essere onesta con chi avevo attorno
smetterla di fingere e mantenere atteggiamenti di cui potessi pentirmi un giorno.
Sciolsi le catene e spiccai il volo, riempii i miei polmoni dell’aria del cielo,
mi tuffai nel mare e mi accocolai su una scogliera, coprendomi di stelle come di un velo,
ripresi ad amare me stessa più di tutti, senza paura di trascurare nessuno
ripresi a pensare che la felicità non deve avere un costo
e che occorre amare e stimare se stessi per essere migliori in qualunque posto.
Sono donna, coraggiosa, forte e leale
onesta, sensibile, non sempre popolare
gentile, solidale, romantica e fantasiosa
mi son fatta da sola, con grande caparbietà
tenacia, sudore e tanta serietà.
Ed ora ho voglia di gridare al mondo intero
che la felicità è un diritto sacro e vero
che non mi farò depredare da nessuno
perchè la vita è troppo breve per essere sprecata
e troppo bella per non essere appieno vissuta.
Ricordi d’autunno
Pioggia,
che sei mancata per così tanto tempo,
scendi dal cielo attesa e benedetta,
a dissettar la terra così arida e asciutta,
a dar nutrimento ai boschi e ai prati.
Acqua,
così a lungo desiata,
riempi di vita l’impetuoso ruscello
e il placido fiume, i laghi e le dighe
vita per il creato.
Ed il creato a te s’invoca
quando i campi volgono dal verde all’ocra,
quando la terra arsa dal sole
si solleva in sottile polvere
spazzata via dal vento di maestrale,
quando solo la gramigna
padroneggia indisturbata
poichè le colture avvizziscono per il calore.
Arrivi con l’annuncio di lampi e di tuoni,
sottile o tumultuosa,
breve o duratura
E d’improvviso rianimi la natura
che sboccia al tuo richiamo
col suo profumo di muschio e licheni.
Persino l’asfalto emana un suo profumo,
nelle strade della città.
Profumo di pioggia,
ricordi d’infanzia
Autunno, settembre, l’uva, la vendemmia.
Profumo di pioggia,
esalta l’odore del mosto
ovunque nella valle
ormai sempre più raro.
Ricordi d’infanzia
di un tempo che fu
diverso dall’oggi che non si riconosce più
La vita che passa, la vita che cambia.
Si cresce, si corre, sul viso le rughe.
Amori, dolori, speranze, emozioni.
Ricordi preziosi
mischiati agli odori
di babbo e di mamma,
in forma e grintosi
Di feste in famiglia
al ritorno dalla vigna.
Ricordi d’autunno
che porta la pioggia
Sensazioni
Sento autobus
sfrecciarmi davanti
sulla testa il rombo
di un aeroplano.
Due cani al guinzaglio si ringhiano rabbiosi
su un auto una radio bombarda rap.
Due ragazzi per strada
ridendo e ruttando si scambiano insulti
senza porsi il problema
di essere visti o di essere uditi.
Brusca frenata, un clacson assordante
per dire all’amico “ecco sono arrivato”.
Lontana già arriva acuta e sinistra,
di cattivo presagio l’azzurra sirena
della croce rossa o bianca o di qualunque emergenza.
E in mezzo al frastuono
mi scoppia la testa
e mi trovo a pensare
che vorrei urlare
per far tacere il mondo.
Tornare indietro, fino al ventre materno
per sentire ovattato tutto questo rumore,
tornare al mio nido
caldo e accogliente
porto sicuro, placido mare.
Silenzio, fruscio, musica dolce
per l’animo mio.
Non vale oro e diamanti
gioielli e preziosi
nè vile denaro
o bieco successo
in questo momento
di assurdo frastuono
trovare il luogo
per sè, dentro sè
dove si ascolta
muto e sospeso
l’immacolato silenzio.