Anna Ruocco - Poesie

Controvento

 

Noi salperemo su fredde e logore navi.

Andremo controvento e soffieremo

sulle onde gelide come il vento di tramontana.

Trasformeremo le notti in canti di sirene

e conteremo le stelle di Ponente.

Ci allacceremo le braccia e le ginocchia

e sentiremo i nostri cuori dispersi nel torpore.

Le bianche braccia si solleveranno verso il cielo

e renderanno una preghiera e un voto nuovo.

Ci guarderemo e nella nebbia dispersi

E abbandonati, coglieremo un fiore di rugiada.

 


 

Malinconia

 

Un pezzo di cielo grigio scorreva nelle purpuree vene

Ne attraversava i meandri e corrompeva

I muscoli, lasciandomi

nel torpore della notte.

L’oblio scendeva improvviso e lo sguardo si perdeva

Impotente a decifrare il mondo.

Non accarezzavo più la paura

che aveva cullato le mie ansie,

non chiedevo alla luna nascente

di vegliare sulla mia disperazione,

tutto si rarefaceva nell’assenza, nella nebbia.

Il mio corpo non rispondeva alle preghiere

sorgenti da spiriti torturati.

Tu, malinconia, hai sfoderato una potente sciabola

d’acciaio e ti sei presa la mia anima.

 


 

 Giovane età

 

Mondo dai tanti colori

distesi nell’angusto spazio della

giovane età. Se mi soffermo a guardare

I tanti volti che si trastullano nelle vie dei notturni

locali, ritrovi di orde di affamati di vita,

perdo il mio tempo perché

voglio leggere nelle mani languide,

che pigramente cingono un bicchiere ricolmo

o nelle avide bocche che suggono birra

come neonati che cercano il capezzolo gonfio

della pingue madre,

perdo il mio tempo a cercare il desiderio nascosto

di una solidale voglia di esserci,

di un incalzante risveglio,

di un fremito che attraversa morbide membra

per esprimersi nella languidezza estrema di un sacrificio.

Trucchi sapienti hanno tolto sostanza agli sguardi,

capelli acconciati nelle fogge più strane

rimandano a vecchi film di verdi marziani.

Mi sembra che i sogni non abitino più qui,

che le frotte di motorini strombazzanti

abbiano dimenticato la fragilità dell’umanità.

Il frastuono si perpetua come lo scorrere del treno

sui binari vecchi della ferrovia. I sogni se li porta il tempo

ed io m’incupisco e lascio che la notte e la luna coprano

i tristi pensieri,

mentre il suono di un cembalo culla le mie illusioni.

 


 

Trapassami l’anima

 

Trapassami l’anima

dolce sensazione che sembri folata di vento

che sorvola cieli di cirri rigonfi di pioggia.

Riconducimi alle sospirate letizie dei sogni

della gioventù fremente

quando , in attesa alla finestra, gemeva il mio petto

e turbata mordevo l’ultima mela

che avevo sottratto al cestino riposto di nascosto

nella grande madia della vecchia cucina dei nonni.

Correvo incontro alla vita e perpetuavo nelle

parole e nei gesti i turbamenti d’amore che mi affliggevano.

Correvo e contavo i passi che separavano

il tuo dal mio corpo,

la tua anima dalla mia librata in un’estasi

sconosciuta e vitale.

Il respiro mi attanagliava la voce,

solo i miei occhi

ti sussurravano Amore

e si perdevano nello sconfinato mare

del desiderio.

Torna ora dalle visceri profonde della vita

a ripetere i dolci aliti,

a rinnovare e travolgere

teneramente

i giorni che uguali vanno

e si perdono nella malinconia

della assopita speranza.

 


 

 Poesia

 

Nuda poesia che disperdi

note vaganti

nell’aria cinerina,

perché non ti fermi a placare

le torbide onde che ombreggiano

le righe inquiete del foglio che bianco

distende le braccia, inerti e claustrali?

Le luci del giorno non brillano,

non mandano bagliori che illuminano

il tepido core.

Non c’è nell’aria un motivo

che vaga immortale

e sofferma le candide ali

nella nascosta piega dell’enfasi

che tarda a mostrarsi perché sopita

ed incerta.

Sorgi e rinnova lo spirito

perché possa vantarsi ancora

di aver percorso mari,

solcato cieli,

spento fiamme,

amato, odiato, gioito, sofferto.

Piegherò il mio capo

e ti ascolterò in silenzio.

 


 

 Lucida follia

 

Stemperi i tuoi infiniti silenzi

Nelle fredde acque dell’oceano.

