Anna Rita Angioni - Poesie

Il dono

 

Oh figlie di Apollo, tutrici dell’arte

segreta e negletta, per anni nascosta

incerta e inibita in questa mia parte

il grido mio interno cercava risposta.

Vi invoco per vincere il forte imbarazzo

e credere un poco di più nei miei mezzi

per dare alla luce e a chi di grazia vorrà

il frutto di questa mia celata abilità.

 

Euterpe divina, colei che diletta

di lirica insegna a ragionar la mente mia

Tersicore improvvisa sulla strofa prediletta

la tua danza che festosa renderà Thalia.

E quando il mio cuore trabocca di canto

e l’animo mio si inonda di musica e pace

Erato, mia musa, guida il mio spirito a creare l’incanto

e forma donare a ciò che all’uomo più piace.

 

Occorsero come cardini silenzio e solitudine

e allontanar la polvere che opacava lo scrigno

il soffiar deciso di un animo gentile

mi fece aprir le porte di quel magico regno

ed accettar seppure con rinnovata meraviglia

il messaggio che Mercurio mi trasmetteva dall’Olimpo

e che oggi racchiudo in una piccola bottiglia

fragile, limpida e trasparente come il mio dono.


 

Mare placido

 

Oh Luna,

che mi osservi calma,

che il tuo sorriso mi rivolgi

splendente,

che candida e bianca

contrasti nel buio

e infondi coraggio

nel mio

pusillanime essere.

 

Oh Luna, astro celeste

fioco riverbero,

del siderale palcoscenico

primadonna assoluta.

La tua incontestabilità

invidio con timidezza.

Ti guardo e mi ispiri.

Son sola ed insicura,

i raggi tuoi mi inondano

ed io mi abbandono

al tuo Placido Mare.


 

Rosa incantata

 

Rosa incantata

del giardino regina,

ammalia la tua bellezza,

dolorosa è la tua spina.

 

Delizia di sguardi,

movenze da gatta,

aspra d’istinto

e talvolta irritante.

 

Suadente e disarmante

di musica interprete,

abile tessitrice

di parole e di pensieri.

 

Delicata e fragile,

ingenua nella mente,

barricata nel tuo mondo

non esprimi le emozioni.

 

Ti proteggo e ti guido,

al volo ti addestro

perchè il mondo ti accolga

quando lascerai il nido

 

I miei sensi confondi

i miei occhi riempi

il mio cuore trabocca

d’amore materno.


Pietra

 

Coi tuoi occhi cerulei

cerchiati di un velo

mi guardi e mi scruti

e provi a indovinare

 

Cosa è successo?

Quale destino

ti ha tolto intelletto

e lasciato meschino?

 

Mia quercia accogliente

le tue fronde mio tetto

trema vigoroso tronco

sotto l’ascia del dannato fato

 

Mio tozzo e nodoso ulivo

coi tuoi frutti generosi

la famiglia hai cresciuto

armoniosa e numerosa

 

Come un pesco colmo di fiori

al limitar di primavera

mi hai insegnato lealtà

coraggio e onestà

 

Di robusta fattura

fin qui ti ho conosciuto

qual legno d’acacia

solo ti compara.

 

Ed ora che ti guardo

mio salice piangente

coi tuoi rami abbandonati

a strisciar la terra

 

al mio petto vorrei tenerti

qual bimbo nato in fasce

e cantarti a voce piena

una nenia senza fine.

 


Anima mia

 

Seppur con mesta malinconia

ti lascio andare, anima mia

Incontro al tuo futuro

il tempo è ormai maturo

 

Il carniere riempirò per te

di semplici doni ma scelti con arte

Ti guidino i passi lungo la via

affatto ingombranti, siano ombra mia

 

La libellula dell’aria,

o drago in verità?

Da infante ad uomo,

troverai la tua identità

 

Il delfino del mare

bontà naturale

la forza del bene

contrapposta al male

 

Dell’aquila imparerai

il volo alto e solitario

di forza d’animo e coraggio

pertanto vivrai

 

E quando intricato e fumoso

ti apparirà il cammino

il cervo nobile e focoso

arriverà in tuo soccorso

 

Il lupo, l’ape e il cane

il bisonte, il castoro e il colibrì

e la piccola formica

completino la scorta

 

Vai per il mondo

accetta questo dono

di amore puro ed infinito

di buon auspicio è il mio ordito.

