Anna Zazie Amato - Poesie

LE PRIME LUCI DELL’ALBA

 

Nel crepuscolo eterno della stanza, al di sotto di voluminose tele di ragno annidate in ogni angolo del soffitto, vi erano tre curiosi bambini un po’ assonnati.

I racconti del mattino, con accompagnamento musicale di cicale e profumo di terra umida, erano i più desiderati ed amati.

La richiesta di una fiaba era repentina ed abituale, spesso al seguito di risvegli da sogni bizzarri e favolistici, ispirati da film di fantascienza o dal mistero della natura; dal sublime che, col suo fascino inequivocabile, li faceva sentire più minuti ed indifesi di quanto fossero.

 

Le notti nascondevano misteri, rumori, fruscii, con la sola consapevolezza che con gli alberi e col vento tutto avrebbe assunto un senso e delle ombre.

 

Le poesie, lette a voce alta dal padre la sera, facevano scaturire il più delle volte qualche sbadiglio, almeno un quesito e la voglia di rintanarsi sotto le calde coperte, appartenenti a quelle notti invernali. Accresceva, ad ogni parola melodica e distensiva delle sue letture, spesso di arduo spessore, la brama di chiudere gli occhi.

Si dissolvevano i rumori dei motorini sfreccianti sulle strade in lontananza e quello del tic-tac degli orologi della casa. Si dissolveva l’odore del tostapane bruciacchiato, utilizzato per la cena; imbrunivano gli oggetti e con essi la realtà circostante.

 

Il serpeggiare di mostruose creature della mente, tra pini e siepi immaginarie, consigliavano alla giovanissima narratrice la trama del suo prossimo racconto.

 

Mentre le tre bambole di pezza erano sparse nel parquet e le prime luci dell’alba si riflettevano sul lattescente armadio fronte stante, ecco che i bambini schiudevano le sottili palpebre: la favola incominciava ad essere rivelata.


CERCALA IN OGNI COSA

 

La poesia non è lettera

Non è neppure parola

La poesia è ovunque

Tu la possa trovare

Lei non sta nel cielo

Non è fra le maree

È soltanto schiuma

Sulla riva

Che fa presto a scomparire

Cercala la poesia

Trovala in te stesso

Quando tutto sembra un dramma

Ma con lei diventa fiaba

La poesia non ha regole

E non ha neppure un nome

La poesia è uno sguardo perso

Una donna di ottant’anni

Un uomo col cappello

Tra la pioggia

In mezzo al vento

Cercala la poesia

Fallo se sei solo

Riuscirai ad udirne

Persino il richiamo.


 

A MIA MADRE

 

Hai custodito questo errore

E l’hai fatto per amore

Nel tuo grembo

Nel tuo corpo

 

Hai custodito questa vita

L’hai pensata cresciuta e forte

E non avresti più pensato

Con paura neanche alla morte

 

In quei giorni un po’ indecisi

Di sole e tempesta erano le parole

Come queste

Capovolte

Sgualcite

A volte macigni di parole

 

Hai custodito quattro errori

Nei tuoi pensieri

E nelle tue ambizioni

Che ti sei giocata come carte

 

Hai custodito queste vite

Dentro uno scrigno di cartone

 

Ora peseremo le parole

Pronunciate e pensate

In quella stanza

Senza finestre

 

Daremo un peso

Al suo corpo ormai adulto

Della tua stessa misura

Del tuo stesso colore

 

Mamma, quanti grammi pesa l’amore?


 

EMOZIONI IN BILICO DI UN’ESISTENZA

 

Siamo poeti che amano la vita

con tanta tristezza che ci avvolge,

come un manto di seta

leggera.

Siamo scrittori dalle infinite storie

e dall’eterno animo bambino.

Siamo un tuffo nei lontani ricordi.

Siamo profumo nostalgico,

piccolissima parte di un tutto..

infinito.

Siamo artisti pieni di colori,

di forme, di emozioni in bilico..

e siamo ancora, un tuffo nella tela.

Siamo scienziati,

con tanto ancora da scoprire.

Siamo attori senza copione

che indossano infinite maschere

e custodiscono segreti.

Siamo l’ombra buia di un pensiero

e la luminosità del sole del mattino.

Siamo l’odore del mare e

le stelle luccicanti

di una notte d’agosto.

Siamo filosofi che cercano il senso dell’essenza.

E come sognatori,

crediamo nella magia.

