Antoine Fratini - Poesie e Racconti

Per strade cittadine

 

Un uomo, una donna. Camminano fianco a fianco con passo regolare. Si conoscono, sanno che tra di loro nulla deve succedere. Dieci o forse venti i centimetri che li separano. Breve ma ancora gigantesca distanza. Di tanto in tanto il dondolio dei corpi marcianti, le asperità del marciapiede, i passanti che dall’altro senso vanno loro incontro obbligandoli a roteare il bacino, a rallentare il passo, a spostare i corpi giocando sullo spazio che li separa. Effetto ottico: molle interstizio. È come se intercedesse un elastico invisibile ma potente a limitare l’allontanamento dei corpi. Non solo: si vede bene che alla minima estensione risponde un movimento contrario di repentino riavvicinamento. Casualmente, meccanicamente, le mani amiche si sfiorano. Poi le braccia, le spalle… I corpi rimbalzano l’uno contro l’altro come goffi atomi in balìa del clinamen lucreziano. Aumenta la distrazione degli sguardi. Chi posa gli occhi sull’improbabile paraurto dell’auto parcheggiata, chi sul vestito del passante di turno… Ci si mette anche il semaforo all’angolo del negozio di fiori. Una vetrina limpida, appena lavata, che si potrebbe anche non scorgere se non per i riflessi di luci. Marea di gente. Impossibile in quelle condizioni ristabilire l’equilibrata distanza. I centimetri incominciano ad urlare. Primavera soltanto, ma il caldo si è fatto insopportabile. Nessuno sembra arguire. Finché gli sguardi ancora ballerini e vuoti non scorgono l’immagine di due corpi appiccicati e attorniati da grossi gigli bianchi e petali di rose… Il rosso, il giallo, il verde del semaforo si alternano come a trafigurare e benedire i volti riflessi sul vetro. Una mano si fa avanti, l’altra segue. Ciascuno guarda l’altro e al contempo vede l’altro guardare sé stesso…

 

 

Omaggio a Marguerite Duras


 

 

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