 


Folk rapsody

 

Vorticosi movimenti di colore ,

di lunghe gonne di donne

che muovono su piedi nudi.

piatti ventri e piccoli seni strizzati,

lunghi capelli mossi,

tra il rosso e il castano

volti assorti in un fantastico trasporto,

vincendo le inibizioni

trasmettono eccitazione

e coinvolgono emotivamente

chi li sta ad osservare.

 

Girano in tondo,

saltano e strisciano,

in alto e in basso le braccia si alternano

la testa all’indietro in un gesto sensuale.

Chissà dove gli occhi sono rivolti,

guardano il nulla, pieni di musica,

vuoti di immagini.

La vedi fluire attraverso le membra,

mentre i falò riflettono guizzi

e scoppiettando si uniscono

alla musica che cresce.

 

Le senti le parole dei canti popolari

ti fanno emozionare anche se non le sai capire

perchè richiamano al tuo inconscio

sensazioni di neonato

non le puoi ricordare ma ti hanno segnato.

 

Non chiudi gli occhi

te ne vuoi riempire, di immagini e suoni

non te ne puoi privare,

vorresti esser capace di esprimere a tua volta

l’avvincente magia

della pazza rapsodia.

 


Ti guardo e mi piaci

 

Ti guardo e mi piaci

Rimango incantata ad osservarti

Ad osservare le tue mille espressioni: ora calmo, ora deciso, ora agitato

e mi piacciono tutte.

 

Rimango rapita con te davanti

e quando gli occhi mi dolgono per tanto spettacolo,

li tengo chiusi forte

e ascolto solo la tua voce, il tuo canto.

 

Rimango assorta ad occhi chiusi

e mi lascio attraversare dal calore del tuo essere.

Dilato la mia anima e respiro il tuo profumo.

 

A te mi avvicino, cauta e rispettosa,

attendo l’invito a unirmi al tuo spirito

e superata ogni titubanza

mi lascio andare al tuo avvolgente abbraccio.

 

Mi abbandono, mi circondi e ti sento.

Ti sento come soffio sulla mia pelle,

sali come marea dai piedi alle ginocchia,

ai fianchi e al ventre, al seno irrigidito,

al collo e togli il respiro…

 

E poi ancora più su

Mi sfiori le labbra col tuo aroma salato

le orecchie si chiudono

i capelli ondeggiano

 

Immersa, avvolta, rapita,

in un dolce, olistico massaggio,

una carezza, un brivido

E sono tua

 

E resto così a farmi accarezzare

a farmi emozionare

a farmi trasportare

a godere dei lunghi momenti di magica estasi.

 

Ti guardo e mi piaci.

 

Mi piace stare sola con te,

quando le voci attorno si spengono

e la gente sciama via,

il sole sta calando e ti colora di rosa.

 

Ti guardo e mi piaci

E il tuo calore è cosi invitante

che rimmarrei a guardarti tutta la notte

quando, ostile, mi respingi lontano da te.

Starei tutta la notte ad osservarti mentre dormi,

intanto che uno spicchio di luna

gioca a far riflessi sul tuo corpo abbandonato.

 


Dedicato a me

 

Strana bambina io,

candida come la luna, bionda come il grano,

due pezzi di cielo gli occhi, esile il corpo diafano,

vita spensierata ma con sorriso sempre assai stentato,

sfuggivo baci, abbracci e carezze non richieste

mi sentivo invadere e le consideravo moleste.

 

Crebbi giocando per le strade del mio paese

amicizie poche, il mio carattere con molte difese

Mi bastano poche, ma care persone

e tanto tempo a leggere e a fantasticare

La scuola mi vide sbocciare a donna

mia madre accolse i miei conflitti

ma sempre ferma come una colonna.

 

Momenti tempestosi e di grande confusione

quando dovetti scegliere per il futuro la soluzione

un angelo raddrizzò il tiro e su consiglio di mia madre la scelta fu la migliore

formai la mia persona ed il mio carattere in quegli anni

strinsi le amicizie che mai più perderò

e superai con grinta e brillantezza tutti gli affanni.

 

Gli studi scientifici aprirono le porte alla mia passione

che coltivai negli anni successivi con immensa dedizione

niente mi fu regalato, il mio percorso fu a tratti facile a tratti faticoso

ma giunse alla fine il giorno in cui il mio capo si cinse di alloro

grande fu la soddisfazione per aver concluso un così gran lavoro.

