LE PRIME LUCI DELL’ALBA
Nel crepuscolo eterno della stanza, al di sotto di voluminose tele di ragno annidate in ogni angolo del soffitto, vi erano tre curiosi bambini un po’ assonnati.
I racconti del mattino, con accompagnamento musicale di cicale e profumo di terra umida, erano i più desiderati ed amati.
La richiesta di una fiaba era repentina ed abituale, spesso al seguito di risvegli da sogni bizzarri e favolistici, ispirati da film di fantascienza o dal mistero della natura; dal sublime che, col suo fascino inequivocabile, li faceva sentire più minuti ed indifesi di quanto fossero.
Le notti nascondevano misteri, rumori, fruscii, con la sola consapevolezza che con gli alberi e col vento tutto avrebbe assunto un senso e delle ombre.
Le poesie, lette a voce alta dal padre la sera, facevano scaturire il più delle volte qualche sbadiglio, almeno un quesito e la voglia di rintanarsi sotto le calde coperte, appartenenti a quelle notti invernali. Accresceva, ad ogni parola melodica e distensiva delle sue letture, spesso di arduo spessore, la brama di chiudere gli occhi.
Si dissolvevano i rumori dei motorini sfreccianti sulle strade in lontananza e quello del tic-tac degli orologi della casa. Si dissolveva l’odore del tostapane bruciacchiato, utilizzato per la cena; imbrunivano gli oggetti e con essi la realtà circostante.
Il serpeggiare di mostruose creature della mente, tra pini e siepi immaginarie, consigliavano alla giovanissima narratrice la trama del suo prossimo racconto.
Mentre le tre bambole di pezza erano sparse nel parquet e le prime luci dell’alba si riflettevano sul lattescente armadio fronte stante, ecco che i bambini schiudevano le sottili palpebre: la favola incominciava ad essere rivelata.
CERCALA IN OGNI COSA
La poesia non è lettera
Non è neppure parola
La poesia è ovunque
Tu la possa trovare
Lei non sta nel cielo
Non è fra le maree
È soltanto schiuma
Sulla riva
Che fa presto a scomparire
Cercala la poesia
Trovala in te stesso
Quando tutto sembra un dramma
Ma con lei diventa fiaba
La poesia non ha regole
E non ha neppure un nome
La poesia è uno sguardo perso
Una donna di ottant’anni
Un uomo col cappello
Tra la pioggia
In mezzo al vento
Cercala la poesia
Fallo se sei solo
Riuscirai ad udirne
Persino il richiamo.
A MIA MADRE
Hai custodito questo errore
E l’hai fatto per amore
Nel tuo grembo
Nel tuo corpo
Hai custodito questa vita
L’hai pensata cresciuta e forte
E non avresti più pensato
Con paura neanche alla morte
In quei giorni un po’ indecisi
Di sole e tempesta erano le parole
Come queste
Capovolte
Sgualcite
A volte macigni di parole
Hai custodito quattro errori
Nei tuoi pensieri
E nelle tue ambizioni
Che ti sei giocata come carte
Hai custodito queste vite
Dentro uno scrigno di cartone
Ora peseremo le parole
Pronunciate e pensate
In quella stanza
Senza finestre
Daremo un peso
Al suo corpo ormai adulto
Della tua stessa misura
Del tuo stesso colore
Mamma, quanti grammi pesa l’amore?
EMOZIONI IN BILICO DI UN’ESISTENZA
Siamo poeti che amano la vita
con tanta tristezza che ci avvolge,
come un manto di seta
leggera.
Siamo scrittori dalle infinite storie
e dall’eterno animo bambino.
Siamo un tuffo nei lontani ricordi.
Siamo profumo nostalgico,
piccolissima parte di un tutto..
infinito.
Siamo artisti pieni di colori,
di forme, di emozioni in bilico..
e siamo ancora, un tuffo nella tela.
Siamo scienziati,
con tanto ancora da scoprire.
Siamo attori senza copione
che indossano infinite maschere
e custodiscono segreti.
Siamo l’ombra buia di un pensiero
e la luminosità del sole del mattino.
Siamo l’odore del mare e
le stelle luccicanti
di una notte d’agosto.
Siamo filosofi che cercano il senso dell’essenza.
E come sognatori,
crediamo nella magia.
