Controvento
Noi salperemo su fredde e logore navi.
Andremo controvento e soffieremo
sulle onde gelide come il vento di tramontana.
Trasformeremo le notti in canti di sirene
e conteremo le stelle di Ponente.
Ci allacceremo le braccia e le ginocchia
e sentiremo i nostri cuori dispersi nel torpore.
Le bianche braccia si solleveranno verso il cielo
e renderanno una preghiera e un voto nuovo.
Ci guarderemo e nella nebbia dispersi
E abbandonati, coglieremo un fiore di rugiada.
Malinconia
Un pezzo di cielo grigio scorreva nelle purpuree vene
Ne attraversava i meandri e corrompeva
I muscoli, lasciandomi
nel torpore della notte.
L’oblio scendeva improvviso e lo sguardo si perdeva
Impotente a decifrare il mondo.
Non accarezzavo più la paura
che aveva cullato le mie ansie,
non chiedevo alla luna nascente
di vegliare sulla mia disperazione,
tutto si rarefaceva nell’assenza, nella nebbia.
Il mio corpo non rispondeva alle preghiere
sorgenti da spiriti torturati.
Tu, malinconia, hai sfoderato una potente sciabola
d’acciaio e ti sei presa la mia anima.
Giovane età
Mondo dai tanti colori
distesi nell’angusto spazio della
giovane età. Se mi soffermo a guardare
I tanti volti che si trastullano nelle vie dei notturni
locali, ritrovi di orde di affamati di vita,
perdo il mio tempo perché
voglio leggere nelle mani languide,
che pigramente cingono un bicchiere ricolmo
o nelle avide bocche che suggono birra
come neonati che cercano il capezzolo gonfio
della pingue madre,
perdo il mio tempo a cercare il desiderio nascosto
di una solidale voglia di esserci,
di un incalzante risveglio,
di un fremito che attraversa morbide membra
per esprimersi nella languidezza estrema di un sacrificio.
Trucchi sapienti hanno tolto sostanza agli sguardi,
capelli acconciati nelle fogge più strane
rimandano a vecchi film di verdi marziani.
Mi sembra che i sogni non abitino più qui,
che le frotte di motorini strombazzanti
abbiano dimenticato la fragilità dell’umanità.
Il frastuono si perpetua come lo scorrere del treno
sui binari vecchi della ferrovia. I sogni se li porta il tempo
ed io m’incupisco e lascio che la notte e la luna coprano
i tristi pensieri,
mentre il suono di un cembalo culla le mie illusioni.
Trapassami l’anima
Trapassami l’anima
dolce sensazione che sembri folata di vento
che sorvola cieli di cirri rigonfi di pioggia.
Riconducimi alle sospirate letizie dei sogni
della gioventù fremente
quando , in attesa alla finestra, gemeva il mio petto
e turbata mordevo l’ultima mela
che avevo sottratto al cestino riposto di nascosto
nella grande madia della vecchia cucina dei nonni.
Correvo incontro alla vita e perpetuavo nelle
parole e nei gesti i turbamenti d’amore che mi affliggevano.
Correvo e contavo i passi che separavano
il tuo dal mio corpo,
la tua anima dalla mia librata in un’estasi
sconosciuta e vitale.
Il respiro mi attanagliava la voce,
solo i miei occhi
ti sussurravano Amore
e si perdevano nello sconfinato mare
del desiderio.
Torna ora dalle visceri profonde della vita
a ripetere i dolci aliti,
a rinnovare e travolgere
teneramente
i giorni che uguali vanno
e si perdono nella malinconia
della assopita speranza.
Poesia
Nuda poesia che disperdi
note vaganti
nell’aria cinerina,
perché non ti fermi a placare
le torbide onde che ombreggiano
le righe inquiete del foglio che bianco
distende le braccia, inerti e claustrali?
Le luci del giorno non brillano,
non mandano bagliori che illuminano
il tepido core.
Non c’è nell’aria un motivo
che vaga immortale
e sofferma le candide ali
nella nascosta piega dell’enfasi
che tarda a mostrarsi perché sopita
ed incerta.
Sorgi e rinnova lo spirito
perché possa vantarsi ancora
di aver percorso mari,
solcato cieli,
spento fiamme,
amato, odiato, gioito, sofferto.
Piegherò il mio capo
e ti ascolterò in silenzio.
Lucida follia
Stemperi i tuoi infiniti silenzi
Nelle fredde acque dell’oceano.