Sei passata rasente il muro

dei pensieri soffocanti

e hai fermato il gelido sorriso

della notte incalzante.

Non hai teso la mano al vento

che ti sussurrava vicino,

non hai allentato i tuoi muscoli

contratti all’aurora che s’apprestava

come un soffio leggero

a tingerti di rosso i capelli.

Hai sfiorato con le tue ali di colibrì

i lirici che intonavano canti

per ricondurti sul passo del mondo

Tutt’intorno t’ illuminavano

i colori dell’arcobaleno.

Un balenio nei tuoi occhi ha annunciato

la festa.

 


 

Nuvola

 

Raccolgo, nell’enfasi delle dolci note

sgorgate dalle corde fruscianti

di una solitaria chitarra, i misteri

dolenti dell’animo mio.

Sorrisi, allegria volano via nel vuoto deserto

che allarga i tentacoli amari della solitudine

estrema.

Parole non dette,

gesti non fatti,

tutto si è perso nel volger di un attimo.

Corro veloce per fermare il destino,

non volgo lo sguardo a cercare

un miraggio.

Tutto è confuso, tutto si è perso,

rimane soltanto una nuvola

in cielo.

La guardo, mi segue e mi par di capire

che non molto lontano

l’anima riposa e il dolore s’acquieta.


 

I nonni

 

Chiusa nel silenzio della stanza

rimiro sulla scrivania i tre ritratti,

frutto dei giorni che han lasciato

le dolci aure delle primavere della vita.

Mi sollevano dal moto convulso delle

forze di un silenzio pagano.

Tu, donna dal volto segnato dal tempo,

tu madre,con mille pieghe a spiegare la vita,

tu sorridi al mio turgido sguardo

e sospiri al mio esilio.

Nei tuoi occhi passano flutti di marosi inebriati,

nevi che si dissolvono al sole ,

fronde di salici che levano furiose

la pigra mestizia e innalzano cori

di vestali antiche .

Ti devo forse dimenticare?

Chi ha molto amato tarderà ad allontanarsi dal cuore degli uomini.

Le piccole mani di due bimbe

stringono sicure quelle forti dei nonni.

Specchio di lontano ricordo

la foto delle mie bimbe è un trono innalzato

all’amore.

I riccioli inanellano il viso della bimba più piccola

e si ricompongono in volute che sembrano dire

al verde d’intorno “Ci siamo anche noi, confuse,

silenziose nella distesa del piano che ci avvicina

all’avita dimora” Il paese attendeva .

La bimba più grande, corrucciata lega le dita a quelle del nonno

e gli chiede sostegno perché l’accompagni

nella via che s’apre dinanzi.

L’ora mia passa a ritrovare

nella verde distesa dei monti

il senso profondo dell’antico splendore

dell’infanzia e della adulta età

E sottovoce sazio la mia sete,

placo i miei tormenti e mi infliggo

una serenità mai sperata.

 


 

 Ebbrezza

 

Nel calice colmo hanno specchiato i loro visi.

Il vino colore dei petali di rosa riluceva

nel bicchiere e inebriava,

pur nella sua statica presenza,

occhi e naso.

Bacco sorrideva gaudente

e lisciava le sue chiome

adorne di grappoli d’uva.

Le giovani vite si lasciavano cullare dal profumo

voluttuoso che si spandeva nell’aria.

Le gole gorgogliavano scomposte al fiume

che dall’aspro sapore di cannella scendeva giù

come un turbine a travolgere le coscienze.

Tutto mutava: i pensieri trasmigravano,

le parole si confondevano,

e gli abbracci diventavano furenti.

La gabbia racchiudeva sgomenta

braccia e gambe.

L’amore fuggiva lontano

mentre la notte spossata

raccoglieva toghe rosse

E copriva nudità.

 


 

 Fiore d’inverno

 

Perdersi in un giorno di dicembre

e cercare nelle vie bagnate dalla pioggia sottile

i fili che mi legavano all’ultimo bacio

che ti ho dato, che mi hai dato.

Non conto più le notti insonni , tenevano stretto il mio cuore,

mentre il desiderio di te s’impossessava della mia carne.

Le braccia cingevano vuoti spazi,

gli occhi frugavano il buio per ritrovare

sagome appena accennate.

Le ombre scendevano impietose a rammentarmi

glorie passate.

Non ho sollevato le mani a sfiorare il tuo viso

mi sono persa nella profondità della vita

e ti ho ritrovato in un fiore che nella bruma invernale

non aveva chinato il suo stelo.