Crediamo nell’infinito
mentre disarmati,
di fronte ad un tempo che scorre
veloce,
ci accorgiamo che non siamo più
ciò che eravamo.
ANIMA E CORPO
Ti eri smarrita
Per le vie della luna
Tra la pioggia
Che scivola giù
In quella laguna
Umida e secca
Che la mia notte
Sognava
Ti eri smarrita
In un sentiero nodoso
Di pensieri
Aggrovigliati tra le dita
Tra i capelli scuri
Raccolti
Ti avevo persa
Non so dove
E non lo sai neppure tu
In quel sentiero di
Terra e sole
Di fango e nuvole
Ma non sei più lì.
BAMBINI DEL PASSATO
Oggi ricordavo di noi due:
Ti rivedevo su quel prato,
senza erba,
mentre trasformavi le nuvole
in immagini di sogni.
Oggi ricordavo di te
e del tuo nome
che non conosco più.
Due talpe tra la terra,
tra voragini nel vuoto,
tra fantastiche avventure,
tra tappeti fluttuanti,
tra complici sguardi senza paure.
E ricordavo di te
rivedendoti correre
tra i fiori della notte,
tra la gente ed i suoi sguardi,
tra i momenti
di questa vita.
Veloce,
come il tempo
che non si è mai fermato
Tramutandoci
per sempre.
E quanto dura?
La misera eternità
di due talpe cieche
quanto sorde.
Mute quanto basta,
per renderci due talpe sconosciute.
ARCHE’
Sollevando polvere
Dai sentieri reconditi
Del pensiero
Con quelle scarpe nuove
Ma un po’ sgualcite
Di chi non sa volare
Tra gli Archè più antichi
E le credenze della gente
Tra ciò che ritenevano principi
E tu invano lì
A cercare
Nei dintorni dell’immateriale
Era necessaria una torcia di carta
Per far luce sulle vere cose
Mirare oltre il visibile
E trovare il senso dei tuoi giorni.
FALERNA
Monti desolati
sulle nuvole assolate
gialle come le mimose
Nelle quali
in cerca di volti
non si intravedono persone
Due scarpe,
un drago
e poi una libellula
e un mago
E solo stelle
dopo qualche giro
e qualche nuvola scura.
INNAMORARSI ANCORA
Quanti cantanti
Hanno cantato
Dell’amore ?
Di amori senza tempo
O di amori innamorati
Che non si sarebbero mai lasciati
Che erano infinita utopia
D’incanto e meraviglia
Breve come la vita d’una foglia
Già caduta
Chissà quanti pittori hanno dipinto
Dell’amore
Quell’amore
Prima Rosso
Poi verde
Poi grigio
E di mille colori tutti assieme
Alla fine della fine
Tanti pittori
Innamorati
Del passato
Di oggi alle dieci di sera
E di quando sarà
E sai quanti poeti
Hanno scritto di un loro amore?
Tanta poesia
In cui avremmo voluto credere
O quantomeno
Sperare
Oppure sprofondare
Ma tu lo sai che alla fine
Finisce
Sempre uguale
Mettiamola da parte questa chitarra
E poi il pennello
Neanche la penna ci servirà.
PER TE, CHE SEI ANCORA CON ME
I nostri corpi vengono animati da un soffio di vita leggero, invisibile per chi non è ancora un buon osservatore di sogni, di ricordi eterni che mantengono in vita cuori che hanno smesso di battere.
Forse basterebbe “solo” percepire chi è qui ma anche altrove –come del resto te da adesso- per trovare il coraggio di accettare qualcosa di terribile, e al contempo di naturale e relativamente prevedibile come questo.
Ma cos’è quel “solo” che ci frega tutti?
Cos’è la felicità? L’amore? La solitudine cos’è? E la morte? Che cos’è la vita? Cos’eravamo prima di essere noi? E dopo, cosa saremo? Quanto è immenso l’infinito? Da quanto tempo esiste il tempo? Chi sono io?
Caos.
Leggero, pesante, statico.
Sdrammatizzo il tutto. Mi abituo a farlo.
Prendo un pennello
e dipingo il mio mondo. Poi guardo il cielo e sogno. Scrivo del sogno e rido.
Non voglio mai più limitarmi a ciò che vedo.
Ma mi sentirò molto più sola senza la certezza che ci sei.
In qualsiasi luogo magico sarai, sappi che per sempre sarai una piccola parte di me.