Sei passata rasente il muro
dei pensieri soffocanti
e hai fermato il gelido sorriso
della notte incalzante.
Non hai teso la mano al vento
che ti sussurrava vicino,
non hai allentato i tuoi muscoli
contratti all’aurora che s’apprestava
come un soffio leggero
a tingerti di rosso i capelli.
Hai sfiorato con le tue ali di colibrì
i lirici che intonavano canti
per ricondurti sul passo del mondo
Tutt’intorno t’ illuminavano
i colori dell’arcobaleno.
Un balenio nei tuoi occhi ha annunciato
la festa.
Nuvola
Raccolgo, nell’enfasi delle dolci note
sgorgate dalle corde fruscianti
di una solitaria chitarra, i misteri
dolenti dell’animo mio.
Sorrisi, allegria volano via nel vuoto deserto
che allarga i tentacoli amari della solitudine
estrema.
Parole non dette,
gesti non fatti,
tutto si è perso nel volger di un attimo.
Corro veloce per fermare il destino,
non volgo lo sguardo a cercare
un miraggio.
Tutto è confuso, tutto si è perso,
rimane soltanto una nuvola
in cielo.
La guardo, mi segue e mi par di capire
che non molto lontano
l’anima riposa e il dolore s’acquieta.
–
I nonni
Chiusa nel silenzio della stanza
rimiro sulla scrivania i tre ritratti,
frutto dei giorni che han lasciato
le dolci aure delle primavere della vita.
Mi sollevano dal moto convulso delle
forze di un silenzio pagano.
Tu, donna dal volto segnato dal tempo,
tu madre,con mille pieghe a spiegare la vita,
tu sorridi al mio turgido sguardo
e sospiri al mio esilio.
Nei tuoi occhi passano flutti di marosi inebriati,
nevi che si dissolvono al sole ,
fronde di salici che levano furiose
la pigra mestizia e innalzano cori
di vestali antiche .
Ti devo forse dimenticare?
Chi ha molto amato tarderà ad allontanarsi dal cuore degli uomini.
Le piccole mani di due bimbe
stringono sicure quelle forti dei nonni.
Specchio di lontano ricordo
la foto delle mie bimbe è un trono innalzato
all’amore.
I riccioli inanellano il viso della bimba più piccola
e si ricompongono in volute che sembrano dire
al verde d’intorno “Ci siamo anche noi, confuse,
silenziose nella distesa del piano che ci avvicina
all’avita dimora” Il paese attendeva .
La bimba più grande, corrucciata lega le dita a quelle del nonno
e gli chiede sostegno perché l’accompagni
nella via che s’apre dinanzi.
L’ora mia passa a ritrovare
nella verde distesa dei monti
il senso profondo dell’antico splendore
dell’infanzia e della adulta età
E sottovoce sazio la mia sete,
placo i miei tormenti e mi infliggo
una serenità mai sperata.
Ebbrezza
Nel calice colmo hanno specchiato i loro visi.
Il vino colore dei petali di rosa riluceva
nel bicchiere e inebriava,
pur nella sua statica presenza,
occhi e naso.
Bacco sorrideva gaudente
e lisciava le sue chiome
adorne di grappoli d’uva.
Le giovani vite si lasciavano cullare dal profumo
voluttuoso che si spandeva nell’aria.
Le gole gorgogliavano scomposte al fiume
che dall’aspro sapore di cannella scendeva giù
come un turbine a travolgere le coscienze.
Tutto mutava: i pensieri trasmigravano,
le parole si confondevano,
e gli abbracci diventavano furenti.
La gabbia racchiudeva sgomenta
braccia e gambe.
L’amore fuggiva lontano
mentre la notte spossata
raccoglieva toghe rosse
E copriva nudità.
Fiore d’inverno
Perdersi in un giorno di dicembre
e cercare nelle vie bagnate dalla pioggia sottile
i fili che mi legavano all’ultimo bacio
che ti ho dato, che mi hai dato.
Non conto più le notti insonni , tenevano stretto il mio cuore,
mentre il desiderio di te s’impossessava della mia carne.
Le braccia cingevano vuoti spazi,
gli occhi frugavano il buio per ritrovare
sagome appena accennate.
Le ombre scendevano impietose a rammentarmi
glorie passate.
Non ho sollevato le mani a sfiorare il tuo viso
mi sono persa nella profondità della vita
e ti ho ritrovato in un fiore che nella bruma invernale
non aveva chinato il suo stelo.