Crediamo nell’infinito

mentre disarmati,

di fronte ad un tempo che scorre

veloce,

ci accorgiamo che non siamo più

ciò che eravamo.


ANIMA E CORPO

 

Ti eri smarrita

Per le vie della luna

Tra la pioggia

Che scivola giù

 

In quella laguna

Umida e secca

Che la mia notte

Sognava

 

Ti eri smarrita

In un sentiero nodoso

Di pensieri

Aggrovigliati tra le dita

Tra i capelli scuri

Raccolti

 

Ti avevo persa

Non so dove

E non lo sai neppure tu

 

In quel sentiero di

Terra e sole

Di fango e nuvole

 

Ma non sei più lì.


 

BAMBINI DEL PASSATO

 

Oggi ricordavo di noi due:

Ti rivedevo su quel prato,

senza erba,

mentre trasformavi le nuvole

in immagini di sogni.

Oggi ricordavo di te

e del tuo nome

che non conosco più.

Due talpe tra la terra,

tra voragini nel vuoto,

tra fantastiche avventure,

tra tappeti fluttuanti,

tra complici sguardi senza paure.

E ricordavo di te

rivedendoti correre

tra i fiori della notte,

tra la gente ed i suoi sguardi,

tra i momenti

di questa vita.

Veloce,

come il tempo

che non si è mai fermato

Tramutandoci

per sempre.

E quanto dura?

La misera eternità

di due talpe cieche

quanto sorde.

Mute quanto basta,

per renderci due talpe sconosciute.


ARCHE’

 

Sollevando polvere

Dai sentieri reconditi

Del pensiero

Con quelle scarpe nuove

Ma un po’ sgualcite

Di chi non sa volare

Tra gli Archè più antichi

E le credenze della gente

Tra ciò che ritenevano principi

E tu invano lì

A cercare

Nei dintorni dell’immateriale

Era necessaria una torcia di carta

Per far luce sulle vere cose

Mirare oltre il visibile

E trovare il senso dei tuoi giorni.


FALERNA

 

Monti desolati

sulle nuvole assolate

gialle come le mimose

 

Nelle quali

in cerca di volti

non si intravedono persone

 

Due scarpe,

un drago

e poi una libellula

e un mago

 

E solo stelle

dopo qualche giro

e qualche nuvola scura.


INNAMORARSI ANCORA

 

Quanti cantanti

Hanno cantato

Dell’amore ?

 

Di amori senza tempo

O di amori innamorati

Che non si sarebbero mai lasciati

Che erano infinita utopia

D’incanto e meraviglia

Breve come la vita d’una foglia

Già caduta

 

Chissà quanti pittori hanno dipinto

Dell’amore

 

Quell’amore

Prima Rosso

Poi verde

Poi grigio

E di mille colori tutti assieme

Alla fine della fine

 

Tanti pittori

Innamorati

Del passato

Di oggi alle dieci di sera

E di quando sarà

 

E sai quanti poeti

Hanno scritto di un loro amore?

 

Tanta poesia

In cui avremmo voluto credere

O quantomeno

Sperare

Oppure sprofondare

Ma tu lo sai che alla fine

Finisce

Sempre uguale

 

Mettiamola da parte questa chitarra

E poi il pennello

 

Neanche la penna ci servirà.


PER TE, CHE SEI ANCORA CON ME

 

I nostri corpi vengono animati da un soffio di vita leggero, invisibile per chi non è ancora un buon osservatore di sogni, di ricordi eterni che mantengono in vita cuori che hanno smesso di battere.

Forse basterebbe “solo” percepire chi è qui ma anche altrove –come del resto te da adesso- per trovare il coraggio di accettare qualcosa di terribile, e al contempo di naturale e relativamente prevedibile come questo.

Ma cos’è quel “solo” che ci frega tutti?

Cos’è la felicità? L’amore? La solitudine cos’è? E la morte? Che cos’è la vita? Cos’eravamo prima di essere noi? E dopo, cosa saremo? Quanto è immenso l’infinito? Da quanto tempo esiste il tempo? Chi sono io?

Caos.

Leggero, pesante, statico.

 

Sdrammatizzo il tutto. Mi abituo a farlo.

Prendo un pennello

e dipingo il mio mondo. Poi guardo il cielo e sogno. Scrivo del sogno e rido.

 

Non voglio mai più limitarmi a ciò che vedo.

 

Ma mi sentirò molto più sola senza la certezza che ci sei.

In qualsiasi luogo magico sarai, sappi che per sempre sarai una piccola parte di me.