 

Iniziò a quel punto la mia vera vita, il lavoro, il matrimonio, la famiglia

lontana dalla mia terra, per tanto tempo mi sentii come in un flipper una biglia

ho lottato sempre con tenacia: colpi duri, molta sofferenza, molte gratificazioni

ma mi adagiai ad una vita che non scrivevo più da sola

e le mie scelte diventarono non più libere: questo non mi consola.

 

Mi fermai a pensare ad un tratto alla mia vita, passato e presente

Dentro me qualcosa di incredibile stava montando in maniera prepotente

La mia libertà mi sentivo mancare, i miei sentimenti non sentivo più chiari

decisi dopo lungo travaglio di essere onesta con chi avevo attorno

smetterla di fingere e mantenere atteggiamenti di cui potessi pentirmi un giorno.

 

Sciolsi le catene e spiccai il volo, riempii i miei polmoni dell’aria del cielo,

mi tuffai nel mare e mi accocolai su una scogliera, coprendomi di stelle come di un velo,

ripresi ad amare me stessa più di tutti, senza paura di trascurare nessuno

ripresi a pensare che la felicità non deve avere un costo

e che occorre amare e stimare se stessi per essere migliori in qualunque posto.

 

Sono donna, coraggiosa, forte e leale

onesta, sensibile, non sempre popolare

gentile, solidale, romantica e fantasiosa

mi son fatta da sola, con grande caparbietà

tenacia, sudore e tanta serietà.

 

Ed ora ho voglia di gridare al mondo intero

che la felicità è un diritto sacro e vero

che non mi farò depredare da nessuno

perchè la vita è troppo breve per essere sprecata

e troppo bella per non essere appieno vissuta.

 


Ricordi d’autunno

 

Pioggia,

che sei mancata per così tanto tempo,

scendi dal cielo attesa e benedetta,

a dissettar la terra così arida e asciutta,

a dar nutrimento ai boschi e ai prati.

 

Acqua,

così a lungo desiata,

riempi di vita l’impetuoso ruscello

e il placido fiume, i laghi e le dighe

vita per il creato.

 

Ed il creato a te s’invoca

quando i campi volgono dal verde all’ocra,

quando la terra arsa dal sole

si solleva in sottile polvere

spazzata via dal vento di maestrale,

quando solo la gramigna

padroneggia indisturbata

poichè le colture avvizziscono per il calore.

 

Arrivi con l’annuncio di lampi e di tuoni,

sottile o tumultuosa,

breve o duratura

E d’improvviso rianimi la natura

che sboccia al tuo richiamo

col suo profumo di muschio e licheni.

Persino l’asfalto emana un suo profumo,

nelle strade della città.

 

Profumo di pioggia,

ricordi d’infanzia

Autunno, settembre, l’uva, la vendemmia.

Profumo di pioggia,

esalta l’odore del mosto

ovunque nella valle

ormai sempre più raro.

 

Ricordi d’infanzia

di un tempo che fu

diverso dall’oggi che non si riconosce più

La vita che passa, la vita che cambia.

Si cresce, si corre, sul viso le rughe.

Amori, dolori, speranze, emozioni.

 

Ricordi preziosi

mischiati agli odori

di babbo e di mamma,

in forma e grintosi

Di feste in famiglia

al ritorno dalla vigna.

 

Ricordi d’autunno

che porta la pioggia

 


Sensazioni

 

Sento autobus

sfrecciarmi davanti

sulla testa il rombo

di un aeroplano.

Due cani al guinzaglio si ringhiano rabbiosi

su un auto una radio bombarda rap.

Due ragazzi per strada

ridendo e ruttando si scambiano insulti

senza porsi il problema

di essere visti o di essere uditi.

Brusca frenata, un clacson assordante

per dire all’amico “ecco sono arrivato”.

Lontana già arriva acuta e sinistra,

di cattivo presagio l’azzurra sirena

della croce rossa o bianca o di qualunque emergenza.

E in mezzo al frastuono

mi scoppia la testa

e mi trovo a pensare

che vorrei urlare

per far tacere il mondo.

Tornare indietro, fino al ventre materno

per sentire ovattato tutto questo rumore,

tornare al mio nido

caldo e accogliente

porto sicuro, placido mare.

Silenzio, fruscio, musica dolce

per l’animo mio.

 

Non vale oro e diamanti

gioielli e preziosi

nè vile denaro

o bieco successo

in questo momento

di assurdo frastuono

trovare il luogo

per sè, dentro sè

dove si ascolta

muto e sospeso

l’immacolato